“Sentirsi belle” con le creazioni di Gianni Versace in mostra a Napoli
Nel ventesimo anniversario della tragica scomparsa di Gianni Versace a Miami Beach, si sta parlando di lui soprattutto per l’annunciata terza stagione di “American Crime Story” dedicata al suo delitto, che vedrà recitare un cast stellare (tra cui Penelope Cruz e Ricky Martin). Ma lo straordinario stilista calabrese – amato dalle donne più sexy del pianeta e da celebrities come Madonna, la principessa Diana, Elton John, Tina Turner – deve essere ricordato per ben altro che il gossip, nero o rosa che sia, se non altro perché ha rappresentato una delle menti creative più originali e brillanti degli anni ’80 e ’90, un assoluto innovatore in fatto di materiali, volumi, colori, elementi decorativi, design, lavorazioni. Bene ha fatto, dunque, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (M.A.N.N.) a rendergli omaggio con la mostra “Dialoghi/Dissing – Gianni Versace Magna Grecia Tribute”, a cura di Sabina Albano (aperta dal 14 Luglio al 20 Settembre).
Curiosa la scelta del titolo, che richiama i valori della dialettica e del confronto, ma si rifà anche al linguaggio slang della musica hip hop e rap, dove i cantanti usano “dissarsi”, ovvero battagliare metaforicamente a colpi di rime… non proprio gentili.
La rassegna, proponendosi di indagare i rapporti tra Versace e quella Magna Graecia delle origini che l’ha sempre affascinato, presenta una selezione di abiti e oggetti della collezione privata di Antonio Caravano, raccolti a Napoli nel corso di molti anni di ricerche in tutto il mondo (in totale la collezione – una delle più vaste esistenti, di inestimabile valore artistico oltre che economico – annovera quasi un migliaio di pezzi della maison della medusa, tra cui una quarantina di abiti haute-couture, incluse le strepitose camicie-foulard in seta, capi unici che hanno esaltato la fisicità delle magnifiche top-model degli anni ‘90).
Il prestigioso evento è ospitato all’interno del M.A.N.N. nella sala del Cielo Stellato e nel giardino adiacente, dove pure si possono vedere alcuni video che raccontano di questo geniale esponente del fashion system tricolore, coinvolgendo comunque altri artisti a lui in qualche modo legati (fra l’altro si possono ammirare sculture di Marcos Marin, opere di Manuela Brambatti, Bruno Gianesi, Marco Abbamondi e Ilian Rachov).
Da menzionare il fatto che il 15 Luglio, proprio nel giorno dell’assassinio di Gianni 20 anni fa, è stato organizzato un Gala Dinner benefico presso il complesso Averno sul golfo di Pozzuoli per raccogliere fondi da destinare alla Fondazione Operation Smile Italia onlus di cui Santo Versace è Presidente.
La curatrice della mostra partenopea Sabina Albano (con cui ha collaborato Maria Morisco per gli aspetti scientifici) ha dichiarato che questa iniziativa ispirata al personaggio di Gianni Versace e al suo mondo fashion è frutto di una progettualità che parte da lontano, nella convinzione che “le parole della moda possano leggere la storia”. Infatti si tratta di un codice linguistico in grado di decifrare ogni aspetto della nostra cultura. Albano ha così spiegato che, essendo un’archeologa con la passione della moda, per lei “un abito degli anni ’90 non è altro che un reperto, figlio di iconografie artistiche, anch’esso un pezzo di storia: la nostra”. In verità negli ultimi anni questa stylist che si definisce “concept artist a 360°” ha viaggiato in lungo e in largo per allestire eventi in memoria di Gianni Versace, evidenziando ovunque i caratteri distintivi dello stilista che aveva deciso di puntare sulla più sofisticata artigianalità sartoriale e amava contaminare le classiche suggestioni della Magna Grecia e del Rinascimento con gli input spettacolari del Barocco e della Pop Art, in nome di un’audace sperimentazione che l’aveva portato, ad esempio, a trattare la pelle come tessuto e a prediligere colori “da urlo”, nonché a mixare nappa e velluto o pizzo e maglia metallica operata a laser.
La sua missione? Eccola, con parole sue: “Il mio desiderio è quello di dare scelta alle donne per far sì che esca la loro individualità, per provare a realizzare ciò che vogliono. E io penso che le donne vogliano sentirsi belle!”.