Vivienne Westwood by Vivienne Westwood & Ian Kelly
Vivienne Westwood è sicuramente dotata di una personalità poliedrica ed iconica: stilista, attivista ambientale ed in ambito sociale, co-fondatrice del movimento punk, creatrice di un marchio globale ma anche nonna, è senza dubbio una protagonista del mondo della moda, ma non solo…Nel libro Vivienne Westwood by Vivienne Westwood & Ian Kelly, edito da Picador e in libreria dal 9 ottobre, la fashion designer britannica parla per la prima volta e in prima persona della sua storia, in termini totali, utilizzando una prospettiva inaspettata e con appassionata onestà. “The living deserve respect. The dead deserve the truth; Ian and I are working together on this and I am excited that this will be my story, the story nobody ever did before” (“I vivi meritano rispetto. I morti meritano la verità; Ian e io stiamo lavorando insieme su questo progetto e sono entusiasta: questa sarà la mia storia, la storia che mai nessuno ha scritto prima d’ora”) ha sottolineato durante la realizzazione del progetto.
Il volume autobiografico, scritto a quattro mani, è una raccolta di memorie personali narrate in prima persona, in parte raccogliendo i contributi di amici, familiari e colleghi della stilista: in primis i figli e il marito Andreas, ma anche coinvolgendo attivisti che hanno collaborato alle numerose iniziative promosse dalla fashion designer e celebrities come il principe Carlo d’Inghilterra, Shami Chakrabarti e Jerry Hall. Ian Kelly, ispirato da due anni vissuti a stretto contatto con Vivienne, ha dato vita ad una narrazione unica, racconta la storia intima di una donna che è riuscita ad influenzare milioni di persone nel mondo.
Vivienne Westwood, pioniera dell’immagine e figura fuori dagli schemi, ricorda a proposito del suo ruolo nell’universo fashion: “L’unica ragione per la quale sono nel mondo della moda è per distruggere la parola ‘conformity’. Nulla è interessante per me se non contiene questo elemento di ribellione. Ecco perché abbiamo iniziato nel nostro negozio ‘Let it Rock’ con un look anni Cinquanta, tappezzando le pareti con pagine strappate da riviste anni Cinquanta raffiguranti delle pin-up. Gli anni Cinquanta mi hanno ispirato anche nel taglio di capelli a spazzola. I miei capelli erano fini, così decisi di tingerli di biondo [sigh] per renderli più crespi, pettinandoli con il gel verso l’alto. Decisi di farli crescere perché questo taglio di capelli stupiva la gente che non aveva mai visto nulla di simile prima”. Insomma, si legge nel testo: “Per riassumere l’intera idea di ‘Vivienne’, non che io sia sicura di volerlo fare o che qualcun altro possa farlo, bisognerebbe trovare dei riferimenti; le idee prese dal passato traducibili e gli obiettivi del futuro”.
In quest’ottica la stilista pone anche il suo rapporto con il concetto di Punk, che approfondisce nel volume: “Il Punk era tutto per me e Malcolm (McLaren n.d.r.). Attualmente non parlo del Punk tanto quanto le persone pensano dovrei parlarne, ma non è perché mi vergogno o perché sia fuori moda o per qualche altro motivo, ma sono più interessata a quello che sto facendo ora. Ciò che sento di poter spiegare adesso è questo: ciò che sto facendo ora, è ancora punk – è ancora combattere le ingiustizie e far riflettere le persone, anche se può essere sconsiderato. Sarò sempre punk in questo senso”. Tra gli impegni che più interessano l’eclettica creativa, oggi c’è sicuramente l’ecologia, ad esempio ha tenuto a sottolineare sui cambiamenti climatici: “Immaginate se voi e la vostra famiglia doveste volare per andare da qualche parte nel mondo ed esistesse un solo aeroplano. Immaginate che vi dicano che questo aereo abbia delle parti danneggiate e che qualcosa non funzioni come dovrebbe, e che quindi l’aereo potrebbe precipitare. Volereste a queste condizioni? Non sarebbe il caso di chiamare un ingegnere IMMEDIATAMENTE?”
Come anticipato, nel volume emerge anche la dimensione familiare, i rapporti con i figli, con il marito, con i nipoti. In proposito la Westwood scrive: “Sono stata molto fortunata ad avere figli. Diventare madre è stata una delle cose più belle che mi siano mai capitate. Sono orgogliosa dei miei ragazzi – si sono sempre comportati bene. La cosa migliore che puoi insegnare ai bambini, credo sia quello di trasmettere loro degli ideali”. A queste parole fanno eco quelle del figlio Ben che risponde: “Ho avuto un’infanzia felice? Sì. Il fatto è che non l’abbiamo solo amata, Joe e io, l’apprezzavamo”.
Per concludere, la fashion designer non si astiene da una riflessione profonda sulla vita: “Io non sono interessata a possedere cose per me stessa. Non sono materialista. Sono le idee che mi rendono felice – e il creare delle cose, che suppongo, rendano belle le idee. Ma le idee sono più importanti, e naturalmente possono essere sempre maggiori: la fine dell’umanità. Penso moltissimo alla mia famiglia e ai miei amici. Voglio esprimere, inoltre, ed è una sorta di mea culpa alle persone che amo: so di essere difficile, di non essere una persona facile, una persona comune – la mia vita non è una vita ordinaria. Non ho il tempo di vedere i miei amici o, ad esempio, di preparare la marmellata, o semplicemente di fare cose ordinarie, come si sa, fanno le nonne. A volte vorrei esserlo, una persona comune. Credo che questo pensiero faccia sempre parte di me, in ogni momento, ‘ci proverò e cercherò di risolvere questa cosa.’ Ma allo stesso tempo, questo istinto mi ha reso quello che sono oggi. Sono me stessa nelle situazioni”. Si potrebbe aggiungere una donna forte, creativa ma anche motivata da una grossa sensibilità per le questioni del mondo.