Schegge di situazioni evocatrici di relax
Ci sono momenti dell’anno talmente saturi e pesanti da “costringere” a sforzarsi di posare un attimo la mente per ritrovare, nella memoria breve, qualche “vissuto” che abbia lasciato in noi tracce di calma e di levità.
Direi che la fine di luglio, con la sua calura imponente e la stanchezza palpabile che ne deriva, ben si presta a mettere in atto -a guisa di una meditazione attiva- una serie di “ritratti” di bellezza riconosciuta, interiorizzata, conservata ad hoc.
“Memoria: tesoro e custode di tutte le cose”, diceva Cicerone.
Ed è proprio così. Una sorta di restituzione di frammenti indimenticabili pronti a rifarsi vivi e vividi. Un po’ come veder fiorire le rose a dicembre o spuntare i bucaneve ad agosto. Per stupirsene, per accoglierne il miracolo, per sentirsene parte.
E subito il pensiero corre a quella meraviglia, a quella “speranza verde” che è il BOSCO VERTICALE, l’insieme delle due torri milanesi -eletto come “il grattacielo più bello del mondo”- che l’Architetto Stefano Boeri ha “impiantato” nel cuore di Porta Nuova.
Dalle sue parole apprendiamo che:
“……in quei mesi del 2007 stavo iniziando il progetto di due torri alte nel centro di Milano e di colpo -le idee interessanti e bizzarre arrivano di colpo, impreviste e taglienti- mi venne in mente di progettare come reazione alla tendenza prevalente, due torri biologiche, due torri rivestite non di vetro ma di foglie. Foglie di piante, di arbusti, ma soprattutto foglie di alberi. Due torri rivestite di vita……”
E che apertura per l’anima, durante la trascorsa settimana milanese del Design, vedere la miriade di visitatori accorsi per partecipare a questa primaverile kermesse di caos -bello e produttivo al contempo- placare l’ansia sotto le due installazioni del Fuorisalone, anch’esse a firma Stefano Boeri, collocate nel Cortile della Farmacia dell’Università Statale e a Superstudio in via Tortona!
“La decompressione dalla frenesia della vita metropolitana”, il tema comune.
“Radura” (uno spazio circolare perimetrato da 350 colonne in legno dove poter “entrare” e ascoltare note suadenti estraniandosi dal resto -quasi come una cassa armonica a cielo aperto-) e “Urban Tree Lounge” (uno spazio dove sperimentare una inattesa esperienza di “decongestione e ricarica del corpo e della mente all’ombra di un albero artificiale realizzato grazie ad una inconsueta combinazione di materiali e volumi”), i loro nomi.
Autonome, ma unite da un chiaro obiettivo, quello di “….creare uno spazio intimo anche se lambito dalle correnti della vita metropolitana”………
Analoghe “sedute”, rimaste impresse per il loro avvolgente e tonificante messaggio, quelle realizzate dallo storico marchio “Cappellini” firmate dal designer svedese Johan Lindstèn: quattro poltroncine a modulo tondo con un decoro dello schienale -realizzato unendo la tradizione del ricamo a punto croce tramandata nei secoli e la tecnologia più avanzata- rappresentante le quattro stagioni dell’anno.
Paesaggi che “chiamano” e invitano alla sosta, a penetrarli, a immergersi in essi…..lasciando “fuori” tutto il resto: l’autunno coi cervi impettiti su uno sfondo di frassino color noce, la primavera con le farfalle svolazzanti sul superbo frassino bianco, l’inverno con un paesaggio polare adagiato sul frassino nero, l’estate con la grazia dei fenicotteri rosa in evidenza sul frassino rosso.
Averle in casa, facendole “ruotare” a seconda del periodo opportuno o ammirandole tutte insieme nella loro prepotente e “naturalistica” regalità, darebbe sicuramente leggerezza al tempo e agilità nel ripartire……
Durante le insonni e afose notti estive, risulta corroborante ripensare alla “Foresta di luce” sperimentata in aprile -grazie al geniale architetto giapponese Sou Fujimoto che l’ha ideata per il brand di moda COS- nello spazio dell’ex cinema Arti in Via Mascagni a Milano. Tutti seduti a terra dietro un grande tendone nero, tutti con gli occhi all’insù per farsi centrare da quel fascio conico e magico simile a una doccia impalpabile, tutti a cercare la fonte di quel suggestivo gioco di luci e suoni e specchi……
Un abbraccio tra moda e design volto a focalizzare l’attenzione sul legame tra corpo e natura, tra fascino e naturalezza, tra spazio teatrale e architettura. Un bagno di sollievo nella bollente ferocia dei tempi, insomma…….
