Garbo ride ancora
Misteriosamente femminile. Eccentricamente elegante. Raffinatamente divina. Greta Garbo. Alla “sfinge svedese”, l’attrice più celebrata di tutti i tempi, la maison Ferragamo ha voluto dedicare una mostra – “Il mistero dello stile” – che, partendo da Milano (dove è visitabile fino al 4 Aprile), arriverà in varie parti del mondo. Oltre 100 modelli tra abiti e accessori, di scena e non, tra cui i sofisticati costumi creati per lei da Adrian, raccontano come è nato il suo mito di donna moderna, emancipata ed irraggiungibile, enigmatica e sofisticata, appassionata e glaciale. Tuttora irresistibile: molti degli articoli esposti saranno infatti riprodotti dallo stesso stilista fiorentino nella linea “Ferragamo Creations”.
La rassegna, ospitata negli spazi della Triennale e già considerata un evento straordinario per tracciare la storia del costume contemporaneo, nasce dalla disponibilità del nipote della Garbo Craig Reisfield a svelare i contenuti degli armadi conservati nell’appartamento newyorkese sulla 52esima strada, dove la “Divina” trascorse gli ultimi anni di vita.
Le sue strade, del resto, si incrociarono presto con quelle della moda, visto che la diciassettenne Greta Lovisa Gustafsson destinata a diventare la Garbo lavorava nel reparto modisteria di un grande magazzino di Stoccolma, quando conobbe il regista Erik Petschler di cui divenne amica. Da lì iniziò la carriera di modella e poi di attrice, favorita anche dall’incontro con un altro regista, Mauritz Stller, che le coniò l’ammaliante nome d’arte entrato poi nella leggenda e, soprattutto, le spalancò le porte di Hollywood. Fu lui, in particolare, a dotare di un guardaroba da sogno quest’affascinante ragazza nata nel 1905 in una famiglia modestissima, a cui da subito raccomandò di alimentare la sua fama col silenzio. E così lei fece, rifiutando interviste e lasciandosi dipingere ora come una mangiauomini ora come dedita ad amori saffici. E intanto, interpretava pellicole entrate nella leggenda prima del cinema muto e poi di quello sonoro (da “La leggenda di Gösta Berling” ad “Anna Christie”, da “Anna Karenina” a “Ninotchka”, quest’ultimo lanciato con lo slogan divenuto celeberrimo “Garbo laughs”). Fino al prematuro ritiro allo scoppiare della seconda guerra mondiale (forse per paura di invecchiare o di dover far fronte ad insuccessi), accompagnato da alcuni anni di vita mondana (vestita dalla stilista americana Valentina e con le scarpe Ferragamo ai piedi), prima del definitivo isolamento nella casa di New York (dove si spense nel 1990).
Dotata del fiuto giusto per intuire i trend, la Garbo sapeva appropriarsene (si vedano il basco del film “La carne e il diavolo” o il pigiama di “Grand Hotel”) e, nello stesso tempo, imporli al bel mondo, tanto che alcuni suoi abiti di scena assursero a vere e proprie icone di stile, simboli di eleganza e classe senza tempo (si pensi ai costosi abiti da sera indossati in film come “Il destino” o “Camille”), fossero anche capi maschili (con tanto di cravatta) o comunque androgini (valga come esempio “La Regina Cristina”).
Chic fino allo sfarzo sulla scena e nella vita pubblica, in quella privata la Garbo fu una donna dai costumi semplici, amante della praticità e del comfort, quindi affezionata a scarpe basse e maglioni comodi, gonne in tweed e cappucci drappeggiati, pantaloni morbidi e camicie svelte. Il plus era dato dalla sua linea infinita, sottile e seducente. E da quel volto unico che le fece meritare il soprannome “The Face”.
Grandissima attrice, Greta Garbo seppe dar vita ai ruoli femminili più diversi: spia e assassina, nobile e cortigiana, innamorata e infedele, femme fatale e angelo, tragica e comica. La mostra “Il mistero dello stile”, che dopo Milano farà tappa a Firenze al Museo Ferragamo fino a Settembre, le rende un degno omaggio, cogliendo la vera essenza di una creatura davvero libera, che Federico Fellini definì “una fata severa, fondatrice di un ordine religioso chiamato cinema”.
Fa piacere che una rassegna come questa, foriera di tante suggestioni culturali e storiche, abbia aperto i battenti a Milano negli stessi giorni in cui a Palazzo Morando, luogo della memoria per eccellenza, veniva inaugurato dal Sindaco Letizia Moratti il nuovo spazio espositivo dedicato a “Costume Moda Immagine”, voluto dal Comune per ospitare le preziose collezioni di abiti, tessuti e accessori in precedenza conservate presso le Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco. Sembra davvero essere questa la via maestra per investire nel futuro della nostra moda dando prova di crederci ancora: un patrimonio da ristudiare per trarne nuovi frutti alla luce dell’estetica del domani. I primi eventi in programma a Palazzo Morando riguardano dipinti e abiti dal Settecento al Novecento, la maison Frette che celebra il suo 150° anniversario, la collezione Mangiameli negli anni ’20 e ’30, la collezione Tirelli tra cinema e teatro. E pure la moda riderà.
Per info sulla mostra consultate il sito http://www.triennale.it/index.php?id=1&tbl=0&idq=468