Raffaella Curiel: omaggio a Manet e agli impressionisti
Ciò che è certo è che Raffaella Curiel conosce a fondo il suo mestiere e crea abiti di una sartorialità tutta da ammirare, creativa e minuziosa nell’esecuzione. Una collezione importante, quella presentata a Roma nell’ultimo giorno di Altaroma, come sempre ricca di capi e accurata nella ricerca anche degli accessori.
L’ispirazione può essere piaciuta o meno. La rivisitazione degli abiti di fine ottocento è parsa talvolta troppo accentuata, quasi didascalica, ma la suggestione è stata perfetta.
La stilista ha saputo ricreare nella sala del complesso di Santo Spirito in Sassia una calda, autunnale atmosfera ottocentesca fin dall’inizio, dall’apparire dei primi capi del colore delle foglie degli alberi che arredano lo scenario. I grandi cappelli delle prime uscite – poi sostituiti da elaborate pettinature che li riproducevano- rimandavano ai ritratti della marchesa Casati o altre donne famose ritratte da artisti famosi. Ogni abito riannodava il ricordo di una epoca trascorsa, che non può essere riproposta oggi -neppure solamente negli abiti, della cui complessità ci si è lentamente liberati. Ma la femminilità immortalata da tanti artisti dell’epoca è invece una buona ispirazione per il nostro tempo ed è stata anche il filo conduttore del lavoro di Raffaella Curiel che ha voluto rappresentare una donna “fragile e forte, elegante e gentile e al contempo moderna”. La Curiel non nasconde il suo percorso creativo, la sua fonte di ispirazione “Ho rivissuto il romanticismo, la dolce eleganza, la coquetterie, la leggiadria di signore ritratte da Renoir a Tissot, da Béraud fino ad arrivare a Boldini”. Agli artisti la stilista ha rubato anche la paletta dei colori, il verde, il blu l’arancio del giardino Moreno di Bordiguera descritti in tante opere di Monet; i bruni e i grigi di Bonnard e di Cézanne.
Dicevamo della capacità sartoriale di raffaella Curiel. Abbiamo ammirato molto le giacche dei suoi tailleur dalle spalle segnate, punto vita stretto, svasate sui fianchi; revers maschili ingentiliti da velluto e ricami. Il gioco dei tagli e, con i tessuti gessati, il gioco di tagli e righe impreziosiscono mirabilmente il capo rendendo l’elegante tailleur un vero capo di alta moda perché solo la sapienza sartoriale è in grado di ottenere effetti di tal genere. Allo stesso modo il semplice tubino scaturisce da un gioco di cuciture che lo modella sulla figura.
Sempre di effetto le gonne doppie che se in un momento lasciano intravedere sul fianco un altro tessuto, una volta sfilate rivelano un’altra gonna con una camicetta in chiffon o un abito, in tessuto diverso dalla giacca. Le gonne sono al ginocchio o longhette, si drappeggiano su un fianco o si raccolgono sul dietro evidenziando i “derriéres” che negli abiti da sera – ma anche nell’abito da sposa, sono arricchiti da volants plissé , arricciature, ecc. proprio come avviene negli abiti di fine ottocento quando accentuatasi la verticalità della figura femminile, l’attenzione e il peso si sposta sul posteriore anche quando si tratta di un semplice drappeggio. Anche per la Curiel la silhouette è decisamente verticale, specialmente per gli abiti da sera, solo, come già detto alcune gonne corte si gonfiano nella linea palloncino.
Negli abiti da sera è evidenziato il decolté, a bustier o a fiore e i tessuti sono arricchiti di ricami, ramages tono su tono che non alterano la semplicità dell’insieme.
Tra gli accessori accanto alle scarpe “d’epoca” evidentemente create per la collezione, stivaletti e polacchine con lacci intrecciati, anche attuali decolté. Molto indovinata la scelta delle calze lavorate o a rete. Orecchini pendenti grandi e guanti corti o lunghi. Per la sera stole di tulle del colore dell’abito.