Ric(hi)ami da Oriente
Lo stilista libanese Abed Mahfouz, ha presentato nell’ambito di AltaRomAltaModa, una collezione di haute couture ispirata all’Architettura Sperimentale; in passerella sfilano creazioni tridimensionali, abiti che evocano attraverso simmetrie e volumetrie complesse l’Opera House di Sydney. Mahfouz non rinuncia ai capisaldi delle sue proposte moda: ricami, pietre oro, cristalli a forma tubolare, ricoprono e decorano tessuti ricchi e nobili. Pizzi sovrapposti, crepe, mussola e organza, sono accostati alla novità di questa collezione, abiti interamente ricoperti di paillettes che producono un effetto luce, scintillante.
La scelta dei tessuti e delle decorazioni è complementare alla palette di colori portati in passerella, nuances calde come il rosso reale, l’oro antico e il beige chinchilla o glaciali come il blu acqua, tonalità che ricordano il cielo in inverno e il verde tiepido. Sfilano abiti corti e vaporosi, tailleur con volant sulle maniche caratterizzati da un’attenta ricerca sartoriale, domina il lungo con effetto a strapiombo e a tubino. I tagli arditi, gli spunti architettonici, sembrano voler bucare lo spazio, simboleggiano una femminilità sovrana, che vuole imporsi come una regina sul mondo circostante. Ma la manifestazione più confacente alla moda di Mahfouz è la dimensione onirico-fiabesca, la sua sposa è “Al-Halimah” letteralmente “La Sognatrice”, una composizione ricchissima di stoffe e ricami. Un sogno estetico, ma anche culturale, che concilia Oriente e Occidente.
In effetti, mai come in questa edizione di Altaroma, si è percepita la volontà di costruire un ponte e instaurare un dialogo fra i due poli del globo. La manifestazione ha ospitato le collezioni di stilisti come Abed Mahfouz e Rami Al Ali mentre le creazioni dei fashion designer di casa nostra hanno raccolto e rielaborato, ognuno alla propria maniera, spunti estetici, artistici e culturali assorbiti dal versante est del mondo, inondando le passerelle di suggestioni e ric(hi)ami provenienti da Oriente.
Come ha sottolineato il Vicepresidente di Altaroma Sandro Di Castro: «Roma non può ignorare la sua posizione al centro del Mediterraneo». L’affermazione, pronunciata all’interno del dibattito per la presentazione del libro “I love Islam” della scrittrice Patrizia Finucci Gallo, racchiude il senso di un evento che ripensa l’abito oltre la sua valenza estetica, come potente strumento di comunicazione, capace di lanciare un messaggio di civiltà, di propensione al confronto e di progresso sociale. La moda può essere un elemento strategico fondamentale per il raggiungimento di un’interculturalità pura, per troppi versi ancora lontana, ha sottolineato il Presidente della Commissione Turismo e Moda del Comune di Roma Alessandro Vannini.
La presentazione del libro “I love Islam” , tenutasi il 13 luglio presso il Regina Hotel Baglioni in Via Veneto a Roma, ha coinvolto le giornaliste Mimosa Martini (Tg 5), Alessandra Lepri e Khalida El Khatir, curatrice della rubrica “Muslima & the city” su Minareti.it. Ha partecipato al dibattito Maria Christina Rigano responsabile dell’Ufficio Stampa e delle Relazioni Pubbliche per Abed Mahfouz. Il libro di Patrizia Finucci Gallo “solleva il velo” sul volto più intrigante e glam del mondo islamico, «la moda, entrando nella vita delle persone, sta aprendo delle possibilità psicologiche e intellettuali straordinarie» ha affermato l’autrice. Dando voce a tanti racconti, il libro affronta temi di strettissima attualità, offrendo risposte ad alcuni interrogativi dibattuti in modo controverso nel mondo occidentale.