Pura e intatta bellezza
Pochi giorni fa, a Torino esattamente, si sono svolti i festeggiamenti per il “compleanno” di un’automobile che ha visto la luce nel 1936, ben 80 anni fa……..
Stiamo parlando della Fiat Topolino, quella piccola vettura dal profilo morbidamente inconfondibile e dall’identità così precisamente inimitabile che, nata allora per esigenze molteplici e trasversali -fu la prima macchina “per tutti” e un’indiscussa protagonista nel processo di ricostruzione dell’Italia-, conserva ancora oggi un fascino particolare che fa di essa oggetto caro e degno di desiderio per collezionisti di mitiche auto storiche.
Quasi 300 equipaggi provenienti da tutta Europa per far battere il cuore di molti -nel loro generoso mostrarsi- sull’onda di struggenti “Amarcord”.
Di molti, dicevamo.
Anche del mio…….e vi spiegherò il perché………
Fu nel 1955 che mio padre acquistò quella autovettura dal nome così curioso e accattivante.
Forse nella tarda primavera o all’inizio dell’estate. Da lì a poco -esattamente a dicembre- lui e mia madre si sarebbero sposati e un’automobile era dunque la giusta conquista per due giovani che si apprestavano a intraprendere il viaggio più avventuroso della loro vita, vale a dire il matrimonio.
Prima di giungere alla fatidica data delle nozze, la Topolino li aveva portati a conoscere i bellissimi luoghi lacustri e montani vicini a Milano, le dolci colline della Brianza, le zone pianeggianti della campagna lodigiana dove poter sostare per un pic-nic a base di prelibatezze semplici ma gustose da condividere con gli amici e i cugini, compagni inseparabili di quelle piacevoli scorribande domenicali fuoriporta.
Mi piace immaginare i loro discorsi tra risate e spensieratezza, tra scherzi e progetti, tra voglia di vivere e fiducia nel futuro.
Sei mesi volati in questo modo, fino a giungere al giorno del sì. Finalmente marito e moglie. Finalmente sposi.
Via! Mio padre al volante, mia madre accanto a lui. Via! Alla volta della Liguria e della Costa Azzurra, mete prescelte per la loro Luna di Miele. Il sole, appena passato il Turchino. Il sole e tanta felicità, ad attenderli.
La scoperta, durante il successivo e caldissimo mese di luglio, di essere in attesa di un bambino/a; la trepidazione di sapere che sarebbe nato/a a marzo, con l’arrivo delle rondini; la prudenza di mio padre nel guidare, con lei diventata più fragile e delicata. Ma nulla a fermare la loro curiosità di scovare nuovi angoli e nuovi paesaggi dove poter trascorrere momenti ludici e rasserenanti.
Ed ecco una foto tra le mie mani a testimonianza di uno di quei preziosi attimi. Un’immagine così perfetta e viva da sembrare un ritratto.
Sono loro due, con la loro Topolino (lui, con quel gilet a V portato con sobria eleganza sopra una chiara camicia dalle maniche rimboccate e su quei pantaloni dalle pinces in evidenza secondo i canoni dell’epoca; lei, con quella blusa candida e stiratissima dall’apparente aspetto traforato -o forse con piccoli pois in rilievo- sopra una gonna a ruota dal tessuto corposo di cui sembra poterne percepire il profumo di colonia e la croccantezza). Sono loro due, dicevamo, ma……ci sono anch’io…….
Sì, nel grembo di mia madre, ancora in divenire, appena abbozzata…..ma ci sono anch’io, in quell’agosto del 1956.
Il suono ritmico del clacson nell’affrontare le curve probabilmente mi ha cullata. Il ronzio del motore coi suoi giri cadenzati certamente mi ha fatto da ninna-nanna. Il timbro delle loro gioiose e sempre più familiari voci sicuramente mi ha confortata e mi ha profondamente insegnato fin da allora ad amarli.
Che meraviglia, acquistarne consapevolezza!
Che emozione, acquisirne il valore!
Che grazia, incarnarne il ricordo!