Saper di buono: profumo di nuovo e di antico in Laguna
Dopo nove mesi di lavori curati dall’architetto-regista-scenografo-costumista di fama mondiale Pier Luigi Pizzi, è stato restituito al suo splendore Palazzo Mocenigo a Venezia, superba dimora settecentesca sede del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume. Arredato con tendaggi e tappezzerie di Rubelli (fedeli alle stoffe originali, ma con una cromatura cangiante) che gli conferiscono unità di stile e il fascino di un lusso antico, l’ambiente riaperto al pubblico offre alcune intriganti novità, tra cui una sezione dedicata alla storia del profumo e delle scienze, prima in Italia nel suo genere. L’intervento ha anche permesso di riportare agli antichi fasti un centinaio di dipinti e 150 tra abiti e tessuti, provenienti sia dalle raccolte del Palazzo che dalle altre sedi della Fondazione Musei Civici di Venezia. Inoltre sono esposti vetri originari del Museo di Murano, ampolle e attrezzature di laboratorio del Museo Correr, secolari merletti del Museo di Burano.
A proposito dello spazio riservato ai profumi, per realizzare una simile esposizione permanente interattiva, sono state investite ingenti risorse, ma il risultato conseguito ripaga ogni sforzo e rende onore pieno alla millenaria tradizione essenziaria veneziana. Oltre a una prima parte storica, con una rara collezione di strumenti del ’500, il percorso museale propone una seconda area modernissima, con l’uso della multisensorialità e della didattica. Il visitatore, che spesso si trova a fianco dei più famosi “nasi” dei maestri profumieri, può seguire il funzionamento e la composizione della piramide olfattiva, e sperimentare essenze del passato, oggi dimenticate o sconosciute. Chiude il percorso la collezione dei Flaconi Storp, appartenuta ai proprietari della maison di essenze Drom, che partecipa al progetto.
E’ qui opportuno un cenno alla mitica storia profumiera della Serenissima, i cui scambi commerciali sin dalle origini coinvolsero la cosmesi orientale e bizantina. Attraverso il sistema delle mude – carovane navali che periodicamente venivano organizzate per i trasporti delle merci tra Oriente e Occidente – Venezia divenne rapidamente la capitale delle essenze: nuove tecniche di produzione, come quella di diluire le sostanze oleose in acquavite per renderle vaporizzabili, portarono ad un’evoluzione del mercato in senso “capitalistico”, al punto che i profumi veneziani ”conquistarono” tutte le corti europee. Nel 1555 in particolare venne pubblicato “Secreti nobilissimi dell’arte profumatoria”, celebre ricettario di Giovanventura Rosetti – in mostra a Palazzo Mocenigo – con oltre 300 formule per prodotti di bellezza, tra cui saponi, acque odorifere per la casa e ciprie. Il volume, che è il primo catalogo in Occidente ad essere compilato con approccio scientifico, è da sempre proprietà della famiglia Vidal (quella del “Pino silvestre”), la cui società Mavive ha stipulato un accordo con la Fondazione dei musei civici veneziani.
Il Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, istituito nel 1985, non solo conserva preziosi abiti e stoffe, ma custodisce anche un’importante Biblioteca specialistica sulla storia del tessile e dell’abbigliamento. Si compone di ricche e articolate collezioni, materiali provenienti dal disciolto Centro Internazionale delle Arti e del Costume di Palazzo Grassi e dalle raccolte di Vittorio Cini, acquistate dal Comune di Venezia nei primi anni ’80. Tutto ciò si affianca alle preziose raccolte tessili dei Musei Civici di Venezia che, un tempo ospitate al Museo Correr e Ca’ Rezzonico, hanno trovato sistemazione a Palazzo Mocenigo.
A partire dal 1986 il Centro ha organizzato cicli di lezioni sui temi relativi la storia del tessuto e della moda (“I tessuti nella storia”, 1986; “Questioni di moda”, 1987-88; “Arazzi”, 1989; “Stoffe stampate”, 1990; “Fantasia e tecnologia. Design e produzione dall’Ottocento ad oggi”, 1991; “Tessuti per l’arredamento”, 1992; “La moda a Venezia ai tempi di Carlo Goldoni”, 1993; “Motivi tessili tra simbologia e decorazione”, 1994; “Le trame del colore”, 1995).
