Una moderna Tuta l’abito di F. Quaranta
Obiettivo puntato sui giovani. Non c’è dubbio. L’ edizione luglio 2014 di AltaRomAltaModa dedica spazio, ampio spazio ai giovani: una intera mattinata ai vincitori di “Who is On Next?”2014, un evento per celebrare i vincitori delle precedenti 10 edizioni; e chiama a sfilare vincitori e finalisti, Esme Vie San Andres Milano e Greta Boldini, di altre edizioni; affida a una finalista Stella Jean lo Special Project all’interno del progetto di Ethical Fashion Beat of Africa una sfilata collettiva in programma martedì 15.
Fabio Quaranta designer romano di menswear e womenswear che vive e lavora a Roma, è stato vincitore nella sezione uomo di “Who Is On Next?” nel 2010. Il 12 luglio 2014 ha presentato la collezione uomo, con qualche incursione nel mondo femminile ma solo adattando con pochi ritocchi il capo maschile o addirittura limitandosi a far indossare il capo maschile da una modella.
Prima di affrontare le osservazioni sulla collezione, una considerazione che vuole essere un suggerimento per le sfilate uomo. La sfilata è un po’ uno spettacolo composto da tanti elementi che contribuiscono al successo della collezione: location, musica, regia dell’evento ecc. Nella sfilata che stiamo considerando ciò che non ha convinto è stato l’atteggiamento dei modelli. Non pretendiamo che i ragazzi siano in grado di interpretare ciò che portano addosso: l’uomo non ha necessità di atteggiare il corpo, il viso, lo sguardo a ciò che indossano. Ma un minimo di partecipazione da parte dei modelli sarebbe auspicabile: l’aria assente , se non “seccata”, nuoce all’insieme dello spettacolo, annoia chi guarda, che distoglie lo sguardo dalla passerella.
Veniamo alla collezione che ha spunti interessanti, anche se la sensazione definitiva è di ripetitività; ma è una nota negativa che bisogna perdonare ai giovani che tendono a rassicurasi replicando ciò che reputano ben riuscito. Definiremmo la collezione modernamente classica, senza punti di stridenza, dove la nota distintiva è l’utilizzazione di contaminazioni da ambienti professionali di stampo operaio come i pantaloni ampi, le camicie che assumono proporzioni comode, le giacche caratterizzate da volumi e proporzioni rilassate, in contrasto quindi con la tendenza più attuali o classica, che dir si voglia, di rendere asciutta la silhouette. Altri piccoli elementi del mondo operaio: tasche quasi sempre applicate, grandi, comode quasi a dover contenere piccoli attrezzi da lavoro, sono esagerate sui gilet che vengono indossati sopra le giacche; uso del denim, ma per ottenere giacche e pantaloni di stile rigoroso.
Linee quindi geometriche quadrate che a conclusione e riconsiderando le immagini, ci hanno ricordato la Tuta, l’abito universale, l’abito di forme essenziali creato nel 1919, in opposizione alla moda borghese, dal poliedrico artista futurista Ernesto Michahelles in arte Tayaht.