La metamorfosi della Smoking Jacket
Ha da poco compiuto ben 123 anni, ma, in realtà, più il tempo passa, più il cosiddetto black tie sembra ringiovanire, forte di nuove versioni, sia per lui che per lei, e di seguaci celebri, tra cui l’indimenticabile e letale 007 James Bond! Lo smoking si dice sia stato indossato per la prima volta il 10 ottobre 1886 dall’industriale del tabacco Griswold Lorillard al Tuxedo Club nel New Jersey e da quel giorno, nel cui ricordo è stato festeggiato il centenario, questo capo viene chiamato negli USA “tuxedo”, in omaggio al suo luogo d’origine.
Tuttavia, alcuni mettono in dubbio la paternità di questo indumento: si vocifera che sarebbe nato a Londra nel 1865 per mano della sartoria Henry Poole & Co. che avrebbe proposto una “giacca corta da fumo” per il futuro Edoardo VII. Certo è che, fino al 1880, l’unico abito da sera maschile e formale era il frac, caratterizzato da farfallino bianco e lunga coda di rondine.
Prima di dedicarci alla descrizione, è, però, necessario fare delle precisazioni terminologiche: il nome impiegato in Italia, che deriva dall’inglese smoking jacket in quanto si narra che originariamente consistesse in una giacca indossata dai gentiluomini per salvare il loro abito dall’odore di fumo, viene utilizzato soltanto nello stivale e nei paesi di lingua francese o tedesca. Nel Regno Unito, si usa “dinner jacket”, espressione che serve comunque per indicare l’abito completo.
È, inoltre, importante sapere che quando un uomo riceve un invito che riporta la dicitura black tie/cravate noir o abito da sera, egli deve presentarsi con uno smoking, che deve essere portato sempre e solo in occasioni formali il cui inizio è previsto dopo le ore 18. È, quindi, assolutamente vietato indossarlo durante la mattinata o nel pomeriggio, così come per i matrimoni. Esso viene, in effetti, abitualmente scelto per eleganti cenoni organizzati per festeggiare l’arrivo di un nuovo anno, per galà, per prime teatrali o per puntare sul tavolo verde.
Quando immaginiamo uno smoking, il colore che a cui pensiamo immediatamente è il nero, ma è anche possibile incontrare uomini che sfoggiano una giacca bianca durante feste all’aperto o a bordo di una nave da crociera. Oggigiorno, esistono completi di ogni colore, dal “midnight blue” proposto per la prima volta dal Duca di Windsor, al rosso accompagnato da revers e papillon viola scelto da Cavalli, e di taglio alternativo.
Ciò nonostante, alcuni elementi sono irrinunciabili e devono essere studiati con cura. Per cominciare, la giacca può essere monopetto con un unico bottone o a doppio petto a due bottoni, con revers di seta a lancia o a scialle. Il farfallino deve, poi, essere obbligatoriamente nero, in satin o seta, e sempre annodato a mano: il papillon bianco è prerogativa del frac ed è un grosso errore mischiare i due tipi di abito. C’è, anche, chi osa portare una cravatta a farfalla colorata, in tinta unita e accoppiata con la fascia.
Per quanto riguarda questo componente, la fusciacca o cummerbund non è altro che una cintura di raso da annodarsi sulla schiena, con l’apertura delle pieghe rivolta verso l’alto si dice per custodire i biglietti del teatro, ed è la trasformazione della fusciacca indossata in India. E’ elegantissima, eppure, alcuni gentiluomini preferiscono il panciotto, ricavato dallo stesso tessuto dello smoking e usato per coprire le bretelle, che ha la caratteristica di avere uno scollo più profondo rispetto ai panciotti usati con altri abiti per lasciare visibile lo sparato della camicia.
Anche la camicia dovrebbe seguire regole precise: bianca, con polsini doppi rivoltati verso l’esterno e chiusi da gemelli (veri e propri gioielli in oro o pietre dure), con bottoni che possono essere dei luminosissimi swarovski o madreperle, ma anche, nei casi più clamorosi veri brillanti, e nei casi più discreti nascosti dalla paramontura. Lo sparato è a pieghe orizzontali, vera plissettatura, o verticali e con il colletto accuratamente ribattuto verso il asso.
Passando ai pantaloni, essi sono neri, senza risvolto, con una sottile banda di raso nero che copre le cuciture esterne sulle gambe e senza passanti per la cintura: per tenerli su si usano delle sobrie bretelle. Al di sotto, devono essere messe delle calze nere, lunghe fino al ginocchio, di lana o seta e delle scarpe lucide, scollate e non allacciate. Queste particolari calzature prendono il nome di “pumps” e sono molto simili a delle pantofoline di vernice con fiocco in seta. Tuttavia, non tutti gli uomini hanno abbastanza coraggio per portarle e optano allora per una elegante Oxford liscia in vernice. Per finire con la descrizione degli accessori, c’è un vero dibattito sul fazzoletto da taschino: i suoi sostenitori affermano che dovrebbe essere tenuto in tasca per tamponarsi il sudore o per poterlo offrire a una signora e che dovrebbe essere bianco o rosso, nel caso in cui si voglia dare una nota di colore alla mise; altri, i detrattori, preferiscono un garofano rosso all’occhiello.
Dopo aver affrontato una precisa e doverosa descrizione dello smoking, è arrivato il momento di concentrarsi sulle varianti presentate dagli stilisti che si possono incontrare nella storia del costume. Nel 1966, Yves Saint Laurent propose, per la prima volta, sulle passerelle femminili quest’abito fino ad allora esclusivamente maschile: un bellissimo smoking da donna, caratterizzato da una giacca sartoriale dai revers lucidi. Quest’indumento è, da allora, stato sempre incluso nelle sue collezioni, ad esempio nel 1970 è stata presentata una versione ad abito, l’anno successivo con gli shorts, nel 1975 una molto simile a una tuta, nell’81 una tipo caban, dieci anni dopo con il trench e cinque anni più tardi con la sahariana. Successivamente, Stefano Pilati ha presentato per la stessa griffe una collezione androgina, rielaborando l’eredità lasciata dal talentuoso maestro.
Molti altri stilisti sono stati sedotti dal tuxedo da donna e l’hanno personalizzato, modificato e plasmato a loro gusto: Dercanin per Balmain ha scelto una giacca con revers di raso dalle spalle appuntite e rigide e pantaloni a vita molto bassa con risvolto, Nina Ricci fa indossare alle sue modelle stivali brillantinati e dai colori psichedelici, Cristina Oriz ha optato per uno smoking senza maniche, estremamente elegante, non convenzionale e sinuoso.
Questo indumento è, infatti, diventato un capo indispensabile anche per le donne che vogliono vestirsi con gusto e molte dive, come Simona Ventura, Mary Kate Olsen o Selma Blair, fanno concorrenza ai loro colleghi più illustri ed eleganti preferendolo ad abiti da sera per sfilare sul red carpet.