Volo diretto Pechino-Montreal sulle ali della Moda e dell’Arte
Quello tra Louis Vuitton e la Cina è un amour fou sbocciato ormai vent’anni fa (l’anniversario cade esattamente nel 2012) con l’apertura del primo negozio monomarca a cui poi ne sono seguiti altri 36. Il prestigioso brand francese, che con largo anticipo sugli altri ha capito l’importanza di aprirsi verso la Cina, ora si prepara a festeggiare l’importante ricorrenza con una mostra speciale ospitata fino al 30 Agosto al Museo Nazionale di Pechino, secondo al mondo per dimensioni dopo il Louvre. Il titolo è significativo – “L’arte del viaggio” – per quello che si propone come il più grande evento espositivo mai realizzato da LV. A presentarlo è un manifesto raffigurante la Tour Eiffel ricostruita con valigie e borse recanti impresso il famoso logo.
Il tema del viaggio, in effetti, è da sempre caro alla maison d’Oltralpe (dal 1989 parte del gruppo LVMH di Bernard Arnault), a cominciare dal lontano 1854 quando Monsieur Louis Vuitton aprì una boutique a Parigi e scrisse la prima pagina della storia del viaggio dopo aver avuto una geniale idea di business: fabbricare bauli in tela impermeabile anziché cuoio, con stecche di betulla al posto di legni pesanti, conferendo ad essi una forma tale da renderli maneggevoli e collocabili agevolmente su treni e navi. Solo qualche anno dopo, per merito del figlio Georges, sarebbe arrivato anche quel curioso logo destinato a diventare l’emblema del lusso stesso.
L’eccellente comunicazione che ha accompagnato l’epopea del marchio LV (il più copiato al mondo!) ha contribuito a creare il mito del viaggio come arte e avventura, dove la borsa vuole essere una fedele compagna, come dimostra pure l’ultima campagna pubblicitaria, firmata dalla fotografa americana Annie Leibovitz, che ricorre a testimonial di fama assoluta quali Michail Gorbachev, Sean Connery, Keith Richards, Catherine Deneuve, Francis Ford Coppola e la figlia Sofia, Bono e la moglie Ali, André Agassi e Steffi Graf e, presto, Angelina Jolie. Senza dimenticare che l’immagine del brand coi suoi valori è passata anche per esperienze memorabili come la Louis Vuitton Cup, antesignana dell’America’s Cup.
Alla mostra di Pechino, all’interno di teche trasparenti rette da mongolfiere griffate LV, si possono ammirare i modelli più diversi, comprese alcune bizzarrie come il baule commissionato da un anonimo tycoon per la Barbie della sua capricciosa figlioletta o quello per lo skateboard, quello per il caviale o quello per l’Ipod.
La scelta di proporre un simile evento in un museo non è casuale, ma vuole sottolineare lo stretto rapporto con l’arte che ha sempre contraddistinto la maison, la quale ama collaborare con personaggi del calibro di Damien Hirst, Takashi Murakami, Davide La Chapelle, Olafur Eliasson, James Rosenquist, Zang Wang e tanti altri, perché – come afferma il Presidente Yves Carcelle – “L’arte insieme alla moda è il linguaggio che più influenza il gusto. E noi siamo il gusto”.
Intanto, a qualche migliaio di chilometri più in là, in Canada presso il Museum of Fine Arts di Montreal, una grandiosa retrospettiva in programma sino al 2 Ottobre rende omaggio ai 35 anni di carriera del più solare, istrionico e ironico stilista francese: Jean-Paul Gaultier. “The Fashion World of Jean-Paul Gaultier: from the Sidewalk to the Catwalk” ripercorre, attraverso 120 modelli, la galoppata fra alta moda e prêt-à-porter del celebre couturier di Arceuil dal 1976 ad oggi. Si va, quindi, dai suoi segni iconici tradizionali come la maglia a righe bianco-blu da marinaretto, i reggiseni a cono e gli abiti-corsetto da sirena, alle collezioni etniche ed ai capi “fantascientifici” dalle forme avanguardiste, realizzati in tessuti innovativi, per arrivare ai capi creati ad hoc per tutto il parterre di star da cui Gaultier è stimatissimo: Madonna (per cui creò i fortunati costumi del “Blond Ambition Tour”), Lady Gaga, Kilie Minogue, Prince, Rihanna, Beyoncé, Pedro Almodovar (per i vestiti del film “Kika” e “La mala educaciòn”), Luc Besson (per la pellicola “Il quinto elemento”). Non si contano, poi, i capi ispirati a JPG dalle collaborazioni con i coreografi e danzatori Béjart, Chopinot, Preljocaj, oltre che con fotografi e artisti contemporanei: Warhol, Mondino, Roversi, Testino, La Chapelle, Ellen Von Unwerth, ecc.
La mostra, che si dipana tra video di concerti e sfilate, film e opere teatrali, cerca anche di valorizzare l’essenza culturale di Gaultier, la cui maison è da poco passata in mano al gruppo spagnolo Puig, sottolineando la multiculturalità che sottende il lavoro di uno stilista eclettico e immaginifico, genuinamente umano e colto, anticonformista e dotato di una somma apertura nei confronti di ogni nuovo stimolo creativo.
Dopo Montreal la rassegna toccherà Dallas (dal 9 Novembre 2011 al 12 Febbraio 2012) e infine San Francisco (dal 24 Marzo al 12 Agosto 2012).