Ritrovare energia
“La chiave che sprigiona l’energia è il Desiderio. È anche la chiave per una vita lunga ed interessante. Se vogliamo creare qualsiasi spinta, qualsiasi forza reale dentro noi stessi, dobbiamo diventare entusiasti”.
Così diceva Earl Nightingale nelle sue incisive raccomandazioni a chi non voleva credere alla capacità di credere…
E questa affermazione, in un momento di grande precarietà emotiva e tangibile come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, non può che solleticare e (ri)svegliare l’attenzione e la curiosità.
Abbiamo quasi la certezza che molti abbiano fatto propria questa -non sempre implicita- idea vedendo come, a partire da questa ancora strana estate, un nuovo fermento e una nuova voglia -è il caso di dirlo!- di aprire la porta alla fiducia stiano prendendo il posto -con giusta prudenza- di quel sofferto ripiegamento vissuto finora.
Una energia sopita in attesa solo di mostrare nuovamente il suo volto mai dimenticato, mai rinnegato. Con lineamenti forse più addolciti e più consapevoli della propria identità.
Il concetto di ripartenza, con il suo insito slancio verso il futuro, è nell’aria, per le strade, tra la gente. E promette di recare con sé baluginii di speranza concreta.
Prendendo come esempio Milano, locomotiva vivace e scalpitante (“Milano rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore”, affermava un celebre slogan pubblicitario ideato nel 1985 per la campagna di un noto liquore), occorre dire che il rientro dalle vacanze la ritrova impegnata e “impegnativa”. Subito in pista, ci concede poco tempo per il “rodaggio” e ci invita a ritrovare il gusto, anche ludico, di viverla.
Ecco dunque fiorire per tutta la città quegli eventi su cui nessuno avrebbe scommesso solo pochi mesi fa…
Il Salone del Mobile -rinominato Supersalone- a Rho Fiera dal 5 al 10 Settembre e il Fuorisalone, diffuso in tutti gli angoli cittadini dalla periferia al centro. Un’onda piena di vigore in cui tuffarsi per osservare da vicino la creatività messa al servizio della sostenibilità con orgoglioso piglio. Al bando lo scetticismo e le perplessità. Sul banco di prova la sfida di far circolare nuovamente vita e lavoro.
A seguire, dal 13 al 19 Settembre, la Milano Art Week, la manifestazione dedicata all’arte moderna e contemporanea, invaderà gallerie, spazi pubblici e privati, luoghi noti e altri inaspettati.
La Milano Fashion Week, l’attesissimo appuntamento che in punta di piedi già aveva mosso qualche passo nelle ultime edizioni, dal 21 al 27 Settembre si riprenderà la scena che da sempre la caratterizza. Il cuore buttato con cauto coraggio oltre la paura, l’intento di imparare di nuovo la speranza (“Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato”, impariamo da Eraclito).
E ancora mostre, installazioni, spettacoli teatrali, percorsi espositivi, contesti scenografici mirati a suscitare finalmente meraviglia, quella pratica che Chandra Candiani, nel suo libro intitolato “Questo immenso non sapere”, esalta come forma indispensabile all’essere umano, creatura nata per aprirsi comunque e sempre alla fiducia e alla scoperta (“Il cuore può diventare tempio. Accade contemplando”, leggiamo a pag. 41).
Così, rimandando al domani quel che ancora deve arrivare, proviamo a trasmettere oggi, attraverso quel che abbiamo “ammirato” a Milano in questo ultimo scorcio d’estate ancora bollente, sensazioni di rinascita e di risveglio.
Impresa ardua, quasi come mettersi in cammino verso un “altrove”, la pretesa di “vedere tutto” del Fuorisalone….
Piccole tappe -a volo d’uccello- risultano essere più mirate e soddisfacenti…
Imperdibile per noi l’interno dell’Università Statale, luogo dove le “Connessioni creative” -questo il titolo della mostra curata da Interni- illuminano il pregresso buio e allacciano in modo circolare emozioni trasversali.
La testa sempre all’insù per cogliere la grandezza delle installazioni, la magnificenza della fantasia sottesa, lo stupore della luminosità emanata da ogni pezzo.
Gli animali rappresentanti la vita che resiste anche dopo un diluvio –“Survival” il titolo dell’opera ideata da Stefano Giovannoni- accolgono nel centro del cortile d’onore chi entra ordinatamente e con sacra pazienza.
