Sfila l’incertezza
Gli ultimi Fashion Economic Trends elaborati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana evidenziano un 2016 caratterizzato da fatturati altalenanti e dalla debolezza dell’export, in calo verso i Paesi extra-UE, in particolare Cina ed Emirati Arabi. La parola d’ordine è: incertezza.
Le rilevazioni ISTAT hanno registrato una caduta del -7,5% del fatturato estero nel primo trimestre e del -2,1% nel secondo. C’è tuttavia da osservare che negli ultimi 12 mesi queste rilevazioni hanno sistematicamente sottostimato la dinamica registrata dalle esportazioni, mentre l’avevano sovrastimata tra il 2012 e metà 2015. Il “vero” andamento del fatturato estero della moda in senso stretto potrebbe quindi essere, nel secondo trimestre 2016, di circa 2-3 punti percentuali migliore di quello registrato dalla rilevazione ISTAT.
Le previsioni dipingono uno scenario in cui il tono dominante è quello della lentezza, come confermato dalla ripresa autunnale dell’attività: un quadro di bassa crescita che coinvolge l’andamento del fatturato, delle esportazioni e delle importazioni. Il sistema integrato della moda italiana – che include sia l’industria della moda in senso stretto che i settori collegati dell’occhialeria, gioielleria e cosmesi – ha avuto nel primo semestre un andamento alterno, con una diminuzione del fatturato nel primo trimestre rispetto allo stesso trimestre del 2015, seguita da una crescita di oltre il +3,8% nel secondo.
Sul fronte delle esportazioni il segno rimane positivo, ma con una crescita modesta. Le esportazioni dei settori della moda in senso stretto sono lievitati del +0,9%, quelli collegati del +0,8%. Nei mesi di luglio e agosto il clima di fiducia tra le imprese manifatturiere ha subito un peggioramento allineandosi ad un tendenza sfavorevole degli indici di fiducia europei e americani, probabilmente per effetto del referendum sulla BREXIT. Il terzo trimestre prospetta in ogni caso un indebolimento della congiuntura: ci attendiamo dunque una stabilità o un lieve calo del fatturato, mentre nel quarto trimestre, nell’ipotesi che il referendum italiano sulle riforme istituzionali non determini una fase di instabilità politica e che il condizionamento psicologico della BREXIT si attenui progressivamente, si delinea un ritorno alla ripresa, favorito anche da un miglioramento delle esportazioni. La battuta d’arresto del terzo trimestre, tuttavia, penalizzerà la crescita complessiva del fatturato 2016 prevista a +1,4%.
Sul fronte dell’export, la fase di debolezza dei mercati esteri avviata a metà del 2015 è proseguita nel primo semestre del 2016, facendo registrare una crescita inferiore all’1%, omogenea sia per la Moda in senso stretto che per i Settori collegati. Nella Moda in senso stretto, a fronte di un recupero sui mercati dell’UE (+2,1%), in particolare nell’export verso i mercati di Francia e Germania (+3% entrambi), si è registrato un peggioramento dell’export verso i Paesi extra-UE (-0,4%), in particolare verso Russia e Turchia (entrambi -5,6%), Emirati Arabi (-8,1%), USA (-3,5%) Hong-Kong (-1,2%) e Cina (-5,5%).
Per quanto riguarda consumi e sell-out dei negozi di moda, la ripresa generale delle vendite al dettaglio in Italia ha rallentato nel secondo trimestre, assestandosi sugli stessi livelli del secondo trimestre 2015. Nella media la crescita è stata del +0,4%. Dopo una crescita (+0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015) nel primo trimestre le vendite di abbigliamento hanno avuto una lieve contrazione nel secondo (-0,5%). Le calzature e la pelletteria hanno invece registrato un andamento negativo nel secondo trimestre (-0,8%) che ha determinato un calo complessivo nel semestre. I dati di vendita nel primo semestre 2016 nei negozi specializzati nella moda sono positivi in Spagna (+2,7%) e stagnanti in Germania (+0,2%), negativi invece in Francia (-1,3%) e molto negativi nel Regno Unito (-4,6%). I dati del singolo mese di giugno confermano la tendenza positiva in Spagna (+8%) e mostrano una ripresa in Francia (+3,3%). Le vendite al dettaglio negli USA sono aumentate nel primo trimestre del 2016 (+0,5%), ma sono rimaste sostanzialmente ferme nella media del semestre, confermando negli ultimi mesi un trend di crescita molto lenta. in Giappone le vendite al dettaglio di abbigliamento e calzature sono cresciute del 3,2% nel primo trimestre rispetto al primo trimestre 2015. La crescita si è però interrotta nel secondo (+0,5%). In Cina l’aumento delle vendite di moda nei negozi di maggiore dimensione è cresciuto nel primo semestre 2016 dell’6,4%, con una dinamica maggiore nel secondo trimestre (+7,6%).
Lo scenario internazionale ha visto negli ultimi mesi accrescersi i fattori di incertezza. Il più importante è il risultato del referendum britannico che ha spinto il Fondo Monetario Internazionale a rivedere verso il basso le previsioni di crescita dell’economia mondiale da +3,2% (2016) e 3,6% (2017) a +3,1% (2016) e +3,4% (2017). Si tratta di un impatto dell’ordine di decimali di punto, ma con un effetto importante, che frena ancora una volta le attese di crescita e innalza i rischi per l’economia. Negli USA, la fase espansiva prosegue con una crescita dei consumi e una previsione del PIL di +2.2% nel 2016 e +2,5% nel 2017. Nell’area Euro si conferma il rallentamento delle principali economie con una previsione per il PIL di +1,6% nel 2016 e +1.4% nel 2017. Le ultime previsioni per il PIL inglese indicano +1,7% nel 2016 e + 1,3% nel 2017. In Cina le prospettive a breve sono migliorate grazie ai recenti interventi a sostegno all’economia e la crescita è prevista stabilizzarsi a +6,6% nel 2016 e +6,2% nel 2017. L’assestamento in corso dei prezzi del petrolio alleggerirà la situazione economica in Russia, dove si prevede una crescita dell’1% nel 2016 e del 2,5% nel 2017.
In definitiva, la battuta d’arresto del secondo trimestre ha ridotto la potenzialità di crescita del fatturato nel 2016. Il quadro macroeconomico resta tuttavia favorevole e consente di prevedere una stabilizzazione nel terzo trimestre (con un possibile marginale decremento del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2015 (-0,3/-0,5%) e ritorno alla crescita nel quarto. Un fattore di rischio interno permane nel quarto trimestre in relazione alla possibile instabilità politica in caso di esito negativo del referendum istituzionale di ottobre. Nel ipotesi che non si verifichino shock esogeni e che il quadro politico si normalizzi si prevede che la crescita del fatturato per il sistema integrato della moda (Moda in senso stretto + Settori collegati) sarà del +1,4% .
Lo scenario, per concludere, appare estremamente complesso e di difficile interpretazione nella sua perdurante incertezza. E’ arduo e senz’altro azzardato osare troppi pronostici in un simile contesto, dove tutto è possibile. Non resta che rimboccarsi le maniche… e incrociare le dita.