Sotto il vestito…. tutto!
Dai corsetti dell’800 ai tacchi a spillo di Christian Louboutin, ovvero da Elisabetta I a Margaret Thatcher, passando per Vivienne Westwood e Lady Diana, è evidente come le donne di potere si siano sempre servite della moda per affermare il loro ruolo nel mondo. Al “Women Fashion Power” dedica un omaggio speciale il Design Museum di Londra con un’incredibile esposizione che resterà aperta fino al 26 Aprile 2015. Si tratta di un evento che ripercorre oltre 150 anni di evoluzione dell’abbigliamento femminile visto come il più potente simbolo di status e ricchezza, in grado di esprimere autorità, valori morali e sessualità.
Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo intervenuta all’inaugurazione della mostra ha spiegato: “I vestiti che indossi, soprattutto se sei una donna che fa politica, sono inevitabilmente il primo messaggio inviato alle persone che si incontrano, prima ancora che ti sentano parlare. Le donne hanno più libertà. Ma è anche rischioso, perché c’è chi esprime femminilità nella scelta degli abiti e chi va verso un modello più maschile del potere”.
Tra i pezzi più significativi presenti nella rassegna londinese vi sono abiti e accessori di Elsa Schiapparelli, i primi tailleur di Coco Chanel, lo smoking femminile disegnato nel 1966 da Yves Saint Laurent, l’abito blu di Mansfield indossato dall’Iron Lady Margaret Thatcher quando fu eletta leader del Partito Conservatore nel 1975, il vestito nero di Jacques Azagury esibito dalla principessa Diana in occasione del suo 36esimo compleanno, l’abito da sposa punk creato da Zandra Rhodes per la sua Conceptual Collection del 1977.
Curata da Donna Loveday e Colin McDowell, progettata dall’archistar Zaha Hadid, “Women Fashion Power” racconta tutto questo attraverso abiti, fotografie, filmati d’archivio e interviste, dedicando uno sguardo particolare alle donne più influenti del XXI secolo: ne ha selezionate 26, a ciascuna delle quali ha chiesto di offrire alla mostra un proprio capo di abbigliamento.
Chi è la donna di potere oggi? La mostra la identifica in personaggi “impegnati” e dal look fortemente definito come Skin, la provocatoria cantante degli Skunk Anansie, l’antropologa e “donna in carriera” Genevieve Bell, Vicepresidente di Intel Labs, il Cancelliere tedesco Angela Merkel, fautrice dell’austerity ma amante delle giacche dai colori shocking, la sofisticata ex première dame di Francia Carla Bruni, la compita regina di Spagna Letizia.
In effetti sono le donne, ormai lungi da un trito femminismo ideologico, a riconoscere per prime la valenza del power dressing e ad usare i codici di vestizione come instrumentum regni, oltre che di espressione di genere.
“Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna” motteggiava l’ineffabile Coco Chanel. Ma l’aforisma che ci piace di più l’ha scritto Mary Shelley: “Le donne non dovrebbero avere potere sugli uomini, bensì su se stesse”. Anche con l’abbigliamento.