Sì bella….ma non perduta
La moda è, per molti aspetti, la quintessenza della bellezza perché in essa si sposano la perfezione della natura e l’eccellenza del lavoro umano. E’ ancora possibile parlare di bellezza oggi? La risposta è un sì deciso, soprattutto se si pensa ai valori fondativi di un Paese come l’Italia, alla sua civiltà ed alla sua qualità di vita.
La modernità, o meglio la post-modernità, sembrava aver opacizzato e depauperato questo concetto, relativizzandolo e rendendolo retorico, quasi superfluo, ma oggi per fortuna si torna a ragionare di bellezza in modo genuino, collocandola nell’alveo di quel “patrimonio italiano” (storico, culturale, artistico) che è fatto di relazioni, ideali, virtù, persone e cose, ma anche di buona politica, industria, commercio, tecnica e tecnologia: sempre sotto l’egida dell’innovazione nel solco della tradizione. Il filosofo americano James Hillman ha scritto che la bellezza risveglia la coscienza: è vero, solo se immersi nella bellezza, noi siamo cittadini liberi, responsabili, autonomi, cultori della democrazia, aperti al mondo e disposti al bene. La bellezza vera ha questo potere, suscitando emozioni non fini a se stesse, ma in grado di cambiare in meglio chi ne partecipa, contemplandola e producendola a sua volta.
In quest’ottica non stupisce dunque che Italcementi, colosso industriale fiore all’occhiello del made in Italy d’avanguardia, che produce cemento e calce idraulica per poi esportarli in tutto il mondo, ha deciso di pubblicare un libro prezioso intitolato “Bellezza” (a cura di Walter Mariotti per un progetto di arcVision).
Conservare e promuovere la bellezza è un obiettivo ormai entrato nella “mission” di molte imprese, non solo quelle fondate su valori estetici, come dimostrato da Expo 2015, perché ci si è resi conto che formare e diffondere espressioni della cultura, dell’arte, della scienza migliora realmente la vita e rafforza la coesione sociale. Ogni investimento in questo senso non va più visto come un costo o un modo per ottenere un tornaconto economico, ma va concepito come strumento di crescita civile che completa competenze, identità, visioni del mondo. La bellezza deve quindi diventare una presenza viva nella vita di tutti.
La bellezza italiana nella sua essenza travalica secoli e logiche: così è possibile trovare un nesso tra la Cappella degli Scrovegni a Padova e la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, tra l’Ambasciata italiana a Brasilia progettata da Pier Luigi Nervi e il dipinto di Giovanni Fattori “La famiglia Bellelli”, tra il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur e la “Piazza d’Italia” di Giorgio de Chirico, tra la Chiesa di San Giovanni Battista a Firenze e la poltroncina Dormitio di Giò Ponti. E con tutto ciò è in relazione, a sua volta, la “foresta urbana” dello straordinario Palazzo Italia dell’Expo, costruito con tecniche e materiali biodinamici tra i più evoluti.
Giorgio Armani, il grande stilista che della ricerca dell’idea di bellezza ha fatto la propria ragione di vita e di lavoro, ha affermato: “Lo stile è una questione di eleganza, non solo di estetica. E’ avere coraggio delle proprie scelte e anche di dire di no. E’ trovare la novità e l’invenzione senza ricorrere alla stravaganza”. Ha aggiunto: “Gli Italiani hanno una naturale educazione al bello, sanno essere sensuali e naturali, apprezzano e ricercano la qualità: questi caratteri distintivi contribuiscono in maniera decisiva a rendere così ammirata l’estetica italiana”.
D’altro canto (è proprio il caso di dirlo) Andrea Bocelli, tenore dal timbro speciale che ha conquistato il mondo, ha spiegato: “Abbiamo una storia straordinaria alle spalle, eccellenze in ogni campo, un numero sconcertante di tesori da valorizzare, splendide tradizioni e una diffusa e radicata cultura eno-gastronomica… E’ un fatto che la forza creativa del nostro Paese faccia sognare”.
Brunello Cucinelli, il “re del cashmere”, è convinto che la bellezza italiana nasca dalla storia e dall’emozione, ma anche da valori come la famiglia, la spiritualità e persino la politica, se questa cerca di risolvere non solo la crisi economica, ma anche quella umana, civile ed etica. La vera bellezza è comunque una forza economica potente, perché è alla base dei desideri che sono il motore dei consumi.
Ciò che a volte dimentichiamo è che, se vogliamo, possiamo ancora tirar fuori da noi stessi le eccezionali capacità del Rinascimento, che magari pensiamo di non possedere, ma che invece “covano” in attesa di poter sprigionarsi. E’ a quel momento di grandezza italiana che dobbiamo tornare, ponendo al centro il valore, il prodotto, la cultura. Bisognerebbe metterli a sistema in nome dell’asset immateriale più prezioso: una bellezza che deve essere già in noi per poter essere ritrovata poi nel mondo circostante. La super-avvocatessa Claudia Parzani ha affermato che “la bellezza deve essere dietro ogni cosa che facciamo, risuonando con un’idea di semplicità”. E pure di felicità, da vivere giorno per giorno, in ogni istante e in ogni particolare.
Papa Bergoglio nell’enciclica “Laudato sii” ci ha richiamato all’importanza strategica dell’educazione al bello, che passa inevitabilmente attraverso la scoperta della bellezza della persona umana, perché solo facendo esperienza di ciò che appartiene all’uomo si può comprendere la bellezza del mondo. E’ nostra responsabilità – ha affermato il filosofo Giuseppe Zaccaria – arrivare a un cambio di paradigma, accompagnando le persone che ne sono più distanti (per età, per cultura, per condizione sociale, per deprivazioni oggettive) a scoprire l’esistenza ed il valore della bellezza.
Così, potremo rispondere alla domanda “Oggi si può parlare di bellezza sfuggendo alla retorica dell’evento e sottrarre l’idea alla categoria del lusso per riportarla a quella di necessità?” ricordando Plotino e riconoscendo che solamente nell’apertura del cuore riposa la vera bellezza. Spetta a noi risvegliarla.
Il premier Renzi sostiene spesso che l’Italia deve ripartire dalla bellezza. E’ giusto, ma non basta. Deve essere la politica per prima ad elaborar un piano di sviluppo che concili gli interessi e tracci una via tarata sulle nuove generazioni, a cominciare dagli investimenti in istruzione e cultura.
La bellezza salverà il mondo, scriveva Dostoevskij. Dobbiamo crederci, cominciando a salvare l’Italia.