Uno, due o anche più
Non abbiate paura a replicare nel vostro guardaroba alcuni capi che, con la loro tranquilla e rassicurante funzione”¦.. funzionano sempre. Non è sempre vero che “semplicità” fa rima con “banalità”. Spesso, invece, è proprio il contrario.
Accade che lo stile, quello autentico, si basi appunto su pochi e precisi elementi, quegli elementi che, mescolati, reinventati, adattati alle varie circostanze, creano quel “non so che” di magia che ci fa dire di una persona: ecco, lei sì che ha charme, lei sì che è raffinata, lei sì che trasmette eleganza”¦. Che strano, eppure è così classica, così essenziale, quasi ripetitiva”¦.
In genere si tratta di puntare l’attenzione proprio su questo, sulla capacità di scegliere qualcosa che, pur facendoci sentire al passo coi tempi (altrimenti che moda sarebbe!!), sia poco vulnerabile alle rapide variazioni di essa.
Pensiamo a quante volte ci siamo fatte tentare dal desiderio di acquistare un pantalone dalla foggia particolare perché “divertente” a scapito di uno più tradizionale scartato perché troppo simile a quelli già posseduti; eppure sappiamo bene che trovare quello giusto per il nostro fisico non è sempre impresa facile. Dunque, una volta individuatolo, via libera al fatto di reiterarlo!!
Il “divertimento” lo creeremo con l’uso della fantasia nell’accostare ad ognuno dei nostri “doppioni” qualcosa che lo renda ogni volta diverso.
Comperare due stivali identici, uno nero e l’altro marrone, non è follia ma, se abbiamo sperimentato quanto camminiamo bene proprio con quel modello, è sintomo di decisa concretezza e senso pratico. Sostenere che dieci maglioni di cashmere simili tra loro, comperati negli anni, siano indice di scarsa creatività, trovo sia anacronistico. Sarebbe come dire che dieci solitari di diversa caratura alla fine possano stancare”¦”¦”¦.
Può darsi ma, a questo proposito, vorrei ricordare che, lo scorso mese, durante la settimana del Design tenutasi a Milano, Tiffany ha celebrato l’anniversario della sua collaborazione con Elsa Peretti, “sfoderando” una pietra di impareggiabile fascino che, vi assicuro, brillava sì di luce propria ma, soprattutto, spiccava per la sua semplicità, la sua nitidezza, la sua fantastica capacità di attrarre senza imporsi. Era lì, in una vetrina con fondo di velluto turchese, mentre camerieri slalomisti offrivano dolcetti di marzapane a forma di micro-pacchettini azzurri con nastro di cioccolato bianco analoghi ai tipici sacchetti della “casa”, a testimoniare l’incarnazione perfetta dell’ideale di bellezza ed eleganza. “Non ti scordar di me”, poteva essere il suo nome ma anche “Guardatemi e non toccatemi” sarebbe andato bene.
Voli pindarici a parte, torniamo a terra. Più volte si è detto come la versatilità della camicia da uomo bianca nella versione femminile sia da considerare come qualcosa di assolutamente indispensabile e da acquistare quasi sempre in duplice o triplice copia, come si fa per il pane o per qualcosa a cui non potremmo rinunciare mai.
Armani ha sempre dichiarato di essere il fornitore ufficiale delle camicie bianche di Maddalena De Padova, raffinatissima signora milanese del Design (per lei la semplicità e la funzionalità vanno di pari passo con la cultura e l’eleganza), che se le fa confezionare rigorosamente tutte uguali. Forse un tantino esagerata ma, se pensiamo a quanto ci sentiamo a posto ogni volta che indossiamo la “nostra” preferita priva di decori, di scritte o di altri fronzoli che a nulla servono se non ad appesantire inutilmente qualcosa che si esprime già da sé, non possiamo che darle ragione.
Ricordate la meraviglia di Ranja di Giordania che, ospite a delle nozze regali, ne indossò una semplicissima e immacolata sopra una gonna estremamente ricca e preziosa proprio per far sì che l’una esaltasse l’altra e l’altra smorzasse l’una?
Noblesse”¦. oblige.
Tante uguali, dunque, come test di eccellenza per i nostri capi-base. Concessione frivola il collo a fiocco o a nastro che ingentilisce il viso dandogli un tratto vittoriano. Quasi obbligatorio, in questo caso, il capello corto o, se lungo, raccolto. Qualche mese fa ne ho acquistata una di tale foggia, bianca e, visto l’uso che ne stavo facendo (lava e metti, lava e metti), ho pensato bene di prendermene una, identica, ma di un altro colore. Lì è scattato l’errore. Mille volte indossata la prima, pochissime la seconda. In quel caso non era stato il modello, come io avevo creduto, ad avermi conquistata, bensì il colore di quel modello, il bianco, appunto, l’amatissimo bianco che ha declassato l’altra, ahimè, in maniera incontrovertibile.
La camicia bianca e, aggiungerei io, una maglia di cashmere, una ballerina Porselli, una t-shirt manica lunga e via dicendo, è stata infatti definita da una sociologa della moda e dei processi culturali ad essa legati, al contempo o alternativamente, “normale e speciale”, “sportiva ed elegante”, “semplice e ricercata”. Due facce, potremmo sostenere, di un’unica, eclettica medaglia.
Anche nel preparare i bagagli cerchiamo di applicare semplici regole, privilegiando i toni monocolore e una coerenza di stile che ci renderà facile affrontare i cambiamenti previsti nei vari momenti della giornata (pensiamo ad un congresso di lavoro, ad esempio). Ecco che allora un unico pantalone falso-unito nei toni del grigio supporterà due maglie o due giacche, ora perla, ora antracite, con incredibile scioltezza; due scarpe del medesimo colore, una più sportiva, l’altra più ricercata, seguiranno di conseguenza. Camicie bianche e corollari a gogò”¦.
Il medesimo tailleur nero con gonna riuscirà a diversificarsi con la sostituzione della giacca (una bellissima rebecca in angora nera, per esempio) o della stessa gonna (un tubino smanicato dello stesso tessuto o un pantalone a uomo). E ancora..un top birichino si esprimerà benissimo sotto la giacca rigorosa per il pomeriggio ma altrettanto bene da solo sopra un jeans in raso per la sera”¦.
Avere uno stile personale, anche con pochi pezzi, a volte simili o identici, è sintomo di una cultura che si basa sulla sensibilità al senso estetico, a volte innata, ma anche sulla curiosità, sulla ricerca, sulla capacità di rendere nostri i consigli degli “addetti ai lavori”, a partire sempre dalla consapevolezza del proprio modo di essere.
La parola ricerca fa venire in mente la passione per il collezionismo e l’emozione che, una volta trovato l’oggetto che ti corrisponde, si scatena. Ma, attenzione! Dal momento che la collezione completa non esiste, essendo sempre, per sua natura, in divenire, facciamo in modo che, così come certi oggetti comprati d’impulso ad un’asta o ad un mercatino brocante finiscono in cantina poiché, una volta a casa, non trovano collocazione tra quelli pregressi, anche i nostri acquisti fatti in modo poco coerente con il resto non finiscano in fondo all’armadio dimenticati sin dal primo giorno.
Il cammino per trovare l’equilibrio tra come si è e come si vorrebbe essere è sicuramente difficile ma, con una giusta dose di umiltà e di coraggio, ce la si può fare.
per favore vorrei sapere chi è lo stilista della gonna lunga in pizzo lilla e bianco indossata dalla Principessa Rania di Giordania
non siamo riusciti a saperlo, il pizzo pare che fosse una “gioia” di famiglia