Un inverno in Technicolor
Un giorno di sole fa dire a dicembre l’estate è già qui… Chissà perché mi vengono in mente queste parole modulate dalla voce graffiante di Patty Pravo, se penso alla moda autunno-inverno 2013 presentata a Parigi nel Marzo scorso. Forse perché la prossima stagione sarà all’insegna dei colori, caldi (come il rassicurante passato) o freddi (come il futuro fantascientifico) che siano.
In effetti, la moda si atteggia sempre più a Giano bifronte, con una faccia che guarda indietro e una rivolta in avanti, tentata tanto dai trend vintage quanto dagli istinti avanguardistici. Il che si spiega anche alla luce dell’evoluzione delle dinamiche di mercato, dove a dominare la scena sono sempre più i buyer e gli opinion leader asiatici – russi, cinesi e indiani in primis – nonché brasiliani, mentre gli europei arrancano. Da non trascurare, poi, è il fatto che ormai molti brand di qua e di là dalle Alpi sono finiti in mani extra-Ue. Per limitarci a Parigi, basti dire che persino una maison “patria” per eccellenza come Lanvin è divenuta proprietà della brillante madame taiwanese Shaw-Lan Wang, che non si perde un défilé.
Ciò premesso, vediamo in rapida carrellata le tendenze più significative della moda autunno-inverno così come palesate dalla capitale francese, dove la presenza italiana rimane importante.
A rivisitare, interpretare, presidiare il passato sono decisamente stilisti come Jean-Paul Gaultier, Sonia Rykiel e Vivienne Westwood. Il primo ha giocato la sua collezione sull’effetto wrinkle, con maniche che si accorciano e si allungano evocando esplicitamente le sculture di César, celebre negli anni ’60-’70 per le sue carrozzerie di auto “stropicciate”. Dal canto suo la Westwood, ispirata al Seicento, ha deciso di trasformare le donne in piratesse, vestite però di raffinate sete veneziane, mentre un’autoreferenziale Rykiel ha citato se stessa negli anni Settanta, ripescando dall’armadio i cappottini fascianti, i mini-maglioni, gli allegri tailleur e pure le fasce nere come ferma-chiome.
Ama invece “le cose bianche” come i bambini della nota poesia di Umberto Saba (“Fior di neve”) il marchio Moncler, che ricrea l’atmosfera del turismo alpino d’antan, con le belle sciatrici “cloni” di Ursula Andress in giacconi candidi e pelosi Moonboots. Ma il poeta aggiunge che gli Angeli “scossero le ali stanche di volare / e allora discese lieve lieve / la fiorita neve”. Bianco sì, ma costellato di colori!
C’è però chi dice no alla nostalgia e guarda dritto al futuro, anzi al post-punk, come Costume National, tenacemente alla ricerca di nuove fibre e paladino del melting pot di materiali. Anche la mente creativa di Céline Phoebe Philo ama mischiare i materiali (felpa, pelle e visone in un unico giaccone!), ma si spinge pure oltre suggerendo di cucire la martingala sul davanti dei cappotti anziché sulla schiena.
E il Kaiser che fa stavolta? Karl Lagerfeld si fa profeta dell’avanguardia pure lui, concependo per Hogan le scarpe Interaktive polverizzate di metallo e per Chanel tailleur in lurex, pantaloni che sembrano di marmo e monili di pietre dure. Strizza l’occhio alla fantascienza anche Lanvin che manda in scena abiti da cocktail in neoprene.
Una lectio magistralis di high-tech viene, d’altro lato, da uno come Issey Miyake che forse quanto a concept è sempre stato un passo avanti e che per l’inverno 2013 ha pensato bene di puntare sul tessuto steam stretch: basta stirarlo e voilà un bell’abitino svasato! Kenzo, un nome una garanzia, interpreta il Millennio a venire alla sua maniera, facendo uscire dal guardaroba trench a fantasia di frutta mista e paletot trasformisti con la zip, pronti a tramutarsi in tailleur o giacche. Sempre divertente Miu Miu di Prada che suggerisce quanto mai portabili tailleur-pantalone per tutti i gusti.
Invece alla donna ultra-chic che comunque adora l’avventura, Vuitton fa indossare giacche luminose e pantaloni al polpaccio, mentre Hermès la vuole “ragazza delle Pampas”, avvolta in mantelli neri, blu, verdi secchi. Il “nostro” Valentino, d’altro canto, evolve il suo mood in folk-style, proponendo originali cappotti che paiono tappeti armeni e tanto tulle finemente ricamato per la sera, comunque “caliente” al punto che sarebbe piaciuto a Frida Khalo. E se Yves Saint Laurent (con Stefano Pilati per l’ultima volta al timone creativo prima di passare il testimone a Hedi Slimane) vuole le donne “toste” in pelle nera, da Balmain e da Chloé trionfa l’arcobaleno. L’uno si lascia affascinare dalle uova di Fabergé e dal fasto della vecchia Russia, mentre l’altro si fa e ci fa incantare dalle tinte pastello del giallo e del rosa per godibilissimi parka.
Allora evviva il colore simbolo di speranza che fa dire a dicembre l’estate è già qui.