Rossella Jardini e Julia Voitenko (Esme Vie): le signore dello stile. A/I 2016-17
Hanno in comune un paio di cose Rossella Jardini e Julia Voitenko ….
La prima ha a che fare con la scelta del luogo per la presentazione dell’ ultima collezione durante al Fashion Week milanese di febbraio: il Grand Hotel et De Milan. L’ albergo che aprì i battenti in piena Belle époque e grazie alla sua fantastica posizione, al suo stile neogotico e alla pionieristica idea di disporre di telegrafo e servizio postale, attirò a se illustri uomini d’affari e personaggi del jet set internazionale: il maestro Giuseppe Verdi, al quale per tutta la vita fu riservata la stanza 105 (silente testimone di gran parte dell’ Otello), ma anche l’attore Richard Burton, la pittrice Tamara de Lempicka, la cantante Maria Callas.
La seconda delle due (cosette) ha a che fare con la passione per il gusto, un certo tipo di gusto: quello classico.
Esme Vie …..
“Esme”, è un nome femminile francese che significa “ stimata” o “molto amata” ; mentre in greco vuol dire “smeraldo”: in assoluto la pietra preferita da Julia Voitenko; “Vie” , ha a che fare con l’intensità di una vita pienamente vissuta, come l’ allegra melodia diffusa da uno strumento ben suonato, come un campo di tulipani olandesi sbocciati all’unisono per dare il benvenuto ad una nuova primavera.
Uscito dal vivaio di “ Who is on Next? ” nel 2013 e segnalato da VOGUE talent come uno dei migliori attuali marchi emergenti, Esme Vie si crogiola elegantemente attorno alla metà del 900 e ne reinterpreta il mood mediante ispirazioni minimaliste in uso nel trentennio successivo.
Un guardaroba completo di singolare finezza, realizzato con materiali nobili da un team di maestranze italiane che in squadra con la designer russa, ha strutturato l’anima del Brand.
Le linee essenziali -tanto amate dalla stilista-, ricordano la raffinata compostezza di una calla, col suo collo lungo e sottile …. inconfondibile tratto di aristocratica eleganza.
La silhouette è composta da pochi straordinari pezzi ben assemblati tra loro; abiti dalle proporzioni perfette con vita strizzata e gonne a corolla o plissé, ampi pantaloni con su bluse dalla pulita linea ad “A”, morbide tute in seta , eleganti cappottini a tulipano con maniche bombate a tre quarti, e ancora, bordure di visone sull’abitino rosa polvere che assieme a quello da sera in verde smeraldo e al paltoncino color panna, rapiscono lo spettatore trasportandolo in un labirinto di mise senza fronzoli tipiche degli anni cinquanta, anni testimoni di una femminilità sicura e pacata, intelligente e serena, proprio come la dignità che “Esme” reclama e come “Vie” comanda.
Rossella Jardini ha trascorso vent’ anni di vita lavorativa nel ruolo di direttrice creativa di Moschino, avendo cura e a cuore che nessuna influenza mistificatrice delle nuove ordinarie tendenze potesse intaccarne l’ anima; un po’ come farebbe una mamma attenta a difendere le felici peculiarità del proprio figlio. Da un paio d’anni, (dopo essersi affrancata dall’azienda ) questa -signora della moda milanese doc-, ha dirottato le proprie energie nella progettazione di una personale collezione, alla quale ha dato anche il su nome – Rossella Jardini –
La proposta A/I 2016-17, indossata da giovani donne che – in ordine sparso tra un opera d’arte e un canapè, una lampada liberty e una flute di champagne- posavano senza sosta davanti ad un parterre di attenti fotografi, è degna testimone di una personalità indipendente e distinta, per ciò stesso influente. La palette si tinge nei colori del panna e del nero, per poi spaziare nel blu marine, nel il rosso scarlatto e nel rasserenante verde inglese.
Protagonista assoluto, un mixage di vari periodi del 900 con netti richiami agli anni venti e trenta, tradotti quest’ultimi, nei pantaloni ampi di taglio maschile, nelle splendide cloches poste ad adornare il capo, nelle lunghezze al polpaccio delle gonne e nei tagli delle mise sul secondo fianco.
Strepitose le giacche che riportano alla mente le divise della marina militare femminilizzate da ruches, che si ripetono sulle camicie e sugli abiti, ma anche sui colletti e sulle polsiere.
Belli, ancor di più, i nastri ricamati a mo’ di lunghi coriandoli su cappottini e tenerissimi abitini dal fascino retrò.
Variano i tessuti , dal crepe de chine all’ intramontabile principe di Galles per la confezione di micro soprabiti indossati su gonne a mezza ruota o su pantaloni dal revers altissimo: come quello dei nuovi pijami in flanella di lana o in lurex, che, trasformati in tailleur, “fuggono” dalla camera da letto per dar mostra di sé –ovunque, altrove-.
In team con la stilista c’è il giovane talento Niccolò Barrico (fondatore di Ginnico), le cui preziosissime calzature, piccole sculture da passeggio, sono il degno complemento delle silhouette proposte.
Due collezioni quanto mai diverse quelle presentate dalle due couturier ….. con in comune la singolare capacità di penetrare lo spazio emotivo del pubblico, coniugando al presente, antiche sinfonie.