Reggiseno: 100 anni di grazia
E pensare che all’inizio l’idea non ebbe molto successo! Sono passati 100 anni da quando la fantasiosa e intraprendente ereditiera americana Mary Phelps Jacob – a sua volta nipote del noto inventore Robert Fulton, a cui si deve il battello a vapore – creò il reggiseno (con tanto di brevetto), mal sopportando quella specie di armatura che era il corsetto all’epoca (correva l’anno 1912). Si trattava, in effetti, di una sorta di “gentile imbracatura” realizzata con fasce e fazzoletti, ben lungi dal preludere alla raffinata lingerie dei giorni nostri. Ne doveva scorrere di acqua sotto i ponti, superando moralismi e perbenismi, mode e lotte per l’emancipazione, perché quindi si arrivasse agli attuali sensualissimi modelli push-up iper-performanti e super-confortevoli.
La prima immagine di quello che può definirsi un antesignano del reggiseno era comunque già apparsa su Vogue nel 1907 e si presentava come una “tracolla” fatta di pezze e nastri. Il suo nome era “Brassière”, poco suggestivo e piuttosto evocativo di una casta canotta.
Ecco, a grandi linee croni-storiche, come si è evoluto concettualmente questo “mitico” capo di biancheria: se negli anni Venti l’algida Greta Garbo si ergeva a portabandiera dello stile alla garçonne, fautore di un reggiseno il cui scopo precipuo era appiattire il petto (per ridurre le differenze di sesso il più possibile), negli anni Trenta l’avvento di fibre sintetiche elasticizzate come il nylon e il rayon permise di esaltare un po’ più la femminilità, offrendo maggior agio, igiene e libertà di movimento ad ogni donna, oltre a prezzi di gran lunga più contenuti rispetto a quelli degli esemplari in seta. Iniziava a tramontare l’idea del reggiseno come accessorio di mero contenimento e cominciava ad affermarsi il “culto” del seno prosperoso. Dopo il secondo conflitto mondiale, così, dilagò ovunque il fenomeno delle maggiorate sulla falsariga delle pin-up a stelle e strisce, e poté trionfare il reggiseno “Very Secret” con i cuscinetti d’aria, una specie di “Wonderbra” ante-litteram. Del 1948 era il celebre “Rising Sun”, anatomicamente conformato per alzare e modellare il petto in modo simmetrico (disegnato da Frederick Mellinger), ma già nel1938, inverità, l’azienda Maidenform aveva brevettato i primi reggiseni con le coppe per esaltare la silhouette (in seguito la guerra, ovviamente, aveva raffreddato ogni spirito e iniziativa al riguardo).
Negli anni ’50, però, la vera rivoluzione nell’intimo la portò il tessuto di lycra, delicato e sottile, in grado di assicurare il massimo della piacevolezza sensoriale, mentre nel decennio successivo il reggiseno conobbe una fase di eclissi, relegato nel cono d’ombra del femminismo – che ne fece falò pubblici accusandolo di trasformare la donna in oggetto e di discriminarla sessualmente – e di una moda che voleva le modelle snelle e spigolose all’inverosimile (si veda l’inglese Twiggy, lieve e quasi “trasparente”). Anche gli anni ’70 non furono facili per le belle “curve”, benché vedessero l’ideazione del primo reggiseno senza cuciture. Tuttavia, l’accessorio tornò in auge negli ’80 fino ad essere assunto ad emblema supremo della seduzione femminile. Allora il mercato lanciò una miriade di modelli, in tessuti, colori, fantasie, forme, decori quanto mai diversi, comunque prestando attenzione costante a conciliare i requisiti del comfort con quelli dell’estetica.
La definitiva consacrazione del reggiseno come “icona culturale”, tuttora in essere, si ebbe poi negli anni ’90 con l’arrivo del “reggiseno delle meraviglie” (Wonderbra by Playtex), meglio noto come push-up, capace di donare generosamente a tutte le donne una taglia in più. Oggi sulla scena ha fatto irruzione quello che è stato addirittura definito “smart”, il reggiseno “intelligente”, dotato di sensori che assecondano i movimenti muscolari; e poi si va dalla lingerie termoregolata all’I-bra con lettore Mp3 incorporato. Il business è quindi più che mai florido, movimentando un fatturato annuo di centinaia di milioni di euro, con un manipolo di brand leader come Intimissimi, Triumph, Loveble, Playtex, Emmeci/Infiore. Per non parlare di tutta la pubblicità e attenzione mediatica che vi ruota intorno, con toni per lo più ammiccanti e provocatori (quando non francamente volgari, ci sia consentito commentare).
Il reggiseno non è solo il reggiseno, dunque. Questo capo intimo per eccellenza si rivela, in effetti, lo specchio fedele del lungo processo di evoluzione della figura femminile, dei cambiamenti nella moda, nel costume e nella società, nonché dei progressi nella tecnologia e, più in generale, nella civiltà contemporanea.