“PUNK: Chaos to Couture” lo stile anti-istituzionale per eccellenza conquista il Met
“PUNK: Chaos to Couture”, mostra organizzato dal Costume Institute del Metropolitan Museum di New York e visitabile presso il Met dal 9 maggio al 14 agosto 2013, esamina l’impatto del punk sull’haute couture, dalla nascita del movimento negli anni ‘70 fino all’influenza esercitata sulla nostra contemporaneità. «Fin dalle sue origini, il punk ha avuto un’influenza incendiario sulla moda» ha sottolineato Andrew Bolton, curatore del Costume Institute «anche se la democrazia del punk è in contrasto con l’autocrazia della moda, gli stilisti continuano ad appropriarsi del vocabolario estetico del punk per catturare il suo portato di ribellione giovanile e la sua forza aggressiva».
Thomas P. Campbell, direttore e CEO del Metropolitan Museum of Art ha evidenziato come l’impronta del punk, e la sua mescolanza di riferimenti, sia stata alimentata dagli sviluppi artistici di movimenti come il Dada e il Postmodernismo: ha quindi particolare senso presentare questa mostra in un museo come il Metropolitan; ha sottolineato inoltre «in effetti è il dialogo tra arte e moda ciò che rende il Costume Institute così unico». L’esposizione è stata realizzata grazie al contributo di Moda Operandi e al supporto aggiuntivo di Condé Nast, a questo proposito Campbell ha aggiunto: «Progetti come questo non possono essere realizzati senza sponsorizzazioni, e abbiamo molto apprezzato la generosità di Moda Operandi, e dei suoi co-fondatori Aslaug Magnusdottir e Lauren Santo Domingo».
Abiti punk originali, della metà degli anni ’70, si giustappongono a proposte moda recenti per illustrare come haute couture e prêt-à-porter abbiano preso in prestito i simboli visivi del movimento: alle paillettes si sostituiscono le spille da balia, le piume divengono lameette, le perline cedono il passo alle borchie. La mostra ruota attorno a materiali, tecniche e ornamenti propri dello stile anti-istituzionale per eccellenza, e si concentra sul rapporto tra il concetto di punk ‘fai-da-te’ e il concetto di couture ‘su misura’. Tutto è presentato attraverso un percorso multimediale e come una esperienza multisensoriale; i vestiti “prendono vita” grazie alla proiezione di video musicali d’epoca, a specifiche tecniche audio.
Ognuna delle sette gallerie, m anche l’organizzazione per aree tematiche, ruotano attorno a personalità di spicco che incarnano i concetti generali che sono sottesi alla moda esposta. La prima galleria è dedicata al CBGB di New York rappresentato da Blondie, Richard Hell, The Ramones e Patti Smith. Segue una galleria ispirata a Malcolm McClaren e Vivienne Westwood, alla sua “Seditionaries” boutique aperta al civico 430 di King’s Road a Londra. La galleria di “Clothes for Heroes”, rappresentata da Jordan, prende in esame designer che hanno esteso il linguaggio visuale del punk interpretato originariamente da McLaren e Westwood, fondendo il realismo sociale con diverse forme di espressione artistica.
Il “fai-da-te”, inteso come contributo durevole del punk all’alta moda, è esplorato nelle quattro gallerie finali. La versione “Hardware” si concentra sull’uso, nella couture, di borchie, chiodi, catene, cerniere, lucchetti, spille di sicurezza e lame di rasoio; questa tendenza ha per icona Sid Vicious. La versione “Bricolage” mette in evidenza l’impatto della personalizzazione come regola di base del punk sull’alta moda, includendo l’uso di materiali di riciclo e della cultura del consumo come esemplificato da Wayne County. La versione “Graffiti” e “Agitprop” esplora la tradizione punk della provocazione e dello scontro, esemplificata attraverso immagini e testi dai Clash. La versione “Destroy” esamina l’effetto “rip-it-to-shreds” dello spirito punk, tipicizzato da Johnny Rotten, tramite indumenti strappati e tagliuzzati associati alla logica del decostruzionismo.
Fra i designer coinvolti nella mostra ci sono Christopher Bailey (Burberry), Francisco Costa (Calvin Klein), Christophe Decarnin (Balmain), Ann Demeulemeester, Dior, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, John Galliano, Nicolas Ghesquière (Balenciaga), Viktor Horsting and Rolf Snoeren (Viktor & Rolf), Rei Kawakubo (Comme des Garçons), Karl Lagerfeld (Chanel), Helmut Lang, Martin Margiela, Alexander McQueen, Franco Moschino and Rossella Jardini (Moschino), Kate and Laura Mulleavy (Rodarte), Miuccia Prada, Gareth Pugh, Hedi Slimane (Saint Laurent), Riccardo Tisci (Givenchy), Gianni Versace, Yohji Yamamoto e Vivienne Westwood.