Questo tesoro è un miracolo
Il Tesoro di San Gennaro, patrono di Napoli, è la più importante collezione d’arte al mondo per valore (non solo economico, ma anche estetico), comprendendo quasi 22mila capolavori d’oreficeria e fede. Per la prima volta nella storia questo prodigio di bellezza verrà esposto al pubblico con una mostra-evento ospitata in 7 diverse sedi museali della città partenopea, in programma dall’8 Aprile al 12 Giugno (titolo: “Le Meraviglie del Tesoro di San Gennaro. Le Pietre della Devozione”).
L’espressione “Tesoro di San Gennaro” a molti richiama subito alla memoria il divertente film di Dino Risi “Operazione San Gennaro” (1966), inserito nel classico filone della commedia all’italiana. In esso alcuni ladruncoli – tanto ambiziosi quanto inadeguati – impersonati dai grandi Totò, Nino Manfredi, Senta Berger, tentano di rubare il ricco corredo del Santo.
In effetti, questo Tesoro di San Gennaro esiste, eccome!, conservato in un apposito Museo nella città partenopea, oltre che in una splendida Cappella all’interno del Duomo (denominata appunto “Cappella del Tesoro di San Gennaro).
Venerato fin dal V secolo e commemorato in tre diverse date (il sabato antecedente la prima domenica di Maggio, per celebrarne la traslazione del corpo alle catacombe di Pozzuoli; 19 Settembre, data della sua decollazione a Pozzuoli; 16 Dicembre, per ricordare la grazia ricevuta dalla città in occasione di una minacciosa eruzione vesuviana), il patrono di Napoli è universalmente noto soprattutto per il “miracolo” della liquefazione del suo sangue (coagulato in un’ampolla): il suo scioglimento è considerato segno di approvazione per la condotta della città e rinnovo del vincolo particolare con i suoi abitanti.
La Cappella venne eretta all’inizio del Seicento, dopo che il popolo di Napoli aveva implorato la protezione del Santo contro la pestilenza e la carestia che, tra il 1526 ed il 1527, affliggevano l’intero territorio del Regno, già teatro della guerra tra Francia e Spagna. Il voto prevedeva, appunto, la costruzione di una nuova cappella monumentale (progettata nel 1608 da Francesco Grimaldi con pianta centrale a croce greca e grande cupola sovrastante, fu affrescata e decorata dai maggiori artisti dell’epoca).
Col tempo, all’immenso patrimonio artistico della Cappella si è andata affiancando un’incredibile serie di oggetti preziosi donati al Santo da vari personaggi – dai sovrani ai papi, dagli uomini illustri alla gente comune – oggetti che il pubblico oggi può ammirare, almeno in parte, nel Museo del Tesoro attiguo al Duomo (dove vengono allestite anche mostre monotematiche, come quella recente sugli argenti che ha ottenuto grande successo).
Al Tesoro di San Gennaro appartengono antichi documenti, dipinti di inestimabile valore, suppellettili preziose, ori e argenti, gioielli stupendi. Consideriamo solo qualche esempio per farcene un’idea, cominciando dagli omaggi della dinastia borbonica.
Nel 1734 Carlo di Borbone donò al Santo una croce con 13 diamanti e altrettanti rubini, mentre Ferdinando IV offrì un calice d’oro e pietre preziose (opera di Michele Lofrano) nel 1761 e nel 1769 offrì una stupefacente collana (opera dell’orafo Michele Dato) composta di tredici maglie d’oro, con diamanti, smeraldi e rubini, ai quali in seguito furono aggiunte ulteriori gemme. Altre due croci, poi, furono regalate rispettivamente da Maria Carolina d’Austria nel 1775 (un modello con 106 diamanti e 6 zaffiri) e da Amalia di Borbone nel 1793 (con 63 diamanti).
La prima notizia certa della liquefazione del sangue di San Gennaro risale al 1389, ma ben prima del miracolo il Patrono fu insignito di onorificenze anche da parte dei sovrani angioini. Tra le opere più significative e ricche del XIV secolo spiccano il Reliquiario a busto del Santo, omaggio di Carlo II d’Angiò (realizzato dai maestri argentieri Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre), in argento, smalti e pietre preziose, ed il cosiddetto “Reliquiario del Sangue”, a forma di tempietto gotico di scuola francese, a cui nel Seicento vennero apportate integrazioni, probabile dono di re Roberto il Saggio.
“Clemenza “˜e San Gennaro, cunzulateci”¦” supplicavano le anziane donne a seguito del Santo”¦ e lui, anche con queste meraviglie per la vista, ci consola ancora non poco.