I gioielli della Traviata del San Carlo
Milano sceglie Wagner, e Napoli la precede di 2 giorni nel dare inizio alla stagione lirica del Teatro S. Carlo. Nel bicentenario della nascita dei due musicisti Milano tradisce il suo Verdi e mette in scena il Lohengrin il 7 dicembre nel tradizionale giorno di apertura della Stagione Lirica. Lascia quindi il campo al S. Carlo per rappresentare il 5 dicembre La Traviata. L’opera, l’ultima della “trilogia popolare” verdiana, è ispirata a “L dame aux camélias” di Alexandre Dumas figlio, che a sua volta ricorre ad una vicenda realmente accaduta di una giovane e famosa cortigiana di Parigi dell’epoca di Luigi Filippo, Alphonsine Plessis che mori anche lei di tisi giovanissima. Verdi assiste a Parigi alla rappresentazione dell’opera di Dumas ed è una folgorazione; decide che quello sarà il soggetto della sua prossima opera per La Fenice di Venezia. Il melodramma debutta nel 1853 alla Fenice di Venezia, rivelandosi un clamoroso fiasco; il pubblico non apprezzò l’ambientazione contemporanea e neppure il soggetto decisamente scandaloso. Verdi stesso ne aveva preannunciato l’insuccesso perché giudicava i cantanti inadatti. Ma dopo pochi mesi, l’opera, ambientata nel ‘700 raccoglie il consenso della platea, consacrandosi come uno dei capolavori verdiani. Le esecuzioni successive consacrano la Traviata come uno dei capolavori dell’autore e una delle opere liriche più amate dal pubblico.
L‘opera rappresentata al S. Carlo con la regia di Ferzan Özpetek, al suo secondo lavoro nella lirica, ha fortemente subito nell’ambientazione la mano del regista italo-turco: una Parigi di inizio novecento orientaleggiante, e sensuale nelle scene del premio Oscar Dante Ferretti e nei costumi di Alessandro Lai. A dirigere l’Orchestra uno degli astri nascenti della lirica contemporanea: Michele Mariotti, Oscar della Lirica 2012, Violetta è Carmen Giannattasio, mentre nel ruolo di Alfredo, il tenore Saimir Pirgu, altra giovane rivelazione della lirica. Il baritono Vladimir Stoyanov, già più volte applaudito al San Carlo, è infine, Giorgio Germont.
Le pagine di Imore si accostano a questo evento per segnalare che i gioielli di Violetta sono gioielli veri, originali, realizzati dal designer orafo Gianni De Benedittis che ha in pieno assecondato le scelte del regista.
Una esuberante e lunga collana a più fili, realizzata con peridòti e tormaline, che accoglie un centrale in argento brunito con quarzi verdi ha tutto un sapore di Belle Epoque. Violetta inoltre esibisce due bellissimi anelli in oro rosé e diamanti, con radici di zaffìro e radici di smeraldo. L’anello Luna e stella (Ay Yıldız), una falce di luna e una stella a cinque punte in oro rosé e bianco, con pavé di diamanti, è l’omaggio al regista di origine turca che ci è sembrato dissonante con lo svolgimento del racconto: la stella, una volta tolto l’anello dal dito, ruota di novanta gradi per divenire ciondolo nel ricostituito simbolo della bandiera turca. Una nuova prova per il designer della sua abilità a creare gioielli in movimento. Ed ancora spille in argento e quarzo.