Silenzio, parla Armani
Ci sono poche persone che possono permettersi di dire ciò vogliono senza restare impigliate nelle maglie del politically correct e tra questi happy few c’è sicuramente Giorgio Armani. Specialmente quando i temi sono la moda e le donne.
Forte del suo senso della decenza, che non lo ha mai abbandonato negli anni, della sua onestà intellettuale, a cui non ha mai derogato per convenienza, e del suo rispetto innato per le persone, non solo di quelle che lui veste, King George si è conquistato il diritto di esternare in libertà pensieri e parole a dispetto dei benpensanti. Al punto che ciò che egli dice rischia talvolta (come è accaduto nell’ultima Fashion Week milanese sconquassata dall’allarme coronavirus) di mettere in secondo piano ciò che egli fa, ovvero abiti stupendi che sanno valorizzare ogni donna, omaggiandone tanto la bellezza quanto la dignità.
Dunque è dalle sue creazioni che volgiamo partire commentando la collezione Emporio Armani autunno/inverno 2020/2021 che lo stilista piacentino ha presentato nel suo Sylos esortando le donne ad essere poesia, ma una poesia in versi liberi, senza metrica dettata dai couturier, fiere e determinate a crearsi da sole un proprio stile in modo eclettico, senza esitare ad indulgere nel dandismo purché raffinato.
Questo invito dovrebbe significare per le donne costruirsi un guardaroba non tanto unisex, “ibrido” tra il genere maschile e quello femminile, bensì oscillante tra un polo e l’altro: da un lato vagamente virili giacche allungate e stretti cardigan sportivi con abbottonatura alta, camicie bianche con foulard o trine e pantaloni morbidi con le pinces, tailleur-tunica con ai piedi calzature piatte; dall’altro sbarazzini mini-abiti e shorts di raso per mettere in risalto belle gambe sforbicianti e vezzosi particolari come i merletti, le ruches, i ricami, i volant, i boa di maglia, sandali superfemminili sfavillanti di cristalli. Ad ogni donna la sua scelta in totale autonomia, senza soggiacere ai dettami dei trend che mutano continuamente e capricciosamente. Anche tessuti e tinte sono un inno all’indipendenza dello stile, spaziando dalle lane ai velluti alle sete, dal bianco al nero al verde brillante della natura (declinato in vari toni), e oscillando tra rigorose fantasie a quadri, pied de poule e giochi monocromi o stampe cinesizzanti, tutto all’insegna di un ritrovato romanticismo.
E veniamo a quello che Giorgio Armani ha dichiarato a margine della sfilata, suscitando un certo clamore. “Evitiamo il ridicolo. Poi noi diciamo che le donne sono stuprate in un angolo. Ma le donne continuano ad essere stuprate dagli stilisti e mi ci metto anche io. Trovo sia indegno”. Ha quindi giustificato la sua affermazione così: “Per esempio, la signora che vede un manifesto con seni e sedere fuori su di una pubblicità gigantesca, pensa – anche io voglio mostrarmi così – Ecco per me questo significa violentare le donne ad essere quello che non vogliono o che non si addice loro”. “Le tendenze per me non esistono, non sono niente – ha sostenuto Armani – Ognuno faccia quello che sa fare. Bisogna cercare di migliorare la donna che vive adesso. Celebrare quelle del passato non mi appartiene. Quindi smettiamola con queste tendenze che non solo non ci sono, ma anche non ci devono essere. Non ci sto più. Ho la mia età e posso permettermi di dirlo. Evitiamo di rendere la gente ridicola”.
È quindi un “canto libero” quello intonato sulla passerella di Emporio Armani; un invito ad affrancarsi dagli andazzi che “non sono niente”, mentre bisogna piuttosto “migliorare la donna che vive adesso”. Ed ha esemplificato che “una giacca gonfia non aiuta a essere snelle o sexy, ma a infagottarsi”, così come ”chi ha un posteriore accentuato starà meglio con un pantalone largo da uomo”. Queste battute di Re Giorgio che tanta eco hanno ottenuto nascono, come egli stesso ha rimarcato, “da una riflessione sulle imposizioni della moda che tolgono libertà alle donne, a partire da quella di vestirsi secondo la propria età, la propria conformazione, la propria mentalità”.
Pare che ci volesse proprio lui per sancire che è una violenza imporci di vestire con le tendenze, perché capita che rischiamo di renderci ridicole. Grazie ad Armani per avercelo ricordato.