Un’enciclopedia della moda
Presentato alla settimana del pret -a- porter il nuovo lavoro della Treccani che eleva il mondo dell’effimero a categoria scientifica.
Filosofia di fondo? La moda deve la sua sopravvivenza all’esercizio programmato del suo cambiamento, da fine 800. E prima? E’ solo costume. C’è una programmazione: i cambiamenti negli abiti avvengono secondo strategie precise in tempi stabiliti.
E’ questo il concetto di base dell’enciclopedia della Moda della Treccani: tre volumi, costo 800 euro, unico lavoro completo e sistematico sul fashion. Ha visto al lavoro per tre anni specialisti italiani e stranieri del settore, storici dell’arte, dell’architettura, delle letterature, semiologi, sociologi, esperti di marketing ed economisti.
Risultato? Un’analisi linguistica e semiologica sulla moda, intesa come sistema di linguaggi e segni nel rapporto anche con i movimenti artistici, dal futurismo al liberty, all’arte povera.
Si comincia a parlare di moda a metà ottocento, prima di allora si parla di costume. Perché succede? E’ grazie all’attività di Charles Fredric Worth, un inglese trapiantato a Parigi, che mette su una sartoria per ceti elevati.
Francesco Paolo Casavola: “L’uomo è un animale vestito – ha detto – Creato nella sua nudità, dopo sette ore perde la sua innocenza e ha bisogno di coprirsi. L’uomo da allora si deve presentare attraverso questo segnale”.
Il vestito secondo Casavola, presidente dell’Istituto Enciclopedia Italiana, è un segnale, che ordina la vita quotidiana. E spiega il significato del progetto: “Nel vestito c’è la rappresentazione del mondo. La moda non va subìta, va capita. Va approfondito il mutamento del segnale esteriore”.
Tullio Gregori, direttore enciclopedia della Moda, che aveva già pubblicato quella del cinema dice: “La moda ha un valore più incisivo del cinema. Il nostro intento è stato quello di capire il fenomeno non solo nella prospettiva delle dinamiche economiche, ma per capire tutti i processi dell’ espressione caratteristica della modernità. C’è una storia del costume, due volumi, dall’antichità a fine 800. E poi la moda sotto tutti gli aspetti, nei suoi rapporti con i movimenti d’avanguardia. Il futurismo nel disegno degli abiti. La moda entra nella letteratura da Flaubert in poi. E nel cinema. Una simbologia che si articola anche nei movimenti anti-moda. Emergono poi settori privilegiati, come l’intimo e gli accessori. Come si arriva al gusto, gli ambienti sociali, il rispecchiarsi delle tendenze”.
I primi due volumi ripropongono la storia del costume di Rosita Levi Pisetsky, da tempo esaurita, con oltre mille foto.
Il terzo volume è tutto sulla moda, mito dello stilista compreso. “E’ una presa di coscienza del fenomeno. Ed è il primo lavoro completo su un mondo che sarà sempre più studiato e approfondito per le sue vaste connessioni con la cultura dell’occidente” è stato detto nel corso della Conferenza stampa di presentazione dell’Opera a Milano Moda Donna, lo scorso settembre