Prêt-a-personnalité
Immaginatevi di entrare in un luogo magico dove ritrovare una forte motivazione per assaporare il piacere di indossare un capo su misura. Il fascino, il lusso e la sensibilità del fatto a mano dove è ancora possibile cogliere tutte le sfumature dell’abito sartoriale, del curato, dell’elaborato. Questo in sintesi l’atelier Barbara Montagnoli, dove ogni abito viene immaginato, disegnato e realizzato artigianalmente. Tre donne al timone, dinamiche, decise e determinate che hanno avuto il coraggio di riprendere e rifondare l’idea del “fatto a mano”: Barbara Montagnoli, Alessandra Ginelli e Alessandra Lucherini.
Barbara è la stilista, la première, la modellista, l’anima critica e creativa. Arriva dalla migliore tradizione italiana dell’alta sartoria che crea moda donna dagli anni ’60. È volitiva, tenace, è passione e creatività messe assieme. Barbara inventa la bellezza di un capo e la sperimenta. Se fosse un tessuto sarebbe “pelle con tanta organza esagerata in mezzo”. Così si definisce. Non ci stupisce infatti trovarla a lavorare nella sua fucina creativa con ago, filo, ditale e metro da sarta intorno al collo immersa nei cartamodelli, tra tagli di stoffa, gessetti, bottoni, nastri e forbici. Con lei cerchiamo di entrare dentro le pieghe e i segreti di un abito.
Barbara da dove nasce l’idea …
“Tutto parte dal tessuto. Se non si toccano le stoffe l’idea c’è ma è vaga, non parte. I tessuti vanno toccati, sentiti e capiti. Dopodiché mischiati, lavorati e gestiti con la manualità. Il mio pensiero e il mio concetto di abito nascono già da come eseguirlo, quindi non solo disegno ma innanzitutto realizzazione. E’ fondamentale stabilire un contatto tattile e visivo con stoffe e materiali diversi per poi cimentarsi con le tecniche del cucito e della creazione di moda per realizzare un modello unico”.
Qual è il leitmotiv della collezione di questa primavera?
“Mi sono ispirata alle viole mammole e ai loro colori. Avevo proprio voglia di una sferzata di aria fresca e primaverile e le viole mi fornivano proprio quel senso dell’armonico, del gioioso e del piacevole al tatto. Gli abiti infatti riprendono tutte le loro sfumature e anche la morbidezza delle forme, soprattutto in alcune maniche a sbuffo e nel volume delle gonne”.
Una delle tue ultime creazioni più stravaganti?
“Una sposa in frac bianco. Un bell’incontro creativo”.
Con te parliamo di lavorazione artigianale e sartoriale, di fatto a mano. Quanto è difficile oggi portare avanti un concetto settoriale così importante e specifico rispetto al prêt-à-porter?
“Eseguire a mano un intero abito è molto laborioso, ma il risultato finale è unico ed irripetibile. Non è una gerarchia assolutistica quella della haute couture sulla produzione in serie del prêt-à-porter, ma è una scelta. Mettere in evidenza le tecniche della manifattura e i suoi processi combinatori, scegliere i tessuti migliori, deciderne gli abbinamenti, significa affermare con forza la dignità del proprio mestiere. Innegabilmente la difficoltà c’è. Il low cost ha rimodellato i gusti del consumatore abituandolo alla voracità labile dell’usa e getta pur nella democrazia del costo accessibile per tutti. Si tratta di personalizzazione contro massificazione. Il nostro mestiere è quello di offrire vere coccole di moda”.
Cosa non deve mai avere un abito che si dica abito?
“I tagli non ben posizionati, le finiture raffazzonate e le stropicciature. Le stropicciature proprio no. L’abito ha le sue regole, esige il giusto rispetto”.
Alessandra Ginelli è una donna estremamente comunicativa, energica e brillante che vanta 20 anni di esperienza nel settore del management. Quando ha iniziato i suoi primi passi da appassionata entusiasta nell’Atelier non sapeva quasi niente del mondo della moda; oggi è una perfetta ambasciatrice del brand.
E’ lei che ci illustra il DNA dell’Atelier.
“Personalizzare, differenziare, internazionalizzare, sono le nostre parole chiave, quello che noi amiamo definire ‘prêt a personnalité’. L’abito per esprimere se stessi fino in fondo. La nostra Colletteria nasce proprio da questi elementi…”
La Colletteria, un accessorio davvero unico nel suo genere che mi ha davvero colpito e al quale ho dedicato un articolo. (Facciamocci prendere per la gola….)
“Si, ti ringraziamo davvero; il tuo articolo ha descritto perfettamente ciò che pensiamo e realizziamo. La Colletteria è il nostro brand identity. Cercavamo un accessorio che rispecchiasse il nostro modo di intendere la moda e la femminilità, e Barbara, che è molto materica e tattile nel suo lavoro, palpando un plissè, ha iniziato ad intuirne la sua struttura da collier. Ha cominciato a studiare il periodo vittoriano, le lattughe del 1600 che a Burano le merlettaie facevano a mano, ed è nata la nostra gorgiera rivisitata, la chiave che apre al nostro mondo. Ha un costo accessibile, non ha un problema di taglia, non impegna come un abito su misura, non ha stagione, cambia il look rapidamente ed ha molto personalità”.
Cosa vi differenzia dagli altri?