Spesso comunque il caldo lascia il passo al fresco soffio di un condizionatore gentile che rianima. Ecco allora il desiderio di qualcosa con cui coprire le braccia e le spalle, qualcosa di “preziosamente adeguato” a quegli improvvisi “brividini”.
Come dunque non rammentare quelle maglie così aeree viste da Saverio Palatella -in quel suo showroom milanese accanto alla Darsena che fu la casa di Elio Vittorini e poi sede di una scuola di restauro di mobili antichi- mentre, tra le lampade Arco di Achille Castiglioni e le volte che si rincorrono, la cultura del bello si fa avanti e contagia tutto quanto?
Tagli over e quasi informi che, in modo essenziale e “New York Style”, proteggono senza appesantire; linee che si allacciano alla “tradizione del fare” -tipico del movimento ARTS & CRAFTS di cui Palatella, notoriamente ispirato dall’ecologia e dal rispetto per la natura, è grande sostenitore-; colori molto incisivi e spesso accostati in modo inconsueto -molti i collage anche con i vari materiali- o, al contrario, delicatamente neutri e rassicuranti.
Peccato dover attendere l’autunno per poterne godere il “confortevole comfort”…….
“ROCCA”: questo il nome scelto dal marchio MALÌPARMI per una collezione -quella per l’A/I 2016/17- improntata sulla solidità e sulla concretezza.
“ROCCA”: perché “luogo dai molteplici significati, architettura immersa in una natura rigogliosa dalla quale trarre forza e volontà”.
“ROCCA”: la freschezza della sua luce riflessa che inonda di cromatismi da “toccare con uno sguardo” gli abiti dalle sovrastrutture inaspettate, i cappotti dalle fodere sbarazzine, gli accessori rinnovati nei pellami e nelle rifiniture.
“ROCCA”: per essere scoperta, scovata, scalata; per trovarvi pace, riposo, orizzonte; per ispirare le pieghe di una gonna, la stampa di una giacca, l’irregolare beltà di una trama jacquard.
“ROCCA”: difficile non portarsi addosso la sua incontrastata energia…..
Si sono fissate come puntine su una lavagna le opere scultoree completamente bianche di Lorenzo Perrone, artista/poeta che da vent’anni realizza i suoi “LibriBianchi” trasformando volumi da lui scelti e privati del loro contenuto in oggetti destinati a custodire per sempre le loro segrete parole.
Si sono sedimentate come particelle sospese in attesa di esplodere e dare una sferzata di freschezza tutte quelle sfumature di rosa che abbiamo visto sui cappelli e sulle “mises” delle signore in visita ad Orticola, l’importante mostra-mercato milanese ritenuta palcoscenico di eleganza da interpretare facendola propria per i mesi a venire. Uno sbocciare di rosa fucsia, di rosa aurora, di rosa carne, di rosa confetto, di rosa baby. Un trionfo di colori e di profumi da rievocare ora con una vena di nostalgia per quel clima di allora decisamente più gradevole dell’attuale.
Si sono posati come pezzi di cielo -pronti a donare frescura a certi pomeriggi “montaliani” e a offrire refrigerio a certe serate torride- quei capi azzurri e blu visti su tante passerelle che al momento forse non ci erano parsi così promettenti e salvifici. La loro pacatezza ora ci permetterà di gustarne la sempiterna classe.
Tuffarsi in una tuta blu cobalto o in una lunga blusa di garza color acquamarina sarà come avvertire sulla pelle il contatto del mare……
E, a proposito di tuffi, non possiamo chiudere senza ricordare la grandiosa opera di ristrutturazione della piscina Caimi che Andrée Ruth Shammah, direttore artistico del milanese Teatro Franco Parenti, ha fermamente desiderato e contribuito a realizzare.
Capolavoro degli anni Trenta e chiuso da quasi dieci anni, rivive da poco più di un mese con una nuova veste, sofisticata e unica.
“Bagni misteriosi” il suo teatrale nome -si affaccia con suggestivo incanto dal teatro stesso- pronto a “recitare” più parti in modo eclettico e trasversale (concerti, punti di ristoro, spettacoli a bordo piscina…).
Ci sono capitata una sera di qualche giorno fa, dopo aver assistito a una lettura di poesie rilassanti: quelle vasche illuminate solo da piccole luci simili ai palloncini delle feste e da una sorprendente luna parevano lì a ricordarci, con i loro pregi architettonici perfettamente conservati e le innovazioni discretamente apportate, che l’emozione di ritrovare vita dove pareva non essercene più e oasi dove pareva non rinvenirne più appartiene a ciò che fa della nostra esistenza una instancabile e sbalorditiva “faccenda” sempre in divenire…….