Roma e Parigi unite per la moda
Jean-Pierre Mocho è presidente degli industriali tessili e del pret a porter francesi. E’ ad Altaroma per il gemellaggio Parigi-Roma. Dice che le tendenze non esistono più. Che gli stilisti interpretano lo spirito di un paese, i gusti della strada. E se Milano è il centro del business, Roma dovrebbe lavorare di più sulla cultura. Non puntare sull’immagine, ma sulla couture, per poi imporsi a livello internazionale.Jean-Pierre Mocho, presidente del prèt à porter francese, è contento. Qui hanno sfilato giovani talenti parigini e sono piaciuti. Sono Margareth e moi e Lefranc-Ferrant, due coppie di stilisti che hanno presentato una collezione fresca e grintosa, lavorando su linee e volumi.
“La Francia rispetto all’Italia – dice Mocho – preferisce le linee sobrie, la pulizia. Mentre l’Italia aggiunge, Parigi toglie. Gli abiti più eleganti sono molto semplificati. E sono più difficili da realizzare”.
Quindi secondo lei eleganza è forma pulita, essenziale?
“Non necessariamente. Ogni paese ha la sua eleganza. Per la Francia è così. Le donne francesi preferiscono nascondere, le italiane apparire. In Italia se vuoi essere elegante si deve notare quello che indossi. A Parigi, no”.
Moda più silenziosa, discreta quella francese. Lo hanno dimostrato le sfilate di questi nuovi talenti.
Pensa che Roma e Parigi possano collaborare sul piano della moda?
“Sono qui per questo. Due sfilate di giovani francesi a Roma e poi a Parigi sfilate di italiani. Credo che si possa fare molto. La moda cresce dal confronto, dalla sinergia dei due stati più importanti a livello moda”.
Che ne pensa di Altaroma?
“Più che sull’immagine dovrebbe puntare sulla couture. E soprattutto non deve copiare da Milano, perché non funzionerebbe. Milano è la moda legata, più che al buongusto, al business. Ma Roma è diversa”.
L’Altamoda a Parigi?
“Sono sei i nomi ufficiali. Ma realmente sono solo due. Chanel e Dior. Le sfilate di altamoda non servono a vendere i capi, ma tutto il resto. I profumi, le borse, gli accessori. Servono a potenziare un marchio”.
Le nuove prospettive della moda?
“Oggi è impossibile che la moda possa reinventare uno stile, come fece Dior per il new look. Tutto è stato inventato, ci possono essere cicli e ricicli. Gli stilisti quindi guardano alla strada, si ispirano a quella per vendere. Basta vedere Zara. I tempi sono rapidissimi. E’ il consumo che detta gli stili. Quindi la ricerca delle idee è dettata dalla rue”.
Le tendenze francesi rispetto a quelle italiane?
“Non esistono più le tendenze. Esiste il gusto di un paese. Milano ha imparato ad affrontare i gusti di tutti i continenti. A fare mercato. E qui è stata vincente”.
I giovani stilisti che hanno sfilato a Roma?
“Sono sobrii e nello stesso tempo sanno lavorare su forme e volumi. Per fare moda bisogna impegnarsi, saperci fare. E questi giovani lo hanno dimostrato con creatività, senza eccessi. Eleganza per noi francesi è questo: evitare troppi dettagli. E’ la pulizia della forma. Arrivare alla semplificazione presuppone un grande lavoro, un percorso piuttosto lungo”.
Crede si possa continuare la collaborazione?
“Credo che Parigi e Roma possano crescere insieme. Per l’Europa. Si dovrebbe potenziare la collaborazione, serve a tutti e due i paesi. Il confronto arricchisce”.