“Solo lo stile conta”. Pierre Cardin
Pierre Cardin ci ha salutati. E con lui ci ha salutato quell’effimera e meravigliosa visione verso il futuro della moda.
Un audace visionario che ha fatto dello stile un marchio, così come amava sottolineare nelle conversazioni di salotto e non solo. Uno sperimentatore lungimirante che aveva la capacità di osservare, ideare e realizzare.
Rivoluzionario sagace Pietro Costante Cardin, appartenente ad una famiglia di facoltosi proprietari terrieri e mercanti del trevigiano finiti in disgrazia dopo la prima guerra mondiale e trasferitisi in Francia. Nel 1945 appena ventitreenne raggiunge Parigi iniziando il suo apprendistato nelle “sartorie” di Elsa Schiapparelli e Dior, poi nel 1950 la propria ed esclusiva casa di moda che fin da subito fu amata dalla Beat Generation.
La sua idea che accarezzava il New Look era sottile, intelligente e giovane. Già respirava i fumi stimolanti della nuova era, quella che rincorreva lo spazio e sognava di atterrare sulla luna.
Lo stato d’animo era quello di un contemplativo ma il concept e la mano erano quelli di un rivoluzionario. Il suo “bubble dress” (vestito a bolle) del 1954 fece scalpore. I suoi originali ed eversivi squarci nel tessuto furono il suo modo visionario di concepire la moda. La ricerca di qualcosa di concettuale ed astratto che potesse tradurre ed imprigionare nelle dimensioni di un vestito, il tempo e lo spazio.
Era un avanguardista innamorato delle architetture geometriche tradotte in linee, forme e volumi ben congegnati. I tratti di Pierre Cardin riuscivano a rendere flessibili segmenti rigidi conferendo alla struttura dell’abito quello che oggi definiremmo contemporary mood.
I suoi “congegni” sartoriali tridimensionali hanno davvero segnato un’epoca e aperto un nuovo capitolo della storia della moda. La sua traduzione della Space Age agli inizi degli anni ’60 fu la via maestra dell’insolito, del nuovo, del moderno che si faceva “spazio” tra crinoline e merletti.
Non era classico, tantomeno tradizionale. Le sue collezioni sono sempre state pulite, lineari ma non minimaliste. Cardin era l’esaltazione dell’essenza della linea senza andare a discapito dell’effetto seduttivo della forma. Le sue righe, i suoi rombi, i suoi quadri e i suoi pois non erano semplici elementi schematici ma digressioni architettoniche giocose. Non c’era rigore nell’utilizzo della logica schematica della geometria ma una raffinata vivacità sempre innovativa e giovanile.
Un linguaggio moderno tout court per uno stile femminile futuristico e ribelle. E’ lui lo stilista delle proteste e dei movimenti di massa che si facevano largo tra minigonne e stivali aderenti al ginocchio. E’ lui l’artefice dell’unisex; di un unisex colto che non ha mai messo in discussione lo stile maschile per quello femminile ma lo ha reso innovativo e portabile, affascinante e tagliente al punto giusto da essere un ingegno di eccellenza sartoriale.
Le sue sfide nel contesto culturale della moda negli anni del boom della haute couture gli costarono critiche e giudizi ostili. Parigi non apprezzò l’idea di confezionare una collezione in serie per i grandi magazzini Printemps, ma la sua visione lungimirante affermata con vigore nella frase “ ho chiesto a me stesso: perché solo i ricchi possono accedere alla moda esclusiva? Perché non possono farlo anche l’uomo o la donna della strada? Io potevo cambiare questa regola. E l’ho fatto!” gli diede ragione. Fu l’inizio di una nuova mentalità e di una nuova impostazione di stile per tutti. Il prêt-à–porter era servito! Abiti chic sartoriali fatti in serie da indossare tutti i giorni.
Pierre Cardin si costituì come risposta della moda alla società borghese di allora e al predominio della mentalità elitaria della haute couture.
Uomo elegante, pieno di charme, molto raffinato e signorile, creativo prima che stilista.
La sua era una poetica di gusto audace, estrema ed intellettuale.
A lui dobbiamo le maniche a pipistrello, il colletto alla coreana (amato dai Beatles), i pantaloni a sigaretta e quelli aderenti in pelle, la scelta di tessuti tecnici come il pvc.
Indimenticabili le sue cappe, i suoi impermeabili traslucidi ed i suoi sfiziosi cappellini a forma di elmetto diventati iconici.
Oggi si guarda molto all’industrial e all’interaction design per creare una moda innovativa. Ma forse basterebbe ri-guardare con attenzione gli abiti creati da Pierre Cardin per capire quanto davvero lo stile personale sia l’espressione più pura ed artistica della vera moda.
Le sue creazioni fatte di contrasti e sovrapposizioni sono state sempre contornate da una allure sensibile ed intelligente, efficace e tremendamente glamour. Era un futurista e come tale affermava: “Gli abiti che preferisco sono quelli che ho inventato per una vita che ancora non esiste, per il mondo di domani.”
Salut Pierre!