Stoffa d’artista
Quando le arti si fondono in un abito perfetto, quest’ultimo “parla” con la divina eloquenza dello stile, esprimendo il guizzo magico e irripetibile della creazione. “Gli abiti cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi, e cambiano noi agli occhi del mondo”, scrive Virginia Woolf in “Orlando”, spiegando poi: “Sono gli abiti che portano noi, e non noi che portiamo gli abiti; “¦essi modellano il nostro cuore, i nostri cervelli, le nostre lingue a piacere loro”. Ecco perché è così importante la bellezza. Il poeta americano Robert Pinsky afferma che più ci si avvicina alla bellezza e più è difficile descriverla. La moda e l’arte possono, però, rappresentarla, cogliendo l’attimo ed eternandolo.
Un mix ideale di moda, teatro, arte, musica ci è offerto ancora una volta dalla mostra “Il Teatro alla Moda. Costume di scena. Grandi stilisti”, che dopo essere transitata con successo per Roma e Brescia, è finalmente approdata a Milano, a Palazzo Morando, dove resterà aperta fino al 10 Luglio (a cura di Massimiliano Capella e con la promozione dei Musei Mazzucchelli, Comune di Milano, Civiche Raccolte Storiche e Altaroma).
A testimoniare l’evoluzione del gusto sulle scene, sono presenti cento costumi originali realizzati per spettacoli di prosa, opere liriche, balletti, a firma dei maggiori stilisti italiani, che hanno saputo dar vita ad autentici pezzi da museo (i capi in mostra provengono, oltre che dalle stesse maison, dalle collezioni archivistiche dei più prestigiosi teatri del mondo: Scala e Piccolo di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Regio di Parma, San Carlo di Napoli, National Opera di Washington).
Articolata in sette sezioni – “Moda, Teatro e Grandi interpreti”, “Fendi. L’opera in pelliccia”, “Missoni. Dalle nebbie di Scozia alla luce d’Africa”, “Roberto Capucci e le primedonne del belcanto”, “Giorgio Armani”, “Il Made in Italy diventa teatro”, “Versace Teatro” – la rassegna rende omaggio non solo a stilisti come Ungaro, Marras, Gigli, Valentino, Coveri, ed ai citati Versace, Fendi, Armani, Missoni, Capucci, ma anche ai cantanti, attori, danzatori, musicisti che ai loro abiti hanno dato vita, interpretandone l’anima con le proprie performance artistiche.
Consapevoli che la moda occupa un posto di rilievo nella cultura contemporanea, già nell’Ottocento gli stilisti avevano fatto il loro ingresso in palcoscenico con Worth, Poiret, Chanel, arrivando nella seconda metà del Novecento ad espugnarlo definitivamente ed a renderlo persino un luogo glamour, cartina di tornasole dell’essenza artistica della moda, specialmente di quella italiana: “Il teatro è il mio vero amore” dichiarava quel creatore di capolavori assoluti per l’opera e la danza che fu Gianni Versace.
La mostra in corso a Milano, che trae il titolo da un libello satirico del veneziano Benedetto Marcello pubblicato nel 1720, trova in un certo senso il suo contraltare in Laguna, dove la Biennale (54esima Esposizione Internazionale d’Arte, diretta da Bice Curinger, in programma fino al 27 Novembre) quest’anno più che mai ha visto in prima fila gli stilisti e le maison del lusso tout court. Chi per mere operazioni di show off, chi per benemerito mecenatismo, chi per sottolineare la propria esclusività riflessa in quella dell’arte, il cui prestigio è cresciuto molto più di quello di altre forme di cultura come il design o il cinema. Così, se Prada ha fatto di Ca’ Corner della Regina una sede di raffinate mostre sotto l’egida di Germano Celant, Pinault (leggasi: Gucci, Bottega Veneta e altri) propone la rassegna “Il mondo vi appartiene” curata da Caroline Bourgeois, dopo aver “regalato” ai Veneziani e al mondo i restauri di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana (attorno a cui ruotano l’Accademia, la Fondazione Vedova ed i Magazzini del Sale). E poi ci sono Furla che punta sui giovani artisti con l’ambito premio istituito assieme alla Fondazione Querini Stampalia; Vhernier che oltre ad esibire i suoi gioielli di design organizza eventi benefici a favore di Haiti; Angela Missoni che organizza una cena chic per presentare il gallerista londinese Sadie Cole ed i suoi trendy artisti.
Insomma, le arti – che siano quelle visive o quelle teatrali – sono di moda e gli stilisti ne sono sempre più consapevoli, ricordando la celebre sentenza di Andy Warhol secondo cui anche gli affari sono un’espressione artistica.