Sposi nel tempo
Le prime unioni tra uomini e donne sono riconducibili all’epoca preistorica, ma tali relazioni non sono circoscrivibili nell’ambito familiare vero e proprio, per questo bisogna attendere il matrimonio nell’antico Egitto. Per gli egiziani la famiglia ricopriva un ruolo fondamentale ed era la sola realizzazione completa per gli uomini e le donne, erano liberi di scegliersi e le femmine godevano di pari dignità dei maschi. Il matrimonio era una festa molto semplice, la sposa indossava una lunga tunica di sottilissimo lino ricoperta da una sopraveste trasparente, in testa era ornata da parrucche, acconciature con fiori e fermagli, o fazzoletti piegati dietro le orecchie.
Le donne nell’antica Grecia avevano invece un ruolo molto più limitato all’interno della famiglia e della società, soprattutto ad Atene le mogli avevano come unico compito la procreazione di eredi ed erano destinate ai futuri mariti già in tenera età senza possibilità di scelta. Un po’ più libertine le donne di Sparta, erano padrone della loro dote e trascorrevano la gioventù praticando le arti preferite. La veste matrimoniale greca era molto semplice, il peplo per gli uomini e una veste più lunga, il chitone, per le donne, con un mantello drappeggiato sopra.
Successivamente le donne romane vestirono per lo più similmente alle greche con una tunica candida, simbolo di illibatezza, fermata da un nodo che poteva essere sciolto solo dallo sposo, spesso ornate sul capo da un velo rosso e una corona di fiori. Anch’esse promesse spose dal padre senza possibilità di scelta, perdevano l’amministrazione dei beni avuti in dote dopo il matrimonio; molto frequente però nell’antica Roma era il divorzio, uomini e donne si sposavano anche cinque o sei volte.
Nel 1184 il cambiamento, l’evoluzione del matrimonio da rito civile d’appannaggio dell’impero a sacramento religioso, venne infatti riconosciuto dalla chiesa cattolica di Roma come uno dei sette sacramenti. Nella società medievale le nozze acquisirono quindi come compito principale quello di assicurare nascite; durante la cerimonia la donna passava da proprietà del padre al marito e doveva amare e rispettare lo sposo dimostrandosi sempre gentile e affettuosa, festeggiandolo ad ogni suo ritorno, sottomessa alla sua volontà e con libertà pressoché nulla. I vestiti nuziali femminili erano molto colorati, perché sarebbero stati usati anche a feste successive, spesso veniva usato il rosso in quanto ritenuto propiziatorio alla nascita, e pesanti per riparare dal freddo. Nel tardo Medioevo comparirono i primi capi che poi diventarono tradizionali come le brache, il farsetto, i calzoni di maglia e i berretti delle più svariate forme per gli uomini, e abiti lunghi con scollatura rotonda ornati da sopraveste colorata senza maniche per le donne.
Dopo la rivoluzione francese fu lanciata la cosiddetta linea ad impero da Giuseppina Bonaparte, abito con bustino a vita alta da cui scende la gonna; da allora il vestito da sposa inizia a prendere sempre più importanza, con la regina Vittoria nasce lo stile che prende il suo nome, l’abito vittoriano ha un’ampia gonna con strascico sotto ad un aderente corpetto. Per tutto l’800 e ‘900 le spose seguirono poi per l’abito del matrimonio quelle che erano anche le mode per gli abiti da sera, fino ad arrivare agli anni trenta del XX secolo quando si affermò l’idea di vestito da sposa come la intendiamo oggi: bianco, con lungo strascico, velo e un bouquet di fiori.
Ma non tutto il mondo è paese, in India le spose sono ancora promesse da bambine e i colori degli abiti per le nozze sono il giallo e il rosso; in Giappone le ragazze di 25 anni spediscono schede personali a parenti ed amici per essere contattate da ragazzi che cercano moglie, gli abiti degli sposi sono kimoni fastosi; in Cina l’abito da sposa è rosso, perché in Oriente il bianco si usa per il lutto.
Che sia bianco, rosso, rosa o addirittura nero, ogni bambina ha ancora il diritto di sognare il suo abito da sposa, sperando che il sogno possa diventare realtà.