Un suggestivo viaggio nel deserto per Alberta Ferretti P/E 2015
Ispirazione chiara e ben resa nella paletta dei colori della collezione P/E 2016 di Alberta Ferretti. Il grande schermo proiettava immagini del deserto, le dune con la sabbia leggermente mossa dal vento e colori caldi beige rosato, talvolta arrossato dal sole del tramonto, talvolta scurito da ombre inesistenti. Uno spazio aperto ma ostile al’uomo, affascinante, dove gli occhi e la mente non possono fissarsi su nulla, se non su se stessi, per leggersi dentro. Facendo tabula rasa di ogni altra suggestione l’anima si svuota e si libera del superfluo; il silenzio, che è nutrimento per l’anima, si espande prende consistenza e impedisce di introdurre nella mete suoni e parole futili; la mente sgombra si nutre di immagini ed esperienze uniche ed irripetibile e fluisce verso una libertà creativa piena. Non sappiamo se ha mai attraversato un deserto, ma forse sono state queste sensazioni a ispirare la collezione Alberta Ferretti.
Nella collezione per la primavera/estate 2016 ci sembra di intuire un ripensamento della stilista, un momento di introspezione, un ritorno in se stessa, da cui derivano una chiara volontà di riaffermare il suo stile e con esso la sua visione della femminilità, sensuale ma sempre misurata adorna di decorazioni leggere e di ricami preziosi; discreta e sofisticata allo stesso tempo, come mostrano le linee essenziali, espresse in lavorazioni accurate e cromatismi ricercati; carnale nelle trasparenze eppure eterea per la scelta dei tessuti.
Alberta Ferretti stessa esprime la sua visione della collezione “Volevo una donna unica, speciale, che vive negli spazi aperti dove può liberare la propria fantasia senza compromessi e per questo ho disegnato abiti che racchiudono ognuno la propria identità. Volevo che ogni abito fosse speciale, capace di esprimere una personalità forte e rendere desiderabile la donna che lo indossa e, quindi, sexy”.
Ma la sua è una donna che viaggia e ama la suggestione romantiche del deserto: i “suoi” deserti. Quello sub-sahariano raccontato nei caftani e nelle sahariane di seta; quello americano delle terre aride del Colorado Nuovo Messico e Arizona, rivelato in quelle combinazioni di intarsi geometrici di pelli di diverse tonalità che utilizzavano le donne indiane delle tribù Navajo o Apache. Alberta Ferretti li ha trasferiti stampati in begli abiti lunghi dal leggerissimo tessuto, nelle varie tonalità del beige e biscotto talvolta con tocchi di nero o di violetto; ma li ha anche utilizzati in top, abiti, gilet in suede adatti appunto per viaggi nel deserto.
Questa è la parte che potremmo chiamare “pesante” della collezione perché i capi hanno una consistenza non usuale nel lavoro di Alberta Ferretti. In questa linea richiamano l’attenzione anche gli ultimi abiti che sfilano: riproducano sul tessuto il pesante disegno di insetti notturni, inquietanti e pur belli, con le ali alleggerite da sfumature di viola nell’intreccio del nero che compone la grafica. Intrecci di stoffa di chiffon e di nastri creano corpini pesanti per abiti dalle gonne leggerissime costruite con strati di chiffon anche sfrangiato nei bei colori viola, arancio, ocre, grigio,rosso mattone, che talvolta, è la vena sexy dello stile Ferretti , lasciano intravedere gli short, il reggiseno o il seno nudo. Pizzi, tulle, intarsi di materiali diversi, arabeschi, corpini reggiseno su camicie bianchissime di lino; sahariane di seta portate con i pantaloni, inesistenti in altri outfit, che non stonano in un ricevimento serale; leggerissime e romantiche tuniche; e abiti bianchi e neri; il plepo rigorosamente bianco: ogni abito è veramente unico per le lavorazioni accurate e sorprendenti che fanno pensare a capi di altamoda piuttosto che a un prêt-à-porter, anche se di alta gamma.
Si fanno notare gli accessori di stampo etnico collane, bracciali, orecchini. Sandali bassi o alti, di nastri intrecciati, alcuni ispirati alle calzature dei gladiatori.