Un “Bianco fil rouge” a Sanremo 2018
Abbiamo notato qualcosa di nuovo nell’edizione di quest’anno del Festival di Sanremo che si è svolta dal 6 al 10 Febbraio 2018. Un palco dove -per la prima volta in 68 edizioni- il “colore” -da sempre interprete in maniera variegata ed eclettica delle innumerevoli scenografie- ha preso una nuova piega, si è focalizzato, ha evidenziato la sua vera faccia (quella che racchiude tutto)…prevalendo sul resto. È stato infatti il “bianco” ad imporsi, creando un’atmosfera completamente diversa e assolutamente unica.
Un bianco che, già nelle settimane precedenti l’inizio di questa manifestazione canora che, velit nolit, riesce a catalizzare in modo trasversale tutte le generazioni (chi di noi non porta dentro di sé anche solo un pezzettino -una nota, un refrain, una strofa- ascoltato, canticchiato, ripetuto, tamburellato di una canzone nata proprio lì?), si era mostrato protagonista in modo ammiccante e spiritoso durante i promo tv.
Una parete immacolata si offriva infatti ai pennelli intinti nei tre colori primari -il blu, il giallo, il rosso- dai tre presentatori (Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino) in veste di novelli “imbianchini d’autore” atti a dipingere la scritta “Sanremo 68º”.
Così… si è schiusa durante la serata di apertura di un Festival atteso con dicotomiche aspettative una spettacolare scenografia total White (voluta fortemente da Baglioni e ideata da Emanuela Trixie Zitkowsky), un anfiteatro purissimo pronto ad accogliere le voci e i gesti di artisti e di ospiti “speciali” e predisposto a mutarsi camaleonticamente per mezzo di fasci di luce mirati e variopinti.
Così… si è aperta, davanti a un pubblico presente (accomodato su poltrone totalmente rivestite di bianco) e non, la meraviglia di un’orchestra -uomini e donne indifferentemente- abbigliata con superbi e insoliti smoking color latte, quasi a richiamare l’idea di una musica luminosa, leggera, suadente, nitida.
Così… si è fatta ascoltare, interpretata dal giovane Leonardo Manteiro, la canzone “BIANCA” (“Bianca, la mia parete è bianca….cambia colore con te….come la moda si trasformerà…”, ha sussurrato con intensità), portando note di cristallina tonalità alla speranza di un ritorno.
Così… si è rivelata, tra gli spot pubblicitari mandati in onda durante le serate, la realtà del BIANCO OIKOS che, dopo la grande performance messa in atto durante la settimana milanese del Design nell’Aprile 2017 (White in The City, l’accattivante denominazione di un fenomeno itinerante e colmo di sorprese che ci aveva favorevolmente colpito e che ha spalancato le porte a un concetto di “pittura ecologica che arreda”, creando ben 187 sfumature del colore “più colore e meno colore” esistente, il bianco appunto), ha scelto -con grande orgoglio del presidente Claudio Balestri- di entrare nelle case degli Italiani attraverso Sanremo e il suo Festival, ogni volta palcoscenico internazionale che bussa al cuore dell’italianità.
Così… si è evidenziata l’edificante iniziativa di portare -in mano, tra i capelli, a guisa di spilla…- un fiore bianco in segno della propria ribellione -#iosonoqui- a ogni tipo di violenza verso le donne.
Così… si è sbizzarrita a “posarsi” -come neve che illumina il paesaggio abituale modificandone l’aspetto- sugli abiti, sulle gonne, sui due pezzi delle artiste -e perfino sulle giacche dei raffinati signori!- la magia cromatica del bianco.
Una bravissima Michelle ha esibito una croccante e sontuosa maxigonna candida che la accomunava a certe dame rinascimentali; una regale Ornella Vanoni ha sfoggiato quattro completi/palazzo dalla medesima foggia -quasi a dimostrazione di uno stile personale spiccato e impavido- ma dai diversi colori: bianco il primo, naturalmente…poi altri a seguire; una irruente Gianna Nannini ha indossato un tailleur dal bianco “estremo” ma intelligente, androgino ma “vagamente” femminile al contempo; una discreta Nina Zilli ha arredato se stessa con ben due abiti simil zucchero a velo -uno più audace, l’altro più romantico- palesando coerenza di intenti; una giovanissima Alice Caioli ha scelto di apparire come una rinnovata sposa (quasi per sottolineare il carattere generativo -“e luce fu”- di questa aurorale tinta); un carismatico Claudio Baglioni -vero “Capitano coraggioso”- e un talentuoso Pierfrancesco Favino -vera rivelazione dell’evento- hanno scelto -a turno- due giacche bianche con collo contrastante da veri gentleman cavallereschi; un anacronistico ma commosso Elio ha optato per il Black & White -“l’accordo perfetto”, sosteneva Coco Chanel-nell’esibizione straordinaria con i Neri Per Caso durante il “commiato” alla sua carriera artistica e canora; un imponente Mudimbi -forse il più gioioso tra le nuove proposte- ha adottato un abito con panciotto dal siderale ma attrattivo aspetto.
Insomma, un minimo comune denominatore di luce, di essenzialità, di eleganza che non è passato inosservato e che ha “rubato” -pur con il dovuto garbo e senza mai essere invadente- la scena ad altro; una sorta di armonia e di pulizia estetica che ha creato un alone di “savoir vivre” degno del più preciso galateo; un riferimento alle tele pittoriche di artisti come Lucio Fontana o all’abbacinante bellezza delle statue di Canova o alla definizione che ne dà Kandinsky quando designa il “suono” del bianco come “un silenzio di cui all’improvviso si riesce a capire il significato”.
D’altra parte, questo colore, così spesso ritenuto snob e difficile da portare (“preludio a tutte le metamorfosi possibili”, lo ritiene la scrittrice cilena Marcela Serrano), reca in realtà con sé il desiderio di togliere pesantezza e di aggiungere grazia a ciò che gli si accosti. Proprio come la purezza, quella qualità che, sfrondata da attributi troppo melensi, permette di vedere con occhi limpidi dentro e oltre le cose….