Voilà Valentino!
L’ormai mitica griffe “V”, emblema di Sua Maestà Valentino, compie 50 anni e fa ancora sognare con lo stile regale che rappresenta, divenuto la quintessenza stessa dell’eleganza e del prestigio.
In effetti Valentino Garavani ha sempre avuto come unico obiettivo quello di rendere le donne belle, raffinate, distinte. Dopo l’apprendistato sartoriale parigino presso gli atelier di Dessés e Guy Laroche, egli ha eletto Roma a centro del suo mondo stilistico, in cui l’abito è chiamato ad essere ad ogni stagione qualcosa di romantico sebbene legato all’oggi, ossia ad avere un’anima poetica, sensibile alla tradizione, ma allo stesso tempo risponda alle esigenze attuali di praticità e disinvoltura… con un pizzico sorprendente di arroganza non scevra di grazia perché dolcemente briosa.
Da qui derivano quelle fogge morbide che paiono accarezzare i corpi grazie a sapienti espedienti tecnici fondati su magistrali giochi prospettici: la loro fonte è nella modulazione delle linee con tagli innovativi ed accurate pinces, architettonicamente studiate per assecondare la figura femminile e così esaltarla. L’alchemica levità di certi suoi corpetti flou, comunque asciutti e “puri”, è ormai entrata nella leggenda, frutto di precise ombreggiature del disegno e dell’intrepidezza di certe note dissonanti (mai sfuggenti però alla sua rigorosa “matematica” d’atelier).
In effetti Valentino è sempre stato, nel medesimo tempo, un abile sarto, un poeta, uno psicologo, un artista. Consapevole che sulla fugacità della moda trionferà sempre una superiore allusione. Ecco allora che le sue creazioni restituiscono il senso di una gentilezza pensierosa, sottolineando la leggerezza ritmica dei movimenti: l’effetto è quello di donne vibranti come canne, aironi dalla figura statuaria, armonica, affusolata nella loro verve.
Quella di Valentino del resto, è sempre stata una moda matura, che alla magnificenza degli abiti e alla maestria teatrale delle costruzioni, ha sempre sposato una somma raffinatezza della confezione, senza mai tradire o deludere il corpo delle donne, valorizzandolo anzi con ricami, intarsi, virtuosismi sartoriali che stanno tra la pittura e l’arte del palcoscenico, verrebbe da dire, e che sembrano sottrarre mentre aggiungono materia.
Il maggior merito di Valentino, a mio parere, è di essere sempre riuscito a esprimere, in rapporto alla vita moderna, quanto l’eleganza può evocare di sorprendente e di sorridente insieme. Con entusiasmo e con quell’amore tutto suo per la Donna.
Nato a Voghera nel 1932, affascinato dal mondo della moda sin dall’adolescenza, Valentino frequentò una scuola di figurino a Milano prima di partire per Parigi, dove studiò all’École de La Chambre Syndicale de la Couture e si fece notare da alcuni grandi couturier. E’ del 1957 la fondazione della omonima azienda a cui in seguito si associò il compagno Giancarlo Giammetti, ottimo manager. Nel 1962 la sua prima collezione riscosse un clamoroso successo a Pitti Moda di Firenze, da dove la carriera di Valentino prese uno slancio straordinario a livello internazionale, consacrato da “Vogue”. In seguito fu un crescendo rossianiano di trionfi, fino alla decisione di dire addio alla moda nel 2007.
Come noto, l’azienda oggi è affidata al timore creativo del bravo Pier Paolo Piccioli e proprietario è Mayhoola for Investment, società del Qatar riconducibile allo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani.
Amante dell’high living, lo stilista pavese ha legato il suo prestigio anche alla creazione di un colore che è entrato nel mito: il rosso Valentino appunto, il quale è una particolare sfumatura tra il carminio, il porpora e il rosso di cadmio, una tonalità ispiratagli da una vacanza in Spagna. Lui stesso ha spiegato: “Il rosso è vita, passione, amore, è il rimedio contro la tristezza. Penso che una donna vestita di rosso, soprattutto di sera, sia meravigliosa. È, tra la folla, la perfetta immagine dell’eroina”.
E ha aggiunto: “Io ho fatto moda per abbellire le donne, non per farle sembrare tutte delle poverette”.