Il gigantesco gabbiano luminoso alto sei metri progettato da Mad Architects si presenta maestoso a simboleggiare, con il suo sguardo rivolto verso il cielo, la volontà di rinascere a cui tutti aspiriamo. Collocato in una situazione tra interno ed esterno, “Freedom” -questo il nome dell’opera- è pronto a spiccare il volo per ritrovare la sua libertà.
La poesia della straordinaria scultura sonora “Bamboo Ring” dell’architetto Kengo Kuma in collaborazione con Oppo (il cui credo è “tecnologia per l’umanità e gentilezza per il mondo”), ambientata nel cortile dei Bagni del Filarete, incanta per la sua unicità. La fibra di carbonio si allaccia ad anelli di bambù -in un matrimonio tra materiali high tech e naturali- e il suono della violinista Midori, rielaborato con sofisticate tecnologie digitali, avvolge il chiostro e tutti i sensi con un effetto-sorpresa avvincente….
Contenitore e crocevia di bellezza e di immutata maestria nel ricercarla, la Triennale di Milano, con il suo presidente Stefano Boeri -curatore oltretutto autorevole del SuperSalone-, è regina nel diffondere accattivanti motivi per ulteriori conoscenze nel campo dell’arte, del design, dell’architettura, del teatro, della moda….
Due le mostre allestite, oltre a quelle già in corso, in questa prima decade di Settembre in occasione del Salone del Mobile.
Dopo una serata inaugurale accompagnata -nel giardino pieno di invitati desiderosi di ritrovarsi e di ritrovare motivi di gioiosa e intelligente distrazione- dalla musica live di Marco Mengoni (da sempre attento alle tematiche ambientali e di sostenibilità), il via all’apertura di entrambe.
Fino al 7 Novembre 2021 la mostra intitolata “Carlo Mollino. Allusioni iperformali”. Trattasi del nucleo di arredi progettati dall’eclettico Mollino -architetto, fotografo, urbanista e progettista d’interni…ma anche sportivo impenitente- per casa Albonico a Torino realizzati tra il 1944 e il 1946. Pezzi mai visti -e pronti a “espatriare”-, salvati dall’intervento della Soprintendenza Archeologia di Milano (“Abbiamo bisogno di storie a lieto fine”, scrive nell’introduzione del catalogo edito da Elekta che accompagna la mostra Federica Galloni, Direttore generale Archeologia belle arti e paesaggio del Ministero della cultura).
Attira la figura di questo gigante del ‘900 per la sua inimitabile capacità di mettere insieme passioni diverse che risultano contemporanee nella leggerezza del tratto in cui si intravede l’amore per l’arte in tutte le sue manifestazioni.
Cultore dell’artigianalità senza disdegnare la modernità, ci ricorda l’importanza dell’abitare e del calore insito in essa -l’allestimento intimo e raccolto, curato da Carlo Gandolfi/Studio Bunker, testimonia questa inclinazione-.
Davvero meravigliosamente intrisa di rimandi quasi nostalgici la stupenda mostra “Il salone/la città” curata da Mario Piazza e ideata dal Museo del Design Italiano di Triennale Milano riguardante i 60 anni -era il 1961 la prima volta! -del Salone e di tutto ciò da esso indotto.
Teatro da allora di una fitta attività di installazioni, mostre, campagne di comunicazione, pubblicazioni…a corollario dell’evento fieristico, Milano ha costruito legami profondi con la comunità del design internazionale e ora celebra negli spazi della Curva al primo piano del Palazzo dell’Arte questo magico dialogo mai interrotto.
Facile risulta emozionarsi difronte ai video, alle fotografie, alle sceneggiature, ai documenti che hanno coinvolto a dir poco quattro generazioni di creativi che generosamente ci hanno permesso anche un po’ di sognare….
E si sogna proprio entrando nel Teatro degli Arcimboldi, nel quartiere milanese Bicocca.
Un’iniziativa curata da Giulia Pellegrino ha permesso di dare il via a un progetto entusiasmante: “Vietato l’ingresso. I luoghi segreti dove nasce la magia”. Il restauro/riarredo da parte di 17 importanti studi di progettazione di altrettanti camerini, ognuno diverso, ognuno con un nome proprio, ognuno col proprio carattere.
Visitabili durante la Design Week, votabili fino al 27 Settembre sul sito o previo appuntamento. Luoghi segreti le cui pareti potrebbero testimoniare gli stati d’animo altalenanti di attori, ballerini, cantanti, musicisti…rappresentano lo spazio intimo di ogni protagonista della scena, il luogo -una sorta di “camera caritatis”- in cui provare, riposare, ricevere amici dopo lo spettacolo, gioire, patire….
