A caccia di bellezza
Tante, in questo mese di dicembre, le occasioni per dilettarsi tra mostre, musei, installazioni, ambienti naturali….a caccia di bellezza.
Un po’ ovunque. A Milano, a Roma, a Firenze…..
Un po’ per tutti i gusti, per soddisfare curiosità impellenti, per assorbire novità stuzzicanti, per portarsi a casa sensazioni inusuali, per conservare nel cuore emozioni che si sedimentano.
L’imbarazzo della scelta ha da sbrigarsi e da mettersi in moto……
-Visto dall’alto assomiglia a una stella a più punte o a un fiocco di neve. Una geometria perfetta e verdissima, affascinante e geniale. È il LABIRINTO DELLA MASONE, immaginato e costruito da Franco Maria Ricci a Fontanellato, nelle terre tra Parma e Piacenza, per dar vita a un sogno coltivato nel tempo -complici i lunghi discorsi tra l’onnivoro editore e lo scrittore argentino Jorge Luis Borges- e cullato nel desiderio di realizzare il più grande dedalo del mondo.
“C’era, sul retro della mia casa milanese, una sorta di hortus conclusus, un giardinetto circondato da alte mura. All’inizio non sapevo che farne; poi, un giorno, un giardiniere giapponese, competente e gentile, mi suggerì di piantarci un boschetto di bambù. Seguii il suo consiglio”……
Che illuminazione da quello spunto!!!!!!
Ed ecco un terreno di sette ettari, un percorso lungo tre chilometri, le elegantissime piante di bambù a perdita d’occhio.
Per perdersi, per ritrovarsi. Per camminare, per sostare.
Per percorrere i suoi inaspettati vialetti che rimandano alla metafora della condizione umana, arzigogolata e complicatissima -ma che ha sempre uno sbocco sicuro-.
Inaugurato nel maggio del 2015, questo “parco culturale” è il frutto di una mente da sempre innamorata del bello e dell’armonia, un dono a chi vi si approccia e ne gusta il sotteso significato.
Negli spazi racchiusi in esso, la biblioteca, il museo, la collezione d’arte personale -circa 500 opere dal ‘500 al ‘900-, il luogo di ristoro, le suite, la cappella dalla forma piramidale a ricordare il labirinto come simbolo di fede.
Meravigliosa da visitare fino a gennaio 2016, in una delle sale preposte alle esposizioni temporanee, la mostra curata da Vittorio Sgarbi dal titolo “Arte e follia”, dedicata ad Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi. Due anime tormentate che qui, con forza e intensità, vengono avvicinate nel loro linguaggio espressivo così unico e particolare.
Una visita vale il viaggio.
LABIRINTO DELLA MASONE
STRADA MASONE, 121
Fontanellato, Parma.
-A Firenze, presso il prezioso “regno” antiquario di Donata Patrussi, appassionata collezionista e ricercatrice di vetri francesi, austriaci, italiani e di complementi d’arredo di varie epoche e di grande gusto -librerie Déco, portariviste a raggera dal peso piuma, lampade Lalique dai bagliori eclatanti, tavolini da fumo evocatori di luoghi di conversazione dove le idee correvano e si moltiplicavano….-, ecco una nuova apparizione.
Qualcosa di inusitato, qualcosa che nasce da un materiale solitamente “snobbato” o a cui non si pensa come “portatore di luce”……..
Ci si ferma per forza nel vedere questo alternativo “verde”.
Sì, un “giardino immaginario”, creato con bottiglie in plastica riciclata dalle varie sfumature di colore, che si mostra con cactus e piante grasse -alcune fiorite di rosso e di arancio- dalla trasparenza perfetta e nitida. Proprio come quella del vetro.
È dalle mani di Dana Camerini, eclettica artista milanese dalle mille sfaccettature -nata come illustratrice di libri per bambini, nota per le sue miniature che, trasformate in spille e ciondoli, ornano, come piccoli capolavori, colli e scolli di raffinate clienti estimatrici dell’“arte da indossare”- che prende vita tutto ciò.
Per chi la conosce, lo stupore davanti alla sua inesauribile creatività è quasi scontato.
E trova sempre nuovo motivo per sorprendersi.
È come se, in quel che fa, ci fosse sempre qualcosa che riesce a “pescare” da uno scrigno segreto racchiuso in lei, sconosciuto ai più, o forse dimenticato per un po’…..
Un ritrovare freschezza nelle cose passate e in quelle quotidiane, un accostamento tra l’aspetto ludico -ricco di gaiezza e di divertimento- e quello rigoroso -ricco di precisione e di tempo dedicato-.
“Un mondo, il suo, fatto di sensibilità, curiosità, amore per la natura e per l’arte”, dice lei.
