Tante idee per la testa
È giunto il tempo di coprirsi.
Ogni foglia è un fiore, diceva Camus, perché l’autunno è una sorta di seconda primavera….ma il momento di lasciare da parte la leggiadria dei capi consoni al tepore è qui.
L’aria da fresca si fa man mano pungente e dispettosa avvertendoci di cambiare decisamente abitudine nei confronti del nostro abbigliamento. Penetra nel collo se non si ha l’accortezza di avvolgerlo con una confortevole sciarpa, si fa strada tra le caviglie se non si ha ancora avuto la lungimiranza di proteggerle con una appropriata calza, si infila nelle maniche -magari, vista la tendenza, a tre quarti- se non si è state pronte ad aprire le capienti scatole dove sono riposti -dormienti da almeno un semestre- i bei guanti che, da ora in avanti, non dimenticheremo mai di mettere in borsetta.
Ma c’è un accessorio “re” che pretende -giustamente- di trovare, come una nobile corona, la sua collocazione “in cima”.
Astuto trasformista, ricco di idee celate, complice dopo una messa in piega mal riuscita, esperto nell’evidenziare la creatività individuale, compagno fedele durante un acquazzone inaspettato, amico delle orecchie che ringraziano la sua amorevole protezione….il cappello resta sempre in pole position nella gara contro gli agenti atmosferici. E non solo.
Simbolico e iconico, svetta su tutto il resto e non teme -vista la sua peculiare capacità di diversificarsi e di restare cifra comunicativa (quanti ne avrà sfoggiati la regina Elisabetta?)- concorrenti, concedendo talvolta qualche breve spazio al foulard -che copricapo comunque è- e a piccoli succedanei -non sempre peraltro figli di un dio minore-……
Cosa non facile scegliere quello giusto per il nostro viso e al contempo coerente con il resto di ciò che rappresenta il nostro stile…..ma un po’ di occhio e di pazienza aiuteranno a non sbagliare l’acquisto.
“La cosa peggiore che si possa fare a una donna è chiuderla in una stanza con mille cappelli e neanche uno specchio”, ironizzava Henry Youngman.
Fondamentale dunque sentirselo addosso “come se non ci fosse” e portarlo con la disinvoltura di chi non sa di averlo pur avendo “studiato” molto bene l’accoppiata vincente (estetica e confort)…..
Impossibile allora non descrivere il mondo di un marchio di headwear che dell’eleganza sofisticata rétro e contemporanea ha fatto prezioso terreno di lavoro per mettere al mondo meravigliosi corollari.
FLAPPER, l’etichetta di questa azienda nata nel 2013 per mano -e testa!- di una giovane donna italo-belga dal nome dolce e fine, Genevieve.
Genevieve Xhaet e il suo progetto di piccole costruzioni sartoriali hanno molto di cui far parlare.
A partire dal nome, mutuato dalle imperiose protagoniste inglesi dei ruggenti anni Venti del secolo scorso -le Flapper Girls– che, con piglio rivoluzionario, iniziarono a rompere gli schemi precostituiti -caviglie scoperte, gonne abbondantemente sopra il malleolo, capelli corti- per affermare i diritti faticosamente conquistati.
Una spiccata tendenza a collegare il suo modus operandi con l’universo dell’arte e di una cultura trasversale che supera il concetto stesso di moda legato alla tendenza…fa poi sì che le sue creature brillino di una luce originale e difficilmente replicabile.
L’amore appassionato per alcune figure femminili del passato -in primis Zelda, la moglie di Francis Scott Fitzgerald, e Diana Vreeland, e Lynda Bengasi…(con tanto da insegnare e da trasmettere alle nuove generazioni)-, a fare da trampolino per aggiungere sempre più carattere al proprio “campionario”.
Un colto ventaglio di offerte -totalmente prodotte handmade in Italia e distribuite nei migliori punti vendita e online- che per la stagione invernale in corso si ispira al rapporto donna/natura estrapolato dai paesaggi di quel filone cinematografico diffuso negli anni ‘20 denominato “cinema di montagna” (The Holy Mountain del 1926 e White Ecstasy del 1931 le principali fonti riprese).
Una forza vitale e un connubio convincente declinato con forza gentile nei turbanti scultorei, nei copricapo in nylon water-proof, nei feltri dalla foggia tipica degli alpini, nelle fasce dalle forme ora rassicuranti ora inusuali, nei nastri realizzati ora in tessuto tecnico ora in filati pregiati -i cachemire, le lane, le sete di Loro Piana soprattutto-.
Ma anche i lurex, i ricami, le piume….in un mix di elementi divertenti e mai invasivi.
L’oro e l’argento per illuminare una palette di colori tutta incentrata sui bianchi, sui neri, sui verdi, a ricordare forse i bagliori del sole o della luna che trasformano certi paesaggi boscosi o innevati a seconda del tempo in cui li si osservi.
Consce dunque di quel che ameremo metterci in testa fino alla fine dell’Inverno, buttiamo già il cuore verso ciò che ci riparerà dalla calura della prossima Estate.
Abbiamo ammirato infatti durante la MFW per la P/E 2020 i modelli di Flapper esposti garbatamente negli spazi del “regno Sozzani” in Corso Como 10.
Nancy Holt, una delle poche figure femminili della Land Art, la musa sottesa ai nuovi modelli di Genevieve.
“Il mio paesaggio interiore era diventato identico al paesaggio esteriore. Durò per giorni. Non riuscivo a dormire”. (Nancy Holt, 1968)
Ancora lei, ancora la natura, prepotentemente annunciata. Foriera di potenza e di movimento, gravida di energia e di vita.
Un invito ad andare oltre -vengono in mente certe opere quasi sconosciute di Edvard Munch dove le esperienze conoscitive profonde abbracciano gli strati e i sentimenti umani più intimi in contrapposizione allo spirito del tempo- e a esplorare, in modo immaginario, le coste del Mono Lake in California o gli scorci lunari di luoghi sconosciuti dove la contemplazione si fa stupita e immensa.
La luce dell’acqua sembra vibrare sui riflessi cangianti del moiré di seta, del cotone setoso e del leggerissimo nylon dei turbanti, delle fasce, delle nuovissime vestaglie -insolita veste che esce in punta di piedi dalla zona Home per rivelarsi in una promettente sfera esterna dall’istinto comunque protettivo-.
Sorprendenti i copricapo in paglia realizzati in forme inattese -un volto androgino che guarda il cielo, un cappello che diventa una sporta e viceversa, i baschi delicatamente traforati- e i cerchietti, in tessuto lamé o ornati di piume, vezzosi ma sempre rigorosamente raffinati.
Chiudono l’assortimento piccoli fermagli per capelli in resina impreziositi da dettagli scintillanti in oro e argento per dare vita ad acconciature sognanti.
Permettere al vento di giocare coi nostri foulard, suggerire alla pioggia di rimbalzare sui nostri cappelli, chiedere al sole di fare una gibigianna con gli strass dei nostri cerchietti.
Cosa volere di più?