“Agire locale e pensare globale è il nostro slogan. Tenendo conto delle dinamiche moderne dei mercati della moda, dei nuovi gusti e delle nuove tendenze, vogliamo assolutamente mantenere le peculiarità e le particolarità storiche della nostra tradizione artigianale e sartoriale, traducendone i ‘nuovi segni’ ad una fascia di mercato più vicina a noi. Non si può ignorare il territorio dove affondano le proprie radici. Crema è il nostro crogiuolo. Amiamo essere circondate dall’effetto “abbraccio” di una cittadina; ci piace che sia una piccola città di provincia, che sia curata, che sia vivace culturalmente. Ci rispecchia. L’artigianalità italiana è sempre viva anche in piccole realtà!”
Non vi arrendete al fast fashion…
“No. Noi ragioniamo su un prodotto che è sempre fatto su misura, personale, mai sviluppato in taglia, mai uguale e con tessuti italiani pregiati accuratamente selezionati e provenienti dalle migliori filiere produttive specializzate in ogni settore, la seta da Como, la lana da Biella, il jersey e la viscosa da Carpi. L’esperienza di vivere un abito esclusivo richiede un’apertura intellettuale alla moda che non significa chiudere la porta all’easy-to-wear, ma spalancarla all’eccellenza e all’esclusività del fatto a mano. Certo si tratta di un cambio culturale grande. Qui non vedi l’abito, te lo devi immaginare. Ma è proprio questo il bello, la sfida”.
Alessandra Lucherini è una donna molto raffinata. Indossa egregiamente una gorgiera animalier con piume blu royal su lupetto nero. La sua precedente “vita” la vedeva impegnata nell’azienda dolciaria di famiglia, poi è passata “dal croissant al pizzo chantilly “come lei stessa afferma. Entrata in punta di piedi in Atelier, oggi è una scrupolosa fashion specialist e event planner.
Alessandra, iniziamo dal pizzo Chantilly …
“Si, il mio preferito in assoluto. È leggero, raffinato, fiabesco, è il pizzo per eccellenza, il tessuto più elegante e prezioso che una donna possa scegliere. Ineguagliabile. Poi le mani sapienti di Barbara hanno la magia di trasformarlo davvero in qualcosa di unico. Si può dire che ho sentito il suo richiamo per avvicinarmi all’Atelier”.
Come sei arrivata in Atelier?
“Sono sempre stata attratta dal mondo della moda e la grande passione per l’arte mi ha spinta oltre. Per me il punto fermo su quello che noi chiamiamo fashion style è la contaminazione continua tra queste due essenze, un viaggio culturale nell’arte attraverso la moda. Quindi soluzioni sartoriali, materiali e decorazioni artistiche”.
Suggestivo. Una sorta di moodboard.
“In un certo senso si. Un’occasione unica per far emergere il proprio gusto estetico, narrare una storia attraverso capi di alta moda. Un concept che Barbara ha amato fin da subito e che ha sposato in pieno. Questo è stato il punto di partenza che ha portato alla realizzazione della collezione Nami ispirata alle stampe giapponesi ukiyo-e realizzate tra il XVII e il XX secolo. Una collezione preparata in 9 mesi che ha sfilato a Milano durante l’ultima Vogue Fashion Night Out – serata della moda di eccellenza organizzata da Vogue. Ne sono molto orgogliosa”.
Distinguersi e comunicarlo, un bell’impegno.
“Certo, ma molto appagante. Tutto dipende dal messaggio e dall’atmosfera che vuoi creare e condividere. Quando una cosa mi appassiona mi piace farla vivere. I social che fanno dell’immediatezza il loro più grande punto di forza sono oggi un elemento strategico della comunicazione fashion. Non possiamo esimerci dai nuovi linguaggi. Creare, produrre ma anche comunicare, farsi conoscere per costruire e diffondere il proprio progetto. Mi piace partecipare attivamente agli shooting fotografici e predisporre gli eventi, i fashion show, gli after party, cercare le location. Il nostro ‘effetto moda’ vogliamo comunicarlo con le emozioni dell’abito per esprime se stessi, cercando di avvicinare anche quelle persone che non si avvicinerebbero mai ad un Atelier, perché magari considerato esclusivamente di élite e non accessibile. E le nostre sedute di stile fanno la differenza …”
Cosa è una seduta di stile?
“E un evento dedicato e personalizzato, un trunk show. Concedersi un’esperienza da vivere e da indossare, passando 1 ora in atelier, provando le collezioni, lasciandosi ispirare, imparare a conoscere e scegliere i tessuti migliori, decidere gli abbinamenti, sperimentare insieme alla stilista che segue la propria individualità, il proprio carattere e la propria fisicità, generando ‘consapevolezza’. In poche parole indossa la “tua” personalità – ‘prêt a personnalité’ – … è un’esperienza che invito a fare”.
Con queste premesse non potevo certo congedarmi senza un brevissimo trunk show, come ama definirlo Alessandra L. Una prova di gorgiera!
Bellissime, quale scelgo? …. Proviamole tutte. La morbidezza e il calore dello chiffon di seta attorno al collo infonde la piacevolezza di una carezza che non vorresti che terminasse mai. Un autentico piacere sensoriale oltre che estetico. Specchiarsi con una gorgiera è esilarante. Puoi trasformarti in pochi minuti e scegliere se essere aristocratica, eclettica, raffinata, spiritosa o egocentrica. Un bel mood!
Un grazie di cuore all’Atelier per averci regalato un pomeriggio non solo per ammirare ma anche per osservare, “toccare con mano”, considerare e riflettere sulla grande ricchezza delle idee e dello stile. E se è vero che la bellezza sta nei dettagli, è obbiettivamente vero che qui troviamo vera bellezza.
Ultima cosa, naturalmente non potevo non uscire dall’Atelier senza la “mia” gorgiera. E’ in chiffon di seta plissè con passamaneria in color dusty blue. Una meraviglia!