Un mondo fatto per raggiungere la mente di chi ha la fortuna di incontrare la sua originale grazia, diciamo noi.
Dana Camerini: MANI E CUORE D’ARTISTA, un giardino immaginario.
Firenze, via Matteo Palmieri, 28/29 r
Dal 6 al 24 dicembre 2015
-“Ogni città nel suo genere è indimenticabile. Tuttavia, se mi chiedete quale preferisco, direi Roma….”
Questo omaggio alla “città eterna” reso da Audrey Hepburn in una delle tante dichiarazioni d’amore per essa -che la ospitò dagli anni ’50 agli anni ’70- ci fa porre l’attenzione sulla riapertura dopo il restauro della “Dolce Vita Gallery”, lo spazio espositivo romano tutto dedicato alla fotografia e al collezionismo di pezzi iconici di quel felice periodo tra gli anni ’50 e ’60 che tanto diede all’Italia e al resto del mondo.
Il cinema, la moda, il fascino dei paesaggi a far da sfondo alla bellezza e all’eleganza sono resi vivi e visibili da più di cento scatti -la maggior parte dei quali realizzata dal “maestro” Marcello Geppetti– disposti in un’area di circa 150 metri quadri.
L’incontro/scontro tra dive e paparazzi, abiti e inquadrature, corse e rincorse -sulle “Vespe” o sulle “cromatissime spider”-.
Una vita che, oltre ad essere “dolce” era in continuo fermento e in progressivo divenire.
Quelle belle teste cotonate che non si scomponevano mai, quelle gonne a corolla che non necessitavano di ferro da stiro, quei pantaloni al malleolo che donavano proprio a tutte.
Quei guanti che toglievano nudità alle braccia, quei corpetti che sottolineavano le forme in modo garbato, quei colori delicati che, senza sfarzo, esaltavano la naturalezza dei tratti.
Una gioia di stare al mondo che trapelava dai sorrisi, che traboccava dai bicchieri, che trasudava dalla luminosità dell’incarnato.
Una classe che si distingueva per la sua mancanza di eccessi, ma anche per quella punta di eccentricità che rendeva tutto lieve e fresco.
Una miscellanea di inafferrabilità e di sicurezza che oggi risulta difficile decifrare e che si vorrebbe reiterare, pur sapendo che quel modo di allora nell’andare incontro alla vita risulta ineguagliabile.
Accontentiamoci di osservarne le tracce attraverso le belle immagini esposte e -chissà mai- di cogliere da esse un segreto messaggio da tramandare.
DOLCE VITA GALLERY
Via Palermo, 41
Roma
A Milano, gli eventi si affastellano e si sovrappongono.
Le occasioni da afferrare sono molteplici e tutte interessanti.
Proviamo a mettere una crocetta ora qui, ora là…..senza velleità di elencarne troppe e ….di dilungarci troppo…….
-Imperdibili le due mostre di arte contemporanea in corso nei maestosi spazi dell’Hangar Bicocca:
“Hypothesis” di Philippe Parreno e “Space Shuttle in the Garden” di Petrit Halilaj.
La prima, un’antologica dedicata all’artista francese che ha reinventato il concetto di mostra “creando un’esperienza inedita dello spazio espositivo in cui una serie di eventi si svolgono in successione tra loro, come se fossero organizzati seguendo una coreografia”.
Luci, suoni, immagini e ombre stregano e isolano creando un’atmosfera che “ruota” intorno agli astanti.
Al centro del suo intento la bellezza delle relazioni, la solidarietà, il team.
Una forma di narrazione aperta -una mostra “vivente”- in cui dialogano strumenti e personaggi, luci intermittenti e buio assoluto.
La seconda, dedicata a uno dei più promettenti artisti giovani del nostro tempo, racconta un viaggio.
Un viaggio in cui entra il trascorrere del tempo, il valore delle tradizioni, la gioia della scoperta a partire dalle radici.
Petrit Halilaj, nato nel 1986 in Kosovo e vissuto in Italia e in Germania, traccia la sua storia in modo viscerale e, con l’aiuto del passato come punto di partenza, “evoca mondi personali e utopici” e “crea paesaggi immaginari e racconti fantastici che coniugano realtà e finzione”.
La casa, la condivisione, la famiglia. La memoria, i ricordi palpabili -uno “shuttle” in legno costruito dai fratelli e dal padre in cui galline “vere” si trasferiscono quando fa buio e i monili della madre ingigantiti a dismisura!-, i disegni di lui fanciullo, il filmato di una campagna bucolica e innocente dove le farfalle -non ancora ferite dalla guerra- volano felici.
HYPOTESIS
HANGAR BICOCCA
Via Chiese, 2
Milano (fino al 14 Febbraio 2016)
SPACE SHUTTLE IN THE GARDEN
IDEM (fino al 13 marzo 2016)
-Impossibile non recarsi nel poliedrico spazio milanese di Rossana Orlandi, in via Matteo Bandello, 14.