Una zona franca della vita dove si è quasi immortali, pensava del teatro Vittorio Gassman.
La sua anticamera, forse, il camerino. Il suo “corridoio”.
Tende, luci, fiori, arredi, specchi, marmi…in una miracolosa mescolanza di colori al servizio della bellezza dell’arte.
Professionalità e disponibilità -dai designer a tutte le maestranze, in un circolo virtuoso incredibile -al servizio della vera condivisione.
Il progetto vincitore avrà il compito di ristrutturare il camerino Muti, dedicato al Maestro.
“Come un abito di cura sartoriale, così gli arredi di Osvaldo Borsani selezionati da Chichi Meroni per l’Arabesque Design Gallery “.
Queste le parole per descrivere i progetti di interni inediti, realizzati all’inizio degli anni ’40 e commissionati a Borsani da una clientela intellettualmente illuminata, in esposizione durante la Design week al civico 5 di Corso di Porta Vittoria.
Ammalia la perfezione degli intarsi, l’eloquenza dei dettagli, la cromatura delle lampade a parete, la maniacale cura degli interni degli armadi.
Il mondo della natura (foglie e fiori, a volte solo intuibili, onnipresenti) a braccetto con scene ricavate dalla storia (anche biblica); pezzi dalla linea astratta in dialogo con forme semplici e funzionali; decorazioni create con l’avallo di artisti esponenti di alcune tra le più importanti avanguardie dell’epoca.
Una “esplosione poetica” -questa potrebbe essere la definizione dell’animo della raffinata padrona di casa Chichi Meroni, mai stanca, sempre curiosa di nuove tracce- che si ritrova nello stesso isolato, a l’Arabesque di Largo Augusto 10.
Recentemente ristrutturato, questo spazio cult offre un’immagine completamente diversa dalla precedente. Un impatto total White inonda i fruitori subito all’ingresso inserendoli in una sorta di bagliore morbido e delicato. Uno scenario dove gli spigoli sono banditi e dove le candide linee ondulate simulano rincorrendosi in prospettiva sette lune -il sette è il numero portafortuna di Chichi Meroni!- che inglobano esaltandole le sue collezioni moda.
Chicca pregevole che lascia a bocca aperta l’attiguo Arabesque Vintage Archive, vero pozzo delle meraviglie a cui abbeverarsi tutto da godere…
C’è un termine che non abbiamo ancora usato fin qui dopo avere parlato di ripartenza, rinascita, fiducia, speranza. È “felicità”.
“La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata”, suggeriva Anton Čechov.
Forse la pensava così anche Jacques Henri Lartigue, fotografo nato alla fine dell’800 in una regione dell’Île-de-France. Una mostra a lui dedicata a Milano al Museo Diocesano -fino al 10 Ottobre 2021- offre alla vista i vividi scatti (120) di questo singolare artista corredati da materiali d’archivio, libri e riviste dell’epoca.
“L’invenzione della felicità”, il titolo dell’esposizione.
“Ciò che mi interessa è l’istante presente. Bisogna trovare ogni giorno il modo di essere felici”. Questo il suo credo interiore.
Ed è proprio quello che, nel percorso della mostra -dagli esordi nel primo ‘900, in modo cronologico, fino agli anni ’80- man mano che si procede, si palesa concretamente. Fotografie gioiose, aeree, dinamiche, private, corali, emozionanti…piene di vita, di quella “Joie de vivre”, nonostante…
Il quotidiano con i suoi affetti abbracciato agli avvenimenti della storia, lo sguardo puntato con estrema freschezza sulla bellezza, l’eleganza, la meraviglia…”per trattenere negli occhi e nel cuore un po’ dell’immensa felicità del vivere”.
Fermare il tempo, bloccare l’attimo dal suo imprescindibile scorrere, trovare il modo per rivivere la spensieratezza dei momenti felici attraverso l’immagine.
Ogni suo scatto, oltre alla firma, nasconde un piccolo disegno di sole.
“È per questo che ho fatto fotografie per tanti anni: per approfittare di questi meravigliosi regali del caso”….
Lo stupore davanti a tale limpida e trasparente osservazione non può che investirci di luce.
Luce lenitiva da conservare anche nei momenti magari un po’ meno luminosi di quelli che ci stiamo lasciando alle spalle in questa faticosa fine d’estate…