“The Lion King”: Apoteosi (scenografica) della natura africana
“The Lion King” è il musical tratto dal film Disney “Il Re Leone”(1994, Roger Allers e Rob Minkoff), vincitore nel 1995 di due premi Oscar per la miglior colonna sonora e la miglior canzone, “Can You Feel the Love Tonight”, curate da Elton John e Tim Rice. Il cartone narra la storia del leoncino Simba, erede al trono della savana ma costretto alla fuga e spodestato dallo zio Scar dopo che questi gli ha ucciso il padre, il re Mufasa. Essendo stato uno dei cartoni Disney di maggiore successo, la visionaria regista Julie Taymor, nota per film “Frida” (2002) e “Across the Universe” (2007) e musical teatrali come il tanto atteso e rimandato “Spider-Man”, ha pensato bene di trarne un bel musical.
Il musical è andato in scena per la prima volta negli Stati Uniti nel 1997 e da allora non si è più fermato: vincitore di sei Tony Awards, gli Oscar del teatro, e di altri innumerevoli premi, oggi è ancora rappresentato, non solo negli Stati Uniti ma anche in molti altri paesi del mondo, risultando così uno dei musical di maggior successo di tutti i tempi.
I costumi di “The Lion King” hanno ricevuto molti premi, tra cui anche il Tony Award, e non è difficile capirne il motivo. La stessa Taymor si è occupata dei costumi, cercando di risolvere il problema di rappresentare i diversi tipi di animali protagonisti del cartone: leoni e iene sono i principali, ma non mancano scimmie, uccelli, gnu, giraffe… Il pubblico solitamente preferisce rappresentazioni realistiche, non astratte o minimaliste, e la Taymor l’ha accontetato, ispirandosi ai costumi e alle maschere della cultura africana. Il risultato è grandioso e multicolore, con un gusto scenografico che si imprime negli occhi e nel ricordo degli spettatori.
Maschere africane di legno costituiscono il copricapo dei costumi dei leoni, che siano mobili ( Simba adulto, Scar e Mufasa) o fisse (le leonesse), mentre le iene sono pupazzi a grandezza naturale, con la testa degli attori che li animano che spunta sotto il collo. Anche altri animali sono pupazzi animati, ad esempio il suricata Timon, il cui attore è esterno al costume, al quale è attaccato grazie a delle bacchette, e interamente dipinto di verde per confondersi con la foresta sullo sfondo, e il tucano Zazu è mosso a mano da un attore che ricorda un ventriloquo col suo completo nero e la bombetta, decorati però da una stampa africana. Per non parlare dei ballerini, che nel corso dello spettacolo impersonano più animali: per interpretare le giraffe si muovono su quattro trampoli; quando si tratta delle gazzelle, invece, ogni ballerino ne interpreta tre, siccome sono costruite in legno e gli vengono attaccate sulle braccia e sulla testa. Inoltre, anche l’erba e le piante della foresta hanno attori che le impersonano, con costumi altrettanto spettacolari e colorati, per rendere al meglio i numeri musicali. Una vera e propria apoetosi della natura africana.