Virilità in sgargianti bermuda
Voilà, puntuale (più o meno) come sempre, la primavera: i capi pesanti ancora una volta si accingono a far posto a quelli più freschi, le fragranze lievi e brillanti spazzano via quelle sontuose e calde, una nuova luce entra nel guardaroba e… l’uomo alla moda riparte “punto e a capo” (parola di Miuccia Prada), puntando tutto sulla raffinatezza sartoriale, non scevra tuttavia da una buona dose di sportiva (e talvolta bold) praticità. Ecco dunque il maschio della primavera/estate 2013, forte ed elegante, acceso di bagliori mediterranei come un quadro di Guttuso e carico di accessori technicolor, un po’ Italian gigolò, un po’ dandy levantino, un po’ caprese minimal e purista. Il fatto è che a dettar legge sempre più in materia di gusti è il codice estetico dell’Oriente, area geografica dove oggidì si macina la stragrande maggioranza degli utili e dove si continua a coltivare il mito alquanto stereotipato e sovente contradditorio di un Belpaese che non c’è più: W Portofino, W il “gladiatore” cresciuto a pizza e caffè espresso, W la sofisticatezza artigianale, W i colori caldi dell’estate marina.
Così, se Dolce&Gabbana fanno sfilare il macho siciliano purosangue con i calzoni a vita alta (era ora!), le bluse stampate di pupi e le squisite scarpe intrecciate che piacerebbero al Principe di Salina, Donatella Versace lancia in passerella uomini “duri”, muscolosi, che ostentano braccia nerborute all’esterno di giacche senza maniche. “Lady Blonde” conferma il mood atletico anche nelle calzature – sneaker alte – e nei pantaloni, che si riducono a boxer da pugile.
La collezione di Gucci propone tinte “da urlo”, fantasie di fiori a profusione, capi svelti da lupi di mare, mocassini col morsetto e sacche a righe carioca, ma anche vestiti a tre pezzi filanti a matita per maschi del jet-set davvero chic. Anche Zegna e Cavalli mutuano la loro tavolozza dalla natura al risveglio e dall’arte contemporanea, riuscendo a coniugare con classe perizia sartoriale e voglia di casual, in un tripudio di tessuti fluidamente serici. In particolare Roberto Cavalli ribadisce il suo machismo opulento, ipnotico e fascinoso, fatto di meraviglie artigianali e suggestioni carpite al surrealismo.
Superba la moda per la bella stagione presentata da Ermanno Scervino, con giacche trasformiste che diventano camicie, le magliette più semplici filate in cachemere e mohair in colori opachi, lavati, in una parola “vissuti” (in decisa contro-tendenza rispetto al “chiasso” ed al fluo-trend prevalenti nelle altre collezioni): qui tutto ha un’aria di sapiente déja vu, anche se concettualmente nuovo. D’altro canto, l’ottimo Tomas Maier per Bottega Veneta ricrea il pullover, rivelandosi un autentico maestro di stile e sfoderando una prova d’autore degna della più alta accademia. Originali le sue giacche floreali, le felpe scamosciate, per non dire degli accessori destrutturati, in primis le borse da nomadi colti e scanzonati.
Fendi torna al futuro con raffinati accessori pensati per computer e Ipad, ma soprattutto con capi che, pur richiamando tagli e colori d’altri tempi, mirano a uomini-rockstar del presente che prediligono casacche in anguilla optical, spolverini di pitone, tessuti metallici ed acrilici che riflettono la luce come lune vaganti, scarpe con suole trasparenti.
E mentre Etro si fa suggestionare più che mai dalle atmosfere esotiche fragranti di spezie, Miuccia Prada rifugge del tutto da ogni decorativismo per “resettare” il suo stile in nome della linearità e della sottrazione modernista: largo alle canotte crespe in cady di seta, ai cappottini double-face, ai saldali di vernice con i bordi bianchi e borselli in duetto di colori. Come lei la pensa Jil Sander, che mira ad una raffinatezza senza tempo seppur rielaborata, improntata alla misura ed alla simpatia. Giorgio Armani, da par suo, si reinventa una cultura di moda all’insegna dell’urbanità, giocata su capi sportivi comodi, giacche corte in cotone, bluse trasparenti a righe che svelano i pettorali e cardigan nappati abbinati a bermuda d’antan: il playboy del XXI secolo veste così.
In effetti è proprio quest’ultimo capo – il bermuda – uno dei più ricorrenti sulle nostre passerelle (con poche eccezioni, tutte al femminile: Frida Giannini per Gucci, Miuccia Prada e Anna Zegna), declinato in molteplici varianti: dai boxer ai trunk, dai pinocchietti agli shorts. Non propriamente bon ton, a mio modesto parere, anche se ad indossarli è un super-modello statuario; ma si sa che la moda, come la storia, è fatta di corsi e ricorsi, cicli e ricicli.
Altra tendenza che investe quasi tutte le collezioni è quella dello sport, forse sulla scia dei giochi olimpici londinesi e degli Europei di calcio, come testimoniano le ispirazioni di Moncler, Calvin Klein, Dirk Bikkembergs, Trussardi, Corneliani e non solo, che optano per i volumi generosi, l’artigianalità high-tech, il denim, la pelle mixata al tessuto, la leggerezza delle linee e dei materiali per uno stile di vita da spensierato globe-trotter che non deve chiedere mai.
Perché lui è fatto così: spirito libero, cuore elegante, mente proiettata al futuro. Narcisista e sofisticato, bello e impossibile nella sua insostenibile leggerezza dell’essere.