Sul red carpet di Venezia gli abiti di Ermanno Scervino
Si sa. La migliore pubblicità per una casa di Moda è che l’ abito venga indossato da una star in un evento di per sé mediatico. Le foto faranno il giro del mondo in pochi minuti, in internet verranno replicate milioni di volte su tutti i social, ecc, ecc.
Naturalmente l’abito deve essere adatto ad un red carpet; ad essere fotografato, sempre su un tappeto rosso, anche con alle spalle un tabellone con gli sponsor dell’evento; o semplicemente adatto a percorrere lo spazio che intercorre tra l’abbandono del veicolo che lo ha condotto al luogo dell’evento fino all’ingresso dell’edificio in cui si svolge l’evento. Questo spazio è un evento nell’evento, pensato perché le celebrità possano essere fotografate dai fans o dai fotografi professionisti; intervistate dalle televisioni del mondo intero; in quei pochi metri possono firmare autografi, stringere le mani e sorridere a tutti gli entusiasti ed emozionati spettatori di strada, contenuti e sorvegliati dal servizio d’ordine, ma non ammessi nell’olimpo del Grande Evento.
Tutto ciò non toglie che possa verificarsi una clamorosa “buccia di banana”; la foto dell’abito gira per il mondo ma senza dar lustro né alla star ne allo stilista di turno e basta poco perché ciò accada: l’eleganza è una scienza di difficile apprendimento anche per le star. Ma non vogliamo ora parlare delle “bucce di banane”, viste sui red carpet della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, perché si dà anche l’inverso: l’abito, lontano dalle passerelle e sotto altri riflettori “scenografici”, può migliorare la sua performance rispetto alla sfilata.
E’ un dato assodato che molte star scelgono Ermanno Scervino per gli outfit da indossare in eventi importanti. Non potevano quindi mancare personaggi che a Venezia si sono fatti notare in abiti Scervino e di queste parleremo. Lo stilista, in concomitanza con la Mostra del Cinema ha aperto a Venezia un nuovo store in Calle Vallaresso a San Marco: un punto importante dello shopping di lusso della Città Lagunare con un afflusso costante di una clientele internazionale.
Primo personaggio, primo abito. Amal Ramzi Alamuddin, l’avvocato libanese, tra le donne arabe più influenti nel mondo, è nota ai media di tutto il mondo per aver sposato George Clooney e non tanto per aver difeso, Julian Assange, fondatore di WikiLeaks o il primo ministro dell’Ucraina Yulia Tymoshenko. Sceglie Ermanno Scervino per il suo arrivo al Lido. Veste un cocktail dress bustier in plumetis a contrasto colore bianco nero, su base di tulle. Indossato da madame Clooney l’abito ha un fascino diverso da come lo abbiamo visto in passerella a febbraio 2017, non solo per lo charme di chi lo indossa, ma principalmente per gli accessori che lo completano. Sandalo scuro chanel stiletto vertiginoso portato con estrema sicurezza; unici gioielli orecchini e anello, niente al collo, capelli neri sciolti, trucco marcato a sottolineare una bellezza araba.
Cosa ci era sembrato stonato a febbraio? Innanzitutto la considerazione che sono poche le indossatrici che sanno “interpretare” un abito, e metterne quindi in evidenza tutto il fascino; poi ci è sembrato fortemente dissonante lo stivale alto con suola pesante che toglieva incanto, glamour e quel pizzico di sensualità che rendono un abito desiderabile.
Secondo abito quello indossato da Rocio Muñoz Morales, per il premio Kinéo nato nel 2002 su iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere la cinematografia italiana. La ballerina, modella, attrice spagnola, anche lei nota più per essere la compagna di Raul Bova, che per le sue performances artistiche, ha scelto un abito bustier nero in organza con applicazioni di ricamo a intaglio sempre della collezione A/I ‘17-’18. Anche in questo caso l’abito accompagnato da una bella collana e piccoli orecchini e da sandali tacco alto molto semplici che lasciano il piede completamente scoperto da in questa occasione il meglio di sé. Sono spariti i rozzi stivaloni, e la cintura bicolore nero e oro che spezzava la silhouette, le sottili spalline stile reggiseno; ma la cosa più interessante è che l’abito è diventato particolarmente chic grazie al viraggio del colore dal rosa al nero; diventa così elegante e rigoroso, nonostante mantenga gli elementi più sensuali. Questo ci dice quanto il colore contribuisce a definire o meno il fascino della creazione di moda.
Terzo abito. Indossato Nicoletta Romanoff in occasione del Franca Sozzani Award, premio, istituito per celebrare la figura del direttore di Vogue Italia scomparsa e dedicato al talento e al coraggio. Si tratta di un abito lungo trasparente, color rosso fuoco con profonda scollatura a V, un patchwork di pizzi con applicazione di pannelli in tulle plissé. L’abito acquista personalità grazie al colore deciso rosso fuoco rispetto alla pallida nuance dell’aoutfit da passerella e all’aver eliminato i rozzi e alti stivali sostituiti da sandali argento con plateau.