Zampa d’elefante
Dalla fine degli anni Settanta, il termine “zampa d’elefante” non ci riporta più alla mente gli arti di un imponente pachiderma; piuttosto rievoca le atmosfere psichedeliche di Woodstock e dei suoi hippie.
Ma qual è la storia dell’indumento diventato simbolo della cultura del “mettete dei fiori nei vostri cannoni”?
Le origini di questi pantaloni sono nebulose; la loro prima comparsa fu, molto probabilmente, nei primi anni del diciannovesimo secolo, quando la Marina Militare degli Stati Uniti adottò come divisa dei pantaloni ampi che si allargavano sull’orlo. C’è da precisare però che il tipo di divisa cambiava sensibilmente da nave a nave. La prima testimonianza scritta risale al 1813, quando il commodoro Stephen Decatur redasse una descrizione della divisa dei marinai sulle fregate, dicendo che essi indossavano pantaloni blu che terminavano a campana.
La vera tendenza scoppiò alla fine degli anni Sessanta nel quartiere bohémien di Haight Ashbury a San Francisco, e perpetuò negli anni Settanta, quando i cosiddetti figli dei fiori fecero dei pantaloni a zampa d’elefante il loro idolo. Il movimento hippie si distinse per il suo dress code ben preciso: lunghi capelli al vento domati solo da leggere headbands a circondare la fronte, tuniche con richiami ad elementi naturali, sandali, ma soprattutto i pantaloni a vita bassa, gli hipster, che segnano il fianco lasciando scoperto l’addome e che scendono stretti fino al ginocchio, per poi allargarsi in fondo con la forma che verrà in seguito definita a zampa d’elefante.
Questa passione contagiò entrambi i sessi in tutto il mondo: si diffuse presto oltreoceano nella Londra trasgressiva di Carnaby Street, dove i ragazzi e le ragazze li indossavano abbinati a zeppe vertiginose. Alla fine degli anni Settanta, i pantaloni a zampa, ricoperti da glitter e da lustrini, divennero il simbolo della Disco Music, e furono resi popolari da personaggi del calibro di Cher o degli svedesi Abba. Nel corso degli anni Ottanta passarono di moda, salvo poi suscitare di nuovo l’interesse della moda europea a metà degli anni Novanta.
Questa volta però il taglio cambia, il jeans diventa più stretto e la svasatura meno accentuata, perdendo così la morbidezza che caratterizzava il modello degli anni Settanta.
Dopo il boom degli skinny jeans, il modello a zampa diventa un vero e proprio must have dell’autunno inverno 2011-2012 e, come ogni capo cult che si rispetti, c’è da scommettere che il loro fascino non svanirà mai.