Via col vent…aglio
Sembrano così lontani i tempi in cui il ventaglio era componente essenziale dell’abbigliamento sia femminile che maschile. Utilizzato anche d’inverno, in auge presso ogni ceto sociale, questo accessorio conobbe il suo momento di massimo splendore nei secoli “˜600 e “˜700, come protagonista di un dialogo quasi privato tra persone, ricorrendo ad un registro comunicativo assolutamente individuale.
In effetti, era strumento di un linguaggio in codice composto di piccoli o grandi gesti che celavano affari di cuore, pettegolezzi, umori. Così, a seconda di come lo si apriva o lo si chiudeva, di come lo si teneva in mano o lo si inclinava, si potevano esprimere i sentimenti più vari, compresi antipatia e ostilità: bastava un gioco ammiccante tra guancia e petto, veloce o lento, per sedurre o respingere; così come bastava celare il viso dietro il piccolo paravento per scambiare parole d’amore o chiacchiere salottiere. Quindi, grazie ad esso gli stimoli alla creatività ed alla socializzazione fra sessi non mancavano. In questo modo, possiamo leggere il ventaglio anche come emblema di libertà.
A mo’ di saggio della “lingua del ventaglio” mi limito a citare qualche gesto: tenerlo con la mano sinistra davanti al viso significa “Vorrei conoscerti”; lasciarlo scivolare sulle guance “Ti voglio bene”; appoggiarlo sulla guancia destra equivale a “Sì”, mentre appoggiarlo sulla sinistra sta per “No”; tenerlo aperto completamente coprendo la bocca “Non sono fidanzata”, e via comunicando.
Restano celebri i ventagli dell’epoca di Luigi XV di Francia con le loro decorazioni sprizzanti mondanità e malizia. Addirittura, nel rituale del corteggiamento donare un modello ricco di tali scene galanti e leziose diventava garanzia di conquista.
Se si pensa alla preziosità dei materiali ed alla perizia artigianale delle lavorazioni, ben si comprende come il ventaglio potesse assurgere anche a status-symbol: stecche d’avorio e tartaruga, tulle, sete, legni di pregio, gemme e metalli preziosi, sublimati in una nuvola di leggerezza. Il massimo della perfezione esecutiva per questo articolo fu raggiunto tra XVII e XVIII secolo tanto in Italia quanto in Francia, soprattutto in termini di intaglio e traforo delle stecche, ornamento pittorico, incisione, ageminatura in foglie d’oro o d’argento, pieghettatura delle pagine seriche.
Nel romantico Ottocento il ventaglio si legò strettamente all’opera lirica, anche nei temi raffigurati, attingendo alla letteratura così come alla semantica dei fiori. L’oggetto, inoltre, entrò a far parte del corredo della sposa (donato dal fidanzato) a partire dalle nozze di Carolina Bonaparte con Gioacchino Murat.
Amatissimo da sovrane come Caterina de’ Medici (che lo aveva introdotto in Francia) e da Elisabetta I d’Inghilterra, il ventaglio già esisteva in una versione embrionale presso le civiltà egizia e greco-romana, ma furono soprattutto gli orientali a dargli gloria alcuni secoli prima di Cristo. Il modello pieghevole fu inventato dai Giapponesi nel VII secolo, prendendo ispirazione dai battiti d’ala dei pipistrelli. In Europa fu importato dalla Cina ad opera dei mercanti portoghesi tra “˜400 e “˜500.
A livello qualitativo il declino del ventaglio da metà Ottocento in poi fu favorito dalle esigenze del marketing, per così dire, per cui all’aumento dei numeri commerciali corrispose un abbassamento del valore dei materiali e delle tecniche (sempre più meccanizzate).
Oggi, a tenere alta la bandiera del ventaglio sembra essere rimasto solo qualche personaggio un po’ eccentrico (vedasi l’ineffabile stilista Karl Lagerfeld, che raramente ne appare sprovvisto). Ma va ricordato che in certi luoghi, in Spagna soprattutto, la tradizione di questo accessorio resta florida (si pensi alla Real Fàbrica de Abanicos), vantando in Andalusia la maggiore manifattura mondiale di ventagli artistici. Per quanto riguarda l’Italia, va menzionata la curiosa consuetudine annuale di donare, alla fine di Luglio, da parte dei giornalisti parlamentari, un ventaglio decorato alle maggiori cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente della Camera dei Deputati, Presidente del Senato).
La conseguenza dell’impoverimento qualitativo dei materiali e delle lavorazioni è stata anche una progressiva atrofizzazione della simbologia del ventaglio, ormai mero strumento anti-calura estiva, privato di ogni registro comunicativo se non quel delicato venticello che talvolta potrebbe, chissà, sospirare ancora: ah, l’amour“¦