Tabarro
Per gli appassionati di musica Il Tabarro è un atto unico di Giacomo Puccini, parte del Trittico, ambientato sulla riva della Senna. Il tabarro di Michele è stato inizialmente, quando l’amore era ancora intatto, il caldo il rifugio di Giorgetta e del figlio dei due immaturamente scomparso; nell’epilogo del dramma sarà il nascondiglio del cadavere di Luigi, l’amante di Giorgetta ucciso da Michele. “Si mi dicevi un tempo: tutti quanti portiamo un tabarro che nasconde qualche volta una gioia qualche volta un dolore” canta Giorgetta prima di veder rotolare a terra il corpo dell’amante nascosto nel tabarro di Michele
Ma ai più la parola tabarro evoca un grezzo indumento dei pastori o le fosche immagini dei briganti di fine ottocento che nascondevano così il corpo e il volto, ma se necessario anche le armi.
Invece è un nobile capo di abbigliamento a ruota da uomo che ha lontanissime origini: la toga romana.
Usato lungo tutto il medioevo, è la pittura del settecento veneziano che regala le immagini del tabarro da maschera nero e ricco, indossato da uomini e da dame, per nascondere i sontuosi abiti e gioielli, proibiti dalle leggi della repubblica.
Caduto in disuso e rimasto solo in zone rurali, oggi sembra trovare grandi estimatori. Realizzato in panno grosso e pesante per non far passare l’acqua, di colore scuro, solitamente nero, ha un solo punto di allacciatura sotto il mento e viene tenuto chiuso buttando un’estremità sopra la spalla opposta in modo da avvolgerlo intorno al corpo. Viene solitamente portato con un cappello. Le varianti sono molteplici, interessano i colori, l’allacciatura, il collo, la possibile fodera; la più importante riguarda la lunghezza, più elegante se arriva alla caviglia, più “rurale” se più corto.