Ma come è nato questo prestigioso centro, fiore all’occhiello della moda in Laguna? Nel 1951 la società milanese SNIA Viscosa inaugurò a Venezia nella prestigiosa sede di Palazzo Grassi il Centro Internazionale delle Arti e del Costume. Nel 1966 funzionari della SNIA decisero di acquistare 7 tessuti copti e 25 produzioni derivanti dalla collezione Fortuny. Negli anni tra il 1974 e il 1980, le collezioni di Palazzo Grassi acquisirono 200 abiti e accessori databili tra la fine del Cinquecento e il 1960, tra cui vesti italiane e orientali del Settecento e Ottocento, abiti ottocenteschi degli eredi Munaretti, l’abito da cerimonia indossato dalla regina Margherita nel 1879 (donato dall’ex re Umberto di Savoia), le donazioni di “cappellini” degli anni Trenta-Sessanta di Teresa Foscari e quella di modelli sartoriali e di alta moda di Anna Foscolo, Pia Sammartini Lanfranchi e Peggy Guggenheim. Per quanto riguarda gli oltre 1.000 esemplari dell’ex tessilteca di Palazzo Grassi, spiccano esemplari del VI e VII secolo riconducibili a manifatture egiziane e splendidi manufatti lucchesi dei secolo Tredicesimo e Quattordicesimo. Relativamente a questo nucleo, la sezione presenta un pregiato telo di lampasso broccato con decorazione animata da uccelli in trama d’argento, nonché un altro telo di velluto tagliato anch’esso ascrivibile alle manifatture che resero famosa la Serenissima. Per il Cinquecento ricordiamo un grande esemplare di damasco con motivo a melagrana di probabile fattura veneziana, dei pezzi fiorentini e velluti genovesi. Segue un consistente numero di tessuti del Seicento che ben rappresentano la varietà di tecniche e tipologie decorative che distinsero Venezia in ambito europeo. Menzioniamo poi tra i tanti un piviale di velluto “soprarizzo”, un telo in velluto cesellato con gli strumenti della Passione.
Di eccezionale valore storico ed artistico è poi la raccolta di tessuti provenienti dalle collezioni di Vittorio Cini: 172 tra paramenti sacri, teli e parati datati dal XV al XVIII secolo, di fattura veneziana, toscana e lionese, con alcuni esemplari di Fiandre e Asia Minore. La collezione di tessuti è stata acquisita dal Conte Cini fra il 1936-1938, ma solo negli anni 1941-1942 Cini incrementò notevolmente la sua raccolta con l’acquisto di cento manufatti dall’antiquario Misano (teli, parati e paramenti sacri, dalle dimensioni inusate, che rendono questa collezione unica in Italia). La raccolta ospita esemplari che vanno dal Quattrocento al Seicento: tra i tessuti appartenenti al primo periodo vanno segnalati i velluti ad “inferriata” o a “cammino”, a “griccia” e da varie tipologie tecniche quali il velluto tagliato, il cesellato, l’allucciolato. Tra i tessuti ascrivibili al Cinquecento si contano numerosi damaschi broccati di produzione fiorentina, velluti alto-bassi, paramenti sacri e strisce ricamate.
Il Seicento è invece rappresentato da due bei velluti a piccolo rapporto, da una lunga serie di tessuti decorati con il motivo del fiore a stelo ricurvo, da parati con modulo decorativo ad ampie dimensioni ed infine da tessuti broccati dove la decorazione prelude al dinamismo che investirà la prima produzione tra il 1700 e il 1710. Sempre del Settecento sono presenti piviali e teli con motivi “dentelle” che imitano effetti tipici delle trine, numerose sete ornate con strani disegni detti “bizzarre”, una lunga serie di esemplari che rientrano nel naturalismo inaugurato da Revel, ed infine molti manufatti dove dominano le sinuosità della decorazione a “meandro”.