Galleria d’Arte, insolito Store, antro di “amena” perdizione, “luogo di culto di un design che confonde vintage e contemporaneo”.
Qui una cascata di stili e di emozioni si mischia e si delinea. Qui nuovi talenti vengono incoraggiati e promossi. Qui la personalità spiccata di una donna di grande stile trova casa e induce a sognare.
E proprio “qui” è in corso -fino a Natale- la frequentatissima mostra FRONTEVERSISMO di Giuseppe Siniscalchi.
Quadri e disegni “fronteretro” di un colto personaggio che, appassionato da sempre di pittura e di diritto -è un noto avvocato milanese!-, ha ideato una inedita tecnica pittorica che prevede una visione “globale” della tela. Ogni parte, ogni angolo, ogni punto è toccato dal suo tratto e contiene in sé anche quel che l’occhio non percepisce.
“Pensate a cosa ci consente di essere quel che siamo. È solo grazie al nostro interno invisibile nel fronte che possiamo esistere, vivere, provare emozioni ecc. Sono convinto che anche il dipinto deve avere cuore ed anima, parti invisibili nel fronte ma certamente esistenti e vitali”, leggiamo nel libro “Fronteversismo” scritto per divulgare il suo dotto e profondo pensiero rivolto “alla costruzione di un mondo migliore e di pace”.
Ne scaturiscono opere luminosissime, palpitanti, positive.
Gialli solari e “pieni” si accostano a blu fitti e “cosmici”. Figure pensierose e assorte si stagliano di fronte a cieli pieni di stelle. Valori fondanti come l’umiltà al cospetto della natura e la fede come punto centrale dell’esistere si percepiscono e si trasformano in carezze.
Molti i consensi da parte di critici d’arte di elevato spessore e molti i riconoscimenti in Italia e all’estero.
Un’esperienza affascinante che persiste e crea moti nell’anima, che muove pensieri e lascia incisivo segno. Il cammino di ritorno conserva la scia di una sua affermazione degna di essere citata: “È l’invisibile che ci rende immortali”.
Che meraviglia!
FRONTEVERSISMO
Giuseppe Siniscalchi.
Galleria Rossana Orlandi
Via Matteo Bandello, 14
Milano
-Imperdonabile una mancata visita alla mostra mercato “À LA RECHERCHE DU STYLE PERDU” che l’Arabesque, nella sua cornice raffinata e unica di Largo Augusto 10 a Milano, tiene in serbo per gli amanti della “bellezza che non cede le armi al tempo” fino al 31 dicembre 2015. Bijoux d’antan -dagli anni ’20 ai ’60- introvabili e ricercatissimi si offrono allo sguardo e al desiderio di consapevoli intenditori.
Firme storiche come Chanel, Napier, Du Jay, Dior…..a garantirne il pregio.
Pezzi di nobile fattura “da indossare, amare e conservare nel tempo”, come sostiene Chichi Meroni, sofisticata e preparatissima padrona di casa.
-E ancora -fino al 30 gennaio 2016 in Via Sant’Andrea 17 a Milano- la ricchezza di un’azienda storica -la Restelli guanti– che ha fatto del proprio prodotto una delle eccellenze italiane amate in tutto il mondo e che si palesa in modo mirato in un Temporary Shop inaugurato da poco. “Oggetti” nati fin dal 1920 da una solida tradizione per proteggere, confortare, riscaldare; materiali di altissima qualità per sottolinearne la cura.
Momenti di intrattenimento digitale, nell’area espositiva: sfondi innevati e paesaggi alpini magici che si affiancano al candido Duomo…..
Per finire…..tappa milanese obbligata a Palazzo Marino, in Piazza della Scala.
Fino al 10 gennaio 2016, ci aspetta “L’adorazione” di Rubens. Il capolavoro dell’artista fiammingo -proveniente dalla Pinacoteca Civica di Fermo e visitabile ora nella Sala Alessi del Comune- ci mette di fronte alla forza e alla magnificenza del messaggio natalizio. Preludio della grande mostra che si terrà a Palazzo Reale a Milano nell’autunno 2016, l’imponente tela, con le sue vibranti pennellate che rimandano a certi quadri di Tiziano, di Caravaggio e di Correggio, ci interroga e ci ammalia.
La luce emanata dal Bambino non può che abbracciarci, come è giusto che sia. E la nota gentilezza del grande pittore, così benvoluto da tutti per la sua generosità e il suo garbo, arriva a noi intatta attraverso questo suo portento di beltà.
Affrettiamoci, dunque!
Perché, come dice Ennio Flaiano, “I capolavori hanno i minuti contati”…..