Una missione a 24 carati
Ivana Ciabatti, brillante imprenditrice orafa aretina, è la volitiva Presidente di Confindustria Federorafi, una “corazzata d’oro” che rappresenta oltre 500 aziende italiane del settore orafo-argentiero-gioielliero, operanti soprattutto nei distretti produttivi di Arezzo, Vicenza, Valenza, Napoli, Macerata e Milano. Si tratta di realtà industriali e artigianali per lo più di piccole e medie dimensioni che trasformano in raffinati gioielli oltre il 70% dell’oro, dell’argento e del platino importati in Italia, esportandoli poi in tutto il mondo (ben due terzi della produzione orafa italiana sono destinati all’export, oltre tutto contribuendo significativamente al saldo positivo della bilancia commerciale nazionale).
Tramite FIAMP (Federazione Italiana Accessorio Moda e Persona) di cui è socio fondatore, Federorafi è tra i partecipanti al neo-insediato Comitato della Moda e dell’Accessorio Italiani (unitamente agli altri protagonisti del Fashion System tricolore: Altagamma, Altaroma, Centro di Firenze per la Moda Italiana, Camera Nazionale della Moda, MICAM, MIDO, MIFUR, Milano Unica, MIPEL, ORIGIN, Pitti, Sistema Moda Italia, Vicenza Oro/Oro Arezzo).
In merito all’importanza strategica di questo nuovo organismo governativo che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico, Ivana Ciabatti spiega: “Il Comitato della Moda e dell’Accessorio Italiani stabilirà le direttive per lo sviluppo del comparto, concordando con l’Esecutivo il sostegno istituzionale necessario a portare avanti in sinergia i diversi progetti e garantirà la realizzazione concreta delle iniziative clou, così da consolidare il primato internazionale del nostro ecosistema della moda. Attueremo tutto ciò mediante il coordinamento e l’intensificazione degli eventi, il potenziamento del sistema fieristico, il rilancio della formazione, la promozione della sostenibilità, l’incentivo alla crescita dei marchi e delle aziende della filiera”.
Si tratta dunque di una sfida capitale come mai era stata osata prima in Italia a livello politico-economico, dalla quale potranno solo derivare (ci si augura) vantaggi importanti per quel settore nel quale l’Italia vanta le maggiori eccellenze, apprezzate (e invidiate) in tutto il mondo.
A livello formativo, puntualizza Ciabatti, dovremo aumentare la competitività delle maggiori scuole di design, aprire nuovi centri educativi per i talenti manifatturieri e creativi, rinvigorire i rapporti tra le scuole stesse ed i principali brand italiani. “Sarà indispensabile poi supportare la crescita delle aziende della filiera, facendo emergere il valore delle fabbricazioni di semi-lavorati, agevolare l’interazione fra marchi e catena produttiva, esplicitare il rapporto tra artigianalità e creatività anche attraverso eventi espositivi annuali, ad esempio nel corso delle sfilate” aggiunge la Presidente di Federorafi, che sottolinea altresì la potente opportunità di coordinare i vari eventi: “E’ necessario attirare la partecipazione di marchi internazionali, cementare le partnership per favorire manifestazioni che richiamino l’interesse della stampa e dei buyer di tutto il mondo”.
Non meno importante sarà il consolidamento del sistema fieristico italiano, mediante la concentrazione degli show ed il loro coordinamento, così come sarà fondamentale selezionare la partecipazione agli eventi a produttori stranieri di alto profilo, nonché investire nel design degli spazi espositivi. Ultimo, ma non ultimo per rilievo, è la valorizzazione dei fattori distintivi del Sistema Moda Italia, per cui si dovranno creare percorsi che pongano in risalto il settore, sincronizzando accuratamente le kermesse per facilitare l’accumulo di massa critica.
Si tratta comunque di strade che Federorafi ha già intrapreso da tempo anche in chiave autonoma, puntando in modo pragmatico sulla cooperazione istituzionale (in primis con ICE) e sul coinvolgimento di quanti più interlocutori, sulla informazione e comunicazione costante agli operatori, sull’organizzazione di eventi imperniati su argomenti “caldi” per il business, sulla collaborazione fattiva con il mondo fieristico, sulla valorizzazione dell’intera catena produttivo-commerciale del gioiello (con un occhio di riguardo agli aspetti etici), e soprattutto sull’internazionalizzazione e quanto ruota attorno al tema (problematiche dei dazi, degli oneri burocratici e fiscali, della promozione dell’italianità tramite la – tuttora controversa in ambito UE – normativa sul “made in…”, ecc.). Del resto la stessa Ciabatti con la sua Federorafi era già impegnata nel confronto col Ministero dello Sviluppo Economico sul Piano Straordinario del Made in Italy, un’iniziativa di grande portata concepita con la finalità di promuovere la formazione di export manager per le imprese piccole e medie, sviluppare l’e-commerce, sostenere piattaforme che favoriscano la collaborazione tra imprese, studiare strategie ad hoc su alcuni mercati (a cominciare da quello cinese), contrastare il fenomeno della contraffazione e in generale la concorrenza sleale, anche attraverso nuove normative armonizzate a livello europeo. E poi accrescere la reputazione, l’immagine, il prestigio dei nostri preziosi, che incarnano valori di creatività, artigianalità, innovazione, life style, in una parola: qualità.
Ivana Ciabatti conclude ricordando le grandi potenzialità della nostra moda e, per quanto le compete, del settore orafo in particolare: “Secondo una ricerca del Centro Studi Confindustria, nel 2018 si affacceranno al mercato 194 milioni di nuovi ricchi, di cui 162 milioni nei Paesi emergenti; i prodotti di oreficeria e gioielleria cresceranno fino a 12,1 miliardi (+58% in 6 anni), e oltre il 40% dell’aumento verrà dagli Emirati Arabi Uniti, un terzo da Cina e India. I gioielli italiani si aggiudicheranno 2,3 miliardi di quella cifra”.
Siamo pronti per una missione tutta d’oro?