Una ROSA è una ROSA è una ROSA…..
I padri e le madri del made in Italy sono diversi e, tra questi, possiamo annoverare certamente la lombarda Rosa Genoni (Tirano, 1867 – Varese, 1954), una figura di stilista forse non nota a tutti, ma in realtà fondamentale nella genesi della nostra moda, avendo contribuito sensibilmente ad innovare il costume del suo tempo. A lei Milano ha reso un caloroso tributo con una pregevole retrospettiva –Omaggio a Rosa Genoni– a cura di Elisabetta Invernici, tenutasi lo scorso Settembre a Palazzo Castiglioni nell’ambito del programma di eventi di ExpoinCittà, con il patrocinio del Comune di Milano e di Confcommercio Milano.
La stessa Genoni – “una visionaria pioniera della creatività nella moda italiana”, come l’ha definita l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Moda e Design, Cristina Tajani – partecipò all’Expo di Milano nel 1906 con una vetrina nel padiglione delle arti decorative e in tale occasione le fu assegnato il glorioso Grand Prix della giuria grazie ai suoi capi sartoriali evocativi dell’arte pittorica rinascimentale: a conquistare tutti fu in particolare un abito da ballo che si rifaceva alla Primavera del Botticelli, realizzato in raso di seta pallido, con sopravveste in tulle color avorio, impreziosita da ricami a motivo floreale in perline, canutiglia, paillettes e cordoncini dorati.
Non a caso due suoi modelli sono conservati alla Galleria del Costume a Palazzo Pitti a Firenze: il mantello di corte ispirato a Pisanello ed il suddetto abito dedicato a Botticelli, entrambi datati 1906. Sono capi in cui velluti, rasi, merletti sono esaltati da ricami delicati in filati d’oro e d’argento, resi ancor più doviziosi da cannucce e conterie in vetro, esibendo soluzioni formali e cromatiche alla ricerca di tridimensionalità ed effetti di grande efficacia naturalistica. Capolavori!
Alla mostra di Palazzo Castiglioni, emblema dell’Art Nouveau milanese, oltre ad abiti e accessori provenienti dal suo guardaroba privato, i visitatori hanno potuto scoprire documenti inediti, schizzi, libri, cimeli e fotografie, ovvero trovare uno spaccato autentico dell’affascinante epoca della Belle Epoque.
La rassegna dedicata a Rosa Genoni ha potuto vantare altresì la presenza di creazioni di giovani stilisti contemporanei ispirati alla sua arte raffinata: Katia Gagliardini, ad esempio, si è lasciata ammaliare dalle Divine di inizio Novecento in una cornice arricchita dai gioielli Elianto di BAI Studio, dagli accessori in pelle di Mario Valentino, dai cappelli esclusivi di Doria 1905, mentre nelle sale palatine si diffondevano le fragranze di Rosa selezionate dall’azienda Ariaprofumata per sottolineare l’atmosfera sofisticata.
“La mostra rappresenta l’omaggio della città alla progenitrice della moda italiana e al suo stile inconfondibile e leggero. Uno stile che ha sempre escluso gli eccessi, legando la creatività a punti di riferimento precisi e sicuri sia nelle forme sia nella ricerca dei tessuti” ha spiegato ancora la Tajani. E, a proposito di tessuti, va sottolineato che la Genoni per le sue creazioni impiegò sempre solo tessuti italiani, sostenendo che “il nostro patrimonio artistico potrebbe servire di modello alle nuove forme di vesti e di acconciature, che così assumerebbero un certo sapore di ricordo classico ed una vaga nobiltà di stile”. E lanciava poi questa domanda come una sfida al suo mondo: “Come mai nel nostro Paese… in questo rinnovellarsi di vita industriale ed artistica, come mai una moda italiana non esiste ancora?”. Al suo appello aderirono alcuni imprenditori legati al tessile e all’abbigliamento, che nel 1909 costituirono il comitato per “Una moda di pura arte italiana”. Si trattò comunque di un fuoco fatuo, ma i semi erano stati gettati per favorire la nascita di una vera moda tricolore.
Femminista ante-litteram, pacifista convinta, oppositrice del fascismo, l’indomita Rosa Genoni fu anche giornalista di punta del quotidiano socialista L’Avanti!, nonché direttrice e docente alla Società Umanitaria di Milano (fu oltremodo attiva nella Sezione sartoria della Scuola professionale femminile, dove insegnò Storia del Costume).
Forte di una solida esperienza sartoriale in Francia, dopo avere lavorato per diversi anni in qualità di première nella blasonata casa di moda milanese H. Haardt et Fils, da cui uscivano eleganti modelli di gusto parigino richiamanti lo stile di atelier come Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Doucet, Callot, Rosa Genoni intuì le potenzialità del settore moda in Italia e così, armata di coraggio, talento, spirito imprenditoriale, volle proporre soluzioni intelligenti e moderne volte a riorganizzare l’industria dell’abbigliamento nazionale. I frutti del suo impegno tenace sarebbero stati raccolti solo alcuni decenni dopo con il decollo del made in Italy su scala internazionale.
Ci piace ricordarla soprattutto per questo, oltre che per il suo stile radicato ad un passato prestigioso, visto come il presupposto indispensabile per la costruzione di un’identità nazionale che l’unificazione politica non era riuscita del tutto ad inculcare negli Italiani.