Quando l’età è “un optional”
Avrebbe compiuto 108 anni il prossimo 12 Aprile, Gillo Dorfles. Ma non ce l’ha fatta.
La vita di questo grande personaggio che ha frequentato Eugenio Montale, Italo Svevo, Umberto Saba…si è conclusa a Milano -da lui amatissima- in una nevosa e gelida giornata di inizio Marzo.
L’ultima volta che ho avuto la fortuna di incontrarlo e di stringergli la mano risale a pochi mesi fa -esattamente il 16 Giugno 2017- alla Triennale di Milano, durante la “Arch Week”. L’occasione era stata creata ad hoc da Stefano Boeri -Diego Bernardi, Aldo Colonnetti e Giangiacomo Schiavi a fare da moderatori e la presenza autorevole del Sindaco Giuseppe Sala a testimonianza del prezioso incontro- per omaggiare la potenza creativa di quest’uomo -medico psichiatra, critico d’arte, docente di estetica, scrittore, poeta, musicista, pittore, filosofo….- e per presentare l’uscita del suo libro “Paesaggi e personaggi”.
“Imprendibile”, “Eclettico tra gli eclettici”, “Meritevole di un Pentanobel -viste le sue molteplici capacità-“, “Interprete del mondo”, “Imprevedibile e Inaspettato”, “Viaggiatore che ha cavalcato un’epoca”, “Curioso di ogni aspetto culturale”, “Sorprendente”, “Amante dell’umanità tutta”……..
Attribuzioni forti, sottolineature amorevoli, definizioni sincere si sono rincorse senza retorica e senza esagerazioni.
Tutte meritate e degne di essere reiterate ad libitum.
Ancor più oggi.
Le foto e i filmati che in queste ore vengono continuamente mostrate evidenziano un viso solcato da linee sottili e caratterizzanti che facilmente ci fanno tornare a quel passo di Borges descritto nel bellissimo saggio sulla vecchiaia di James Hillmann intitolato “La forza del carattere”:
“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto“.
La sua voce, diffusa con già il malinconico rimpianto di non poterla più udire “dal vivo”, denota, pur con tratto a volte sfumatamente incerto, una decisa sicurezza in quel che esprime.
Ironico senza mai essere dissacrante, acuto senza mai essere invadente, diplomatico senza mai essere ambiguo.
Sdoganatore e studioso di un concetto così aleatorio come il KITSCH -su cui ha scritto molto e da cui è stato affascinato in modo quasi ossessivo-, ha contrastato con eleganza e con tono battagliero il cattivo gusto nutrendo per esso anche una sorta di “odio e amore” inusuale e atipica, segno chiaro di una personalità votata al libero pensiero e alla lucida consapevolezza.
Un pudore raro e una signorile ritrosia lo hanno tenuto lontano dal rischio di una autocelebrazione spocchiosa, ma non si è mai stancato di dire quel che pensava facendolo con fresca e ferma nonchalance.
“Non ho ben chiaro il concetto di Dio, ma non riesco a guardare un prato colmo di fiori senza pensare a un “Disegno superiore” che lo abbia creato”, affermò durante un’intervista in cui lo si interrogava sul suo rapporto con il trascendente.
Di grande insegnamento la sua meticolosa attenzione verso la contemporaneità -non priva, a parer suo, di contraddizioni a volte inquietanti, ma bisognosa di essere indagata giorno per giorno- e verso il domani: “Il tempo cruciale è il tempo futuro che è ancora tutto da scoprire”…..
La bellezza poi di trattare qualsiasi argomento (tralasciamo intenzionalmente l’elenco dell’imponente opera prodotta durante la sua lunga vita) con intelligenza “leggera” e con serietà “divertita”, qualità proprie di colui che non teme i giudizi frettolosi di chi affronta la vita senza valutarne i risvolti “inediti” e “vivaci”.
Indimenticabile estimatore della Moda, si è più volte esposto in dichiarazioni mirate e competenti a proposito del “Vestire”.
In un piccolo trattato dal titolo “Questioni di gusto. Critica dell’acritica” leggiamo che….
“Vestire, detto altrimenti, è un’arte. Senza vestiti, nudi, l’uomo e la donna non sono affatto gradevoli, se escludiamo implicazioni di tipo sessuale. Anzi, direi che l’uomo non esiste se non si veste: non è un caso che fin dai primordi l’essere umano si sia sempre dato un gran da fare per coprirsi”.
A volte lapidario, raramente prolisso; qualche volta ermetico, quasi sempre esplicito; occasionalmente tortuoso, abitualmente chiaro.
Un sorriso dirompente davanti alla sorpresa di un incontro e una immediata reazione positiva al cospetto di una domanda magari impertinente o puntuta.
Un vero maestro, insomma, portatore di valori solidi attualizzati e di potenzialità inesauribili offerte al prossimo -che lo ha interessato più di se stesso- in modo instancabile.
E proprio quel suo libro –“Paesaggi e personaggi”– che la scorsa estate ho letto con il desiderio di cercare ancor più da vicino il segreto di una figura tanto ricca di conoscenza…..mi ha fatto capire quanto la sua vita da viaggiatore -metaforicamente e non (sette lingue parlate fluidamente e un interesse onnivoro nei confronti di “tutto”)- non sia mai stata sfiorata dalla presunzione tipica di chi -come affermava qualcuno di cui non ricordo il nome- “viaggia non per viaggiare ma per aver viaggiato”.
La sua meta, forse, ha assunto il volto di qualcosa da interiorizzare per poi condividerne generosamente la meraviglia.