Ricche e varie sono pure le collezioni provenienti dal Museo Correr, che comprendono materiali acquisiti essenzialmente negli anni tra Ottocento e Novecento quando, nell’ambito della generale rivalutazione delle arti decorative, si diffuse l’interesse per questo settore. Nel 1913 il nucleo originario di tessuti antichi si arricchì della collezione di Michelangelo Guggenheim. Alla formazione del fondo del Museo avevano concorso anche i collezionisti-antiquari Ricetti e Marcato per i tessili, mentre per i merletti ai numerosi esemplari donati da Guggenheim si aggiunsero quelli provenienti dalla ditta Jesurum, dai Levi Morenos e da Gerolamo Camerino. La raccolta di tessuti si compone di più di 1.000 pezzi e conta 220 esemplari copti, stoffe e paramenti sacri datati tra il XIV e il XVII secolo, arazzi e merletti, tra cui alcuni tra i più citati nei testi di storia dell’arte tessile. Si tratta di frammenti e guarnizioni di tuniche sovente decorate con motivi vegetali, geometrici o con piccole figurazioni di animali, putti, ninfe. Nella stessa collezione si possono incontrare sciamiti del XII e del XIII secolo, degli esemplari lucchesi del XIV secolo di ottima fattura, alcuni velluti appartenenti al XIV-XV secolo e un bellissimo lampasso lanciato del XV secolo raffigurante l’Annunciazione. Famoso è un broccatello del XVI secolo decorato da un trofeo d’armi, che insieme a molti altri esemplari coevi danno un quadro completo della migliore produzione del periodo. Nutrita è altresì la serie di tessuti del XVII secolo: ricordiamo anche in questo caso i velluti, che qui presentano una raffinata rassegna di manufatti estremamente pregiati. Per il XVIII secolo la raccolta annovera notevolissimi esempi della produzione francese e veneziana, per quest’ultima basti menzionare i famosissimi tessuti firmati dai fratelli Cavenezia.
Di notevole interesse, infine, è la collezione di abiti e accessori provenienti dal Museo Correr e da Ca’ Rezzonico, circa 800 pezzi che documentano per lo più la moda del Settecento. Si tratta di un’importante raccolta formatasi fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento con le donazioni al museo cittadino da parte di famiglie, antiquari e collezionisti, tra i quali rammentiamo Valzer, Martinengo, Cantoni, Boldù, Costantini, Guggenheim, Levi. Fra i 175 accessori sono comprese borse, ventagli, cappelli, scarpe, guanti e altro, molti pezzi di ottima qualità se fattura; fra i tanti va ricordato il nucleo dei ventagli settecenteschi, mentre fra le calzature degni di nota sono i “calcagnetti” del XV secolo. Veramente ricca la collezione di costumi, con numerose “andrienne” in buono stato di conservazione databili alla seconda metà del XVIII secolo. Altrettanto numerosi sono i completi maschili riconducibili al medesimo periodo, mentre la splendida serie delle marsine ricamate è ricca al punto che permette di tracciare il quadro completo dell’evoluzione di questa tipologia di vestiario dal Settecento all’Ottocento. Più di un centinaio di bellissimi gilet costituiscono, poi, la sezione più preziosa della collezione. Si trovano esemplari del 1740-1750, ma soprattutto innumerevoli articoli della seconda metà del secolo di ottima fattura e particolare bellezza. Davvero speciale, da ultimo, è il nucleo di abiti dell’Ottocento con capi del periodo neoclassico, alcuni pezzi infantili del Settecento e soprattutto le vesti di “procuratore” che per molto tempo furono esposte a Ca’ Rezzonico.
Tra i partecipanti al nuovo progetto museale veneziano ricordiamo che figurano anche Cosmetica Italia (ex Unipro), l’associazione delle imprese italiane di cosmetica, con il prestito del proprio fondo bibliotecario, la realizzazione di un video documentario, il supporto didattico e il reperimento di materiale storico, la Camera di Commercio di Venezia, con un importante contributo economico, e il Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche e Centro di Cosmetologia della Università di Ferrara, che fornisce consulenza scientifica e organizzerà seminari e corsi olfattivi.
Allora… tutti in Laguna a profumarci!