Fausto Sarli: 50 anni di stile italiano
Dopo più di mezzo secolo di attività, ci lascia una delle figure che ha indissolubilmente segnato la storia della sartoria e dell’alta moda made in Italy. Da quando nel ’57 una giuria composta da nomi del calibro di Capucci, Schubert, Veneziani e Marucelli lo dichiarò vincitore di un concorso per giovani talenti, Fausto Sarli ha immaginato e disegnato una donna legata alle geometrie e all’eleganza di un tempo, ma sempre consapevolmente contemporanea.
La precisione delle linee e il fanatismo sartoriale hanno costantemente accompagnato lo stilista partenopeo nell’ambito prima dell’alta moda, poi del prêt-à-porter. La ricerca, la dedizione, l’attenzione al dettaglio sono state le premesse stilistiche e concettuali del suo lavoro, teatrale e sofisticato nell’haute couture, elegante e funzionale in sede commerciale. Tale eclettismo, tale capacità di intuire le diverse esigenze di femminilità ne hanno fatto un designer ambito anche nel mondo cinematografico, non ultimi gli abiti creati per Violante Placido nella famosa fiction televisiva dedicata alla vita di Moana Pozzi.
Una carriera lunga, densa di successi e riconoscimenti, un percorso che gli ha permesso di confrontarsi con alcuni dei più imponenti nomi dell’alta moda internazionale. Ha vissuto gli anni d’oro di questo fantastico mondo e ne ha assaporato anche i momenti più decadenti, da un punto di vista sia creativo sia economico-industriale.
Con la sua filosofia sartoriale, Fausto Sarli ha facilmente conquistato i principali mercati mondiali e si è imposto in Europa, come in America e in Giappone. Dopo un Leone d’Oro ed un Oscar alla carriera, le sue creazioni vengono esposte nel 2002 a Castel dell’Ovo per la mostra “Fausto Sarli 50 anni di stile italiano”. Sicuramente un omaggio da parte della sua città natale, ma soprattutto una legittimazione artistica e storica, che spesso, almeno istituzionalmente, solo le eterne mura di un museo possono conferire.
Siamo fermamente convinti che proprio tali nomi e tali storie dovrebbero rafforzare quella fiducia di cui il nostro Paese ha così tanto bisogno per coltivare la sua moda, a dispetto della dilagante e spesso malsana esterofilia che purtroppo ci contraddistingue.