Vestirsi… perchè?
Il vestito ha assunto progressivamente nel tempo varie funzioni. E’ stato la fotografia sociale di ogni momento storico, della sua cultura e delle sue trasformazioni. Oggi sembra essere il fattore determinante nella costruzione dell’ identità personale. Sarà personalità vera o pura apparenza?
Strumento di protezione, di ornamento, di integrazione sociale, di diversificazione in ragione del sesso, di seduzione, di comunicazione. Il vestito ha assunto progressivamente nel tempo varie funzioni. E’ stato sempre la fotografia sociale del momento storico presente, della sua cultura e delle sue trasformazioni sociali. La tunica greca rispecchia l’ideale della bellezza classica; la libertà proclamata dalla rivoluzione francese diventa, con il beneplacito statale, assoluta libertà nell’abbigliamento. Per secoli uomini e donne hanno indossato lo stesso abito; nel XIV secolo il modo di vestire si diversifica in relazione del sesso; finalmente nel XX l’uso dei pantaloni per la donna segna una svolta nella sua emancipazione. Accanto all’ingresso nel mondo del lavoro, i pantaloni diventano la manifestazione del raggiungimento degli stessi diritti dell’uomo.
E’ classica la ripartizione delle funzioni dell’abito in questi termini: ripararsi, cioè coprirsi in rapporto alle condizioni climatiche; coprirsi, cioè ripararsi dagli sguardi altrui e custodire l’intimità del proprio corpo; richiamare gli sguardi, cioè voler essere ammirati. Nei paesi freddi la necessità di coprirsi è primaria, non lo è nei paesi caldi. All’equatore i corpi nudi non si caricano di sensualità come succede nei paesi temperati. Ovunque il vestito – più o meno coprente- sembra rispondere alla terza funzione quella di destare negli altri ammirazione. Questa funzione può essere declinata in modi diversi.
Ci vestiamo per essere ammirati. L’abito è scelto per adornarsi, per essere più belli agli occhi degli altri. Si sceglie un abito che esalti gli aspetti positivi del proprio corpo e nasconda quelli negativi.
Ci vestiamo per gli altri, per essere guardati, ma anche per essere accolti. Quando un giovane vuole essere accolto nel gruppo deve imitarne il modo di vestire, prima ancora che le idee. Ma ciò vale per tutti, perché tutti ci “vestiamo come” il gruppo sociale, o il gruppo ideologico nel quale abbiamo prescelto di identificarci. Ci vestiamo per dire quale stile di vita abbiamo scelto, per dire chi siamo, quale immagine di noi stesse vogliamo offrire a chi ci accoglie o ci osserva; ci vestiamo per esprimere anche all’esterno la nostra personalità. Per questo vestirsi non può essere travestirsi, mascherarsi ogni giorno, appropriarsi di identità e di personalità prese a prestito: questo può essere soltanto il gioco